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Eni, vertice a Roma con la libica Noc

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Eni, vertice a Roma con la libica Noc

Faccia a faccia ieri, a Roma, tra l'ad di Eni, Claudio Descalzi, e il presidente della compagnia petrolifera di Stato libica National Oil Corporation (Noc), Mustafa Sanalla. Sul tavolo: le prospettive di sviluppo del settore petrolifero nel paese dove Eni è presente dal 1959 con un livello di produzione attuale pari a 300mila barili di olio equivalente al giorno. L'incontro è servito altresì a rinsaldare i rapporti tra le società, legate da una lunga partnership che fa del gruppo italiano il maggiore produttore di idrocarburi straniero in tutte le regioni della Libia.

Il confronto non poteva non toccare poi il tema della situazione generale del paese e della recente firma dell'accordo promosso dalle Nazioni Unite per favorire il processo di stabilizzazione della Libia e salutato con soddisfazione da Descalzi e Sanalla. «La National Oil Corporation, il cui ruolo è riconosciuto dalla comunità internazionale è da sempre il nostro interlocutore in Libia - ha spiegato Descalzi -. Questa società ha fatto un enorme sforzo per l'unità del Paese. È riuscita in anni difficili a sostenere e sviluppare il settore energetico in tutta la Libia. Per questo motivo - ha aggiunto - vogliamo dare un riconoscimento alla professionalità, al grande impegno operativo e al sacrificio che Noc ha saputo esprimere in un periodo di così complessa e profonda trasformazione del paese». Sulla stessa lunghezza d'onda anche Sanalla: «Noc ha lavorato duramente per proteggere le risorse minerarie dello Stato e garantire benefici a tutto il popolo libico, nonostante il contesto di instabilità. Sono molto soddisfatto che la collaborazione con un partner così importante per noi come Eni sia proseguita senza interruzioni».

Le attività di Eni in Libia, come si ricorderà, sono concentrate prevalentemente nell'area occidentale nei giacimenti offshore Bahr Essalam (che, attraverso la piattaforma di Sabratha, garantisce l'approvvigionamento di gas al centro di trattamento di Mellitah che lo convoglia poi al gasdotto Greenstream per l'esportazione verso l'Italia) e Bouri (petrolio), e nei giacimenti onshore di Wafa (gas e petrolio) ed Elephant (petrolio). Per quanto riguarda l'area orientale, il riferimento è il campo di Abu Attifel (petrolio), ma le attività su questo fronte sono ormai ferme da oltre due anni. I flussi di gas verso l'Italia attraverso il Greenstream sono invece regolari e, come ribadito più volte dai vertici del gruppo, la produzione non ha subito forti scossoni nonostante la situazione di profonda incertezza politica. «Posso parlare dal punto di vista della produzione, non del paese - aveva detto Descalzi a metà dicembre intervenendo al Forum sul Mediterraneo - la nostra produzione è soprattutto di gas. La necessità interna è crescente. Questa crescita di domanda della Libia significa che la popolazione usa il gas, c'è un uso domestico e industriale e questo è positivo. Noi non non stiamo riducendo la produzione di gas - aveva concluso - ma stiamo producendo sempre di più».

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