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1/7 Scossoni di Borsa / La frenata cinese

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    Borsa, 7 consigli per gestire gli scossoni

    1/7 Scossoni di Borsa / La frenata cinese

    La crisi della Cina e i suoi riflessi finanziari non hanno vie d’uscita facili. Lo sanno gli analisti e lo sanno i mercati: anche nelle prossime sedute, se non interverranno di nuovo le autorità di Pechino (ma forse anche se interverranno), gli indici delle Borse di Shanghai e di Shenzen e gli altri indicatori finanziari, a partire dal cambio, potrebbero subire nuovi scossoni. Secondo Barclays, le mosse decise dal Governo cinese hanno avuto un successo parziale nel contenere il tracollo dei listini azionari.

    Si tratta di iniezioni di liquidità per 120 miliardi di yuan — le maggiori da settembre — da parte della Banca centrale, di misure della China Securities Regulatory Commission (la Commissione statale sulle Borse, Csrc) sulla gradualità nella rimozione del divieto semestrale alle vendite di azioni da parte dei maggiori shareholder di aziende quotate, di interventi per ridurre il tasso di cambio tra yuan e dollaro, di acquisti di azioni da parte di istituzioni pubbliche. Un pacchetto che comunque, da solo, non è risolutivo.

    Il motivi è duplice. Il primo problema è la frenata dell’economia cinese, che sarà solo smorzata dal prevedibile, e previsto, ulteriore indebolimento del cambio dello yuan sul dollaro (che Barclays “vede” a 6,8 per metà anno), a sua volta concausa della fuga di capitali. Il secondo problema è che comunque il solo interventismo del Governo cinese, secondo Bank of America Merrill Lynch, non può più bastare a “pilotare” un’economia delle dimensioni cinesi. I mercati, così, cominciano a chiedersi cosa può significare una riduzione di medio periodo dei sostegni pubblici alla crescita e quanto potrà impattare sui mercati finanziari e dei cambi.

    Gli analisti di Ubs puntano il dito sulla debolezza della domanda interna cinese che pesa sulle costruzioni e sugli investimenti, anche se la crescita della Cina nel quarto trimestre dovrebbe comunque stabilizzarsi al +6,9% annuo e la domanda di credito segna un incremento su base annua che resta superiore al 15%. Non a caso, secondo Morgan Stanley, proprio il dato di dicembre dell’indice Caixin sugli acquisti delle imprese, leggermente inferiore alle attese, e i timori per la liquidità dei listini hanno causato i crolli. Già l’8 luglio scorso la Csrc, per fermare i ribassi, aveva vietato per sei mesi le vendite di azioni a chi possiede quote societarie superiori al 5%. Questi divieti però scadranno dopodomani, 8 gennaio, e riguardano azioni del valore di 1.100 miliardi di yuan, pari al 5,8% del flottante di tutte le azioni quotate di classe A. Dunque altri scossoni sono possibili: l’epicentro è nelle Borse cinesi, ma gli effetti si propagheranno, come spiegano le schede che seguono, ad altre asset class.

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