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Senza evasione la Rai sarebbe leader

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Senza evasione la Rai sarebbe leader

  • –Antonella Olivieri

R&S-Mediobanca fa i conti col settore radio-tv che, con un giro d’affari complessivo di 8,5 miliardi, rappresenta lo 0,5% del Pil. Se si guarda agli ultimi cinque anni il contesto è in contrazione, ma nel 2014 si colgono segnali di ripresa, con le dovute differenziazioni.

I ricavi

Prendendo in considerazione i primi cinque operatori tv italiani - Mediaset, Sky, Rai, Discovery e La7 - i ricavi aggregati registrano una flessione del 13% nei cinque anni che vanno dal 2010 al 2014: a incidere soprattutto la caduta della raccolta pubblicitaria (-21,7%). Nel 2014 il calo dei ricavi rallenta a -2,7%, rispetto al -3,9% del 2013 e al -6,9% del 2012, ma a pesare sul dato aggregato è la voce “canone Rai” - che segna un -9,5% - perchè al contrario pubblicità (+0,2%) e abbonamenti/pay per view (+0,1%), seppur di poco, mostrano una variazione positiva.

La principale fonte di incassi per il sistema televisivo è ancora la pubblicità, che nel 2014 contribuiva al 40,8% del fatturato aggregato (anche se molto meno del 45,3% del 2010). Un terzo (il 33,7%) viene dai servizi a pagamento (in crescita dal 28,8% di cinque anni prima), mentre il canone Rai pesa per il 17,8% (16,4% nel 2010).

Guardando ai singoli operatori, nel 2014 l’unica tv ad aver aumentato il fatturato (+15,3%) è Discovery. Mediaset si è tenuta sostanzialmente in linea con l’anno precedente (+0,5%), grazie però alla Spagna (+9,8%) che ha compensato il calo dell’Italia (-3%): Mediaset Espana è al primo posto per quota d’ascolto con uno share medio del 32,9%. In flessione tutti gli altri: Rai (-7,4%), La7 (-3,5%), e Sky (-3% sul bilancio chiuso al 30 giugno 2015). Allargando il campo agli ultimi cinque anni, si nota che la contrazione dei ricavi è stata più severa per Mediaset - con una caduta del 20,7% che riflette il -27,6% dell’Italia e il +2,4% della Spagna - rispetto alla Rai, che nello stesso periodo ha visto il giro d’affari restringersi del 16,5%. Lo sviluppo della pay-tv - introiti +14,1% in cinque anni, da 474 a 541 milioni - non è stato sufficiente quindi per compensare il ridimensionamento del business tradizionale nel gruppo della famiglia Berlusconi.

L’emittente pubblica ha sofferto però più delle tv private della crisi del mercato pubblicitario, con -34,4% rispetto al 2010 (-32,9% la tv, -51,2% la radio) che si confronta con il -23,1% del Biscione e il -19,8% della pay-tv del gruppo Murdoch, per la quale però la pubblicità rappresenta meno dell’8% dei ricavi. Unica eccezione La7, che ha aumentato la raccolta pubblicitaria del 4,1%.

Utili & perdite

Perdite aggregate di 319 milioni in cinque anni, ma il 2014 riporta l’utile con 90 milioni. Nel periodo la Rai ha accumulato perdite nette per 287 milioni: si salva il 2014 che, grazie alla plusvalenza realizzata sul collocamento in Borsa di Raiway, chiude con 47 milioni di profitti. Peggio ha fatto solo La7 con 444 milioni di rosso in cinque anni. Sul lato opposto Mediaset che, dal 2010 al 2014, ha prodotto utili per 323 milioni. È però Discovery l’emittente più redditizia, con un margine operativo netto dell’11,5%, raddoppiato dal 2011.

Debito & patrimonio

Rapporto debito/capitale netto in miglioramento dal 65,1% del 2010 al 56,8% del 2014. Si discosta la Rai, che nel periodo, a causa delle perdite, ha ridotto il capitale netto del 25% da 531 a 398 milioni, e ha aumentato i debiti da 153 a 445 milioni. Anche Mediaset ha visto scendere i mezzi propri - da 3.435 a 3.046 milioni per la distribuzione di dividendi superiore agli utili realizzati - ma anche il debito (da 1.822 a 1.371 milioni). Di conseguenza, la situazione patrimoniale dell’emittente statale è peggiorata, con un rapporto debito/mezzi propri passato dal 28,8% all’111,8%, mentre per il Biscione il ratio è migliorato dal 53% al 45%.

Lo share

Nel 2014 gli italiani sono rimasti incollati al video mediamente per 5 ore e 20 minuti al giorno: un dato in crescita (dell’1%) per la prima volta dopo sette anni. Rai 1 è il canale più seguito (17,3%), davanti a Canale 5 (15,2%) e Rai 3 (6,7%). Nell’arco dei cinque anni l’unica tv ad avere aumentato lo share (+0,6 punti) è stata La7. Nel settore delle radio primo è il gruppo Finelco (13%), davanti alla Rai (11,3%) e all’Espresso (11%).

Il canone Rai

Il canone Rai è il più basso nel panorama europeo: i 113,5 euro annui si confrontano con i 113 della Francia, i 175,3 del Regno unito e i 215,8 della Germania. Ma il tasso di evasione, con il 30,5% che equivale a circa 600 milioni di mancati introiti, è da primato e si confronta con il 5% di Uk e l’1% di Germania e Francia. Se il tasso di evasione si allineasse al 5% della Francia, i ricavi complessivi della Rai salirebbero a 2,9 miliardi, facendo del gruppo il leader italiano (davanti a Mediaset, se si esclude la Spagna). Dalla contabilità separata della Rai emerge nel 2014 un deficit netto di 167 milioni, quale sbilancio tra introiti da canone e costi del servizio pubblico: 2,5 miliardi di deficit cumulato in dieci anni. Come audience, però, Rai con 39,3% in prima serata è davanti al 31,5% di Bbc e France Télévisions e al 27,6% delle tv pubbliche tedesche.

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