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Popolare Vicenza esce da Save

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Popolare Vicenza esce da Save

  • –Laura Galvagni

Marco Polo Holding ha rilevato l’8,75% di Save dalla Banca Popolare di Vicenza e Finint è salita, considerate anche le quote detenute direttamente o attraverso altre controllate, al 59,6% dello scalo veneziano rinsaldando un presa che già si era consolidata nelle scorse settimane grazie alla distribuzione del 5% di azioni proprie deliberata dall’assemblea del 9 dicembre scorso.

L’operazione ha un controvalore di 63,4 milioni di euro e rappresenta per la Popolare vicentina un tassello del più ampio piano di rafforzamento patrimoniale varato dall’istituto. La transazione garantisce infatti alla banca una plusvalenza di circa 16,7 milioni che avrà un impatto positivo sui coefficienti patrimoniali pari a 7 punti base sul Core Tier 1 Ratio e 6 punti base sul Total Capital Ratio. L’accordo, d’altra parte, si è chiuso a un prezzo di 13,09 euro a titolo (ieri Save ha archiviato le contrattazioni in rialzo dello 0,62% a 12,94 euro). Valore per certi aspetti inferiore a quanto pagato dalla Popolare di Vicenza nel settembre del 2013 quando l’istituto, guidato all’epoca da Giovanni Zonin, decise di scendere in campo per arrotondare sensibilmente la presenza nel capitale dello scalo salendo fino all’8,26% della società. L’ascesa si realizzò in una fase assai delicata per il gruppo aeroportuale oggetto, in quel momento, di un acceso confronto per il controllo. Il fondo Amber, partendo dal 12% acquistato dal Comune di Venezia, che oggi detiene oltre il 20% del capitale, era appena salito al 17% e aveva da qualche tempo avviato una dura campagna contro i vertici e gli azionisti della Save. L’intervento della banca, dunque, fu certamente un passaggio chiave per la ridefinizione di un nuovo equilibrio azionario. Ma di certo non avvenne a prezzi di saldo. L’istituto, seppure solo per una parte del pacchetto, arrivò a versare fino a 14,15 euro a titolo, il che comportò un investimento complessivo che fu valutato attorno a 36 milioni. A garantire la plusvalenza, quindi, avrebbero contribuito le azioni storiche detenute nell’aeroporto di Venezia.

Detto ciò, per la Popolare di Vicenza la cessione, avvenuta peraltro in tempi piuttosto rapidi, è sicuramente una buona notizia tanto più perché arriva dopo la valorizzazione del 10% dell’Istituto centrale delle banche popolari che ha permesso un incasso di 216 milioni e una plusvalenza di 165 milioni. Tutti denari utili a rimpolpare le casse dopo che, come comunicato ancora lo scorso agosto, la banca al termine delle ispezioni della vigilanza, si è trovata costretta a porre un filtro prudenziale di 975 milioni che ha abbattuto i ratio patrimoniali (il Cet1 al primo semestre 2015 era pari al 6,81%) e ha imposto di mettere in agenda al più tardi per la primavera un aumento di capitale da 1,5 miliardi.

Quanto a Save, la mossa di Marco Polo Holding, il veicolo controllato da Agorà, a sua volta partecipato al 57% dalla Finint di Enrico Marchi e Andrea De Vido e al 43% da Morgan Stanley, rafforza definitivamente la presa sull’asset portandola a un passo dal 60% del capitale. Lo fa, peraltro, in un momento in cui anche i dissidi con Amber sembrano aver lasciato spazio a una maggiore collaborazione. Pare, peraltro, che la stessa Amber abbia guardato con interesse al pacchetto ceduto dalla Popolare di Vicenza. Un’ulteriore ascesa del fondo non avrebbe potuto mettere in discussione gli equilibri azionari conseguenti la distribuzione delle azioni proprie ma di certo avrebbe potuto portare Amber a contare ancora di più nel consiglio di amministrazione.

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