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Grecia: i risparmiatori non si fidano ancora delle banche e preferiscono…

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La crisi del debito

Grecia: i risparmiatori preferiscono il materasso alle banche

Allarme rosso nei depositi bancari in Grecia. Da settembre 2009 quando i depositi di famiglie e imprese nelle banche greche erano giunti al record di 238 miliardi di euro, siamo giunti a novembre 2015 ad appena 120,9 miliardi di euro nonostante siano ancora in vigore i controlli di capitale da giugno che impediscono di ritirare più di 60 euro al giorno. Ma ciò che più preoccupa è il calo da 121,1 miliardi di ottobre a 120,9 miliardi di euro di novembre nonostante il blocco dei capitali.

Evidentemente la fiducia non è ancora tornata verso il governo nonostante il terzo piano di salvataggio firmato tra troika ed esecutivo ellenico. Mentre il primo ministro Alexis Tsipras è alle prese con un altro giro di difficili negoziati con i creditori, i risparmiatori sono ancora prudenti a scommettere i loro soldi che i colloqui di quest'anno saranno meno pericolosi e turbolenti per il destino dei loro risparmi del 2015.

I dati pubblicati dalla Banca centrale di Grecia questa settimana hanno mostrato che deflussi di depositi sono proseguiti nel mese di novembre per il secondo mese consecutivo, anche con i controlli di capitale in vigore dall'estate scorsa, elementi che frenano i prelievi e i trasferimenti di denaro all'estero. I depositi detenuti dalle famiglie e dalle imprese nelle banche greche sono scesi a 120,9 miliardi di euro nel mese di novembre, portando le perdite totali per un record di oltre 43 miliardi di euro, pari al 26,4 per cento del risparmio totale, negli ultimi 12 mesi.

La diffidenza dei risparmiatori, se non dovesse rientrare, potrebbe far rinviare l'obiettivo prioritario del governo di colazione greco (Syriza e i Greci indipendenti di Anel) di togliere i controlli di capitale entro la fine di giugno, mossa magari accompagnata da una riduzione del debito che viaggia sul 180% del Pil. La riluttanza di far tornare di nuovo in banca i depositi detenuti all'estero o i contanti messi sotto i materassi nel momento peggiore della crisi nel 2015, ostacola ovviamente la capacità delle banche elleniche di fornire credito all'economia, mentre il governo si sforza di portare la Grecia fuori dalla recessione nel 2016, dopo un anno turbolento che ha spinto il paese sull'orlo dell'uscita dall'eurozona.

Dati diffusi dalla Banca di Grecia questa settimana hanno mostrato che il deleveraging del settore privato ha registrato un'accelerazione nel mese di novembre, con il saldo dei prestiti in calo del 2,2 per cento rispetto all'anno precedente. Una notizia preoccupante per lo stato di salute dell'economia che ha ancora il tasso di disoccupazione maggiore di Eurolandia (27%). La contrazione del credito «è tornata nel mese di luglio, è proseguita senza sosta nel mese di agosto, ha rallentato nel mese di settembre, ma ha aumentato la velocità di nuovo nel mese di ottobre e novembre», hanno scritto gli analisti di Pantelakis Securities, Paris Mantzavras e George Grigoriou in una nota ai clienti riportata da Bloomberg.

Gli istituti di credito greci, superato l'ostacolo di una revisione europea nel 2014 grazie ad aumenti di capitale di oltre 8 miliardi di euro e piani di ristrutturazione approvati dalla Commissione europea, hanno visto di nuovo la loro solvibilità messa ancora alla prova nel 2015 quando il governo Tsipras si è opposto alle misure di austerità del piano di salvataggio del paese. Uno stress test da parte della Banca centrale europea ha scoperto un “buco” di 14,4 miliardi di euro in bilancio, tra aumenti dei crediti in sofferenza, il calo dell'attività economica, costosi ricorsi ai finanziamenti di emergenza (Ela) e severe limitazioni sui trasferimenti di capitali.

Gli investitori privati hanno affrontato la maggior parte del deficit, mentre i titoli bancari hanno perso oltre il 93% del loro valore nel 2015. Il governo ha coperto il resto delle esigenze con più di 5 miliardi di euro di prestiti di emergenza dal fondo di crisi della zona euro, mentre il valore dell'investimento dello Stato negli istituti di credito greci è stato praticamente azzerato nel mese di novembre.

Proprio mentre Tsipras ha assicurato i risparmiatori che le banche del paese sono oggi tra le più adeguatamente capitalizzate in Europa e non c'è il rischio di haircut (tagli) nei depositi, i greci non sono ancora disposti a portare indietro i loro risparmi. A preoccupare i risparmitori ellenici è l'ennesimo scontro tra il governo Tsipras con i creditori su richieste di ulteriori tagli alle pensioni e aumenti di imposte agli agricoltori. Il taglio alle pensioni è tra le principali condizioni per lo sblocco degli aiuti alla Grecia.

«Consideriamo il recente completamento della ricapitalizzazione delle banche greche come un passo importante verso il ripristino della fiducia dei depositanti prima compromessa», hanno detto Yiannis Sinapis e Vangelis Karanikas analisti di Euroxx Securities ad Atene, aggiungendo che il processo sarà lento, sottoposto al mantenimento della stabilità politica e alla corretta attuazione del piano di salvataggio da parte del governo Tsipras.

Secondo stime dell'economista Manos Giakouminis il valore di mercato a fine 2015 delle quattro maggiori banche greche è così ripartito: Alpha bank (3,83 miliardi di euro); National bank of Greece (3,14 miliardi); Piraeus Bank (2,43 miliardi); Eurobank (2,27 miliardi) per un totale di 11,67 miliardi di euro di cui in mano allo Stato con il Fondo ellenico HFSF per 2,38 miliardi di euro, cioè il 20% del totale degli assets bancari. Ora si deve voltare pagina e tornare a dare crediti all'economia reale.

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