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Podemos e Ciudadanos non preoccupano i mercati

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LE ELEZIONI IN SPAGNA

Podemos e Ciudadanos non preoccupano i mercati

Fino a qualche mese fa sembravano un crocevia imprescindibile, non soltanto per la Spagna, ma anche per la tenuta della stessa Eurozona e dei suoi mercati finanziari. Le elezioni politiche iberiche che si tengono oggi sembrano però essere passate in secondo piano, almeno agli occhi degli investitori: depotenziate o disinnescate da una serie di fattori che comprendono da una parte gli sviluppi della crisi greca dopo l'estate, dall'altra le manovre delle banche centrali (Fed e Bce) e il crollo del prezzo del petrolio, temi che hanno preso il sopravvento nelle agende dei trader.

Ma il fatto che il risultato delle urne spagnole sia tornato una questione più locale che globale non significa che qualche riflesso sui listini non possa esserci ugualmente, a maggior ragione in caso di esito sorprendente. Da tempo infatti il mercato ha inglobato la crescente dose di incertezza politica che potrebbe scaturire da un parlamento senza maggioranza assoluta, né da parte del Partito popolare (Ppe) nè dai socialisti (Psoe), e dall'ascesa di due forze emergenti e sotto certi aspetti anti-sistema come Podemos e i liberali di Ciudadanos. Lo ha fatto penalizzando sistematicamente gli asset spagnoli rispetto al resto d'Europa: il rendimento dei titoli di Stato si è riportato sopra quello italiano (da sempre metro di paragone), mentre l'indice azionario Ibex di Madrid è l'unico fra i grandi dell'Eurozona in perdita da inizio anno.

Nelle ultime settimane però la pressione si è un po' affievolita, tanto che lo spread BTp/Bonos, tanto per fare un esempio, si è di nuovo ridotto da quasi 30 a meno di 10 punti base. Certo, le tensioni legate al referendum catalano (altra questione rilevante) si sono allentate, ma è anche vero che gli investitori sembrano essersi fatti i conti e aver preso le misure con i possibili scenari. Quello ritenuto più probabile sulla base dei sondaggi più recenti, una vittoria del Pp di Mariano Rajoy senza però conservare l'attuale maggioranza assoluta, è infatti secondo gli analisti di Ig già scontato da tempo.

La vera sorpresa positiva, per gli investitori, potrebbe riservarla un successo più netto dei Popolari, tale da far conservare loro il controllo del congresso dei deputati: un segnale di stabilità che il mercato saluterebbe in modo positivo favorendo la Borsa di Madrid rispetto alle concorrenti. Viceversa, una situazione complessa con i 4 principali partiti molto vicini, l'impossibilità di creare coalizioni di governo e quindi l'impasse politico avrebbe effetti negativi «che potrebbero portare lo spread Italia-Spagna verso i minimi del 2013, in area -40 punti base», sottolineano Filippo Diodovich e Vincenzo Longo di Ig.

Queste ultime due ipotesi sembrano però avere una probabilità ridotta di avverarsi quest'oggi (10% l'affermazione totale del Pp e 20% quello dell'ingovernabilità sempre secondo Ig), ben inferiore alla vittoria «parziale» di Rajoy (60%, mentre un 10% residuo va a un eventuale successo del Psoe sempre senza maggioranza assoluta). Il gioco delle alleanze, in ogni caso, è destinato ad avere un ruolo rilevante e la più gettonata è quella fra il Pp e Ciudadanos, coalizione che secondo gli analisti di Rbs avrebbe addirittura una chance del 72% di andare in porto.

Ciò che è certo è che se la prova della formazione di un governo dovesse essere superata indenne in tempi rapidi, per la Borsa di Madrid e per i Bonos si aprirebbero prospettive interessanti, perché c'è il sospetto che il mercato abbia penalizzato eccessivamente il rischio politico nel Paese nei mesi scorsi. «La ripresa iberica - conferma Alberto Gallo di Rbs - è fra le più sostenute in Europa e anche sulla base delle valutazioni continuiamo a preferire gli asset del Paese, anche se occorre fare attenzione alle società fortemente esposte ai Paesi emergenti come Santander o Telefonica». L'autunno della Spagna potrebbe essere davvero vicino alla fine.

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