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Intesa, parte la corsa alla doppia assemblea

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Intesa, parte la corsa alla doppia assemblea

Prima il contenitore, poi il contenuto. Con la modifica della governance in chiave monistica e la scelta dei nuovi interpreti chiamati ad applicarla, in questo inizio di 2016, nello spazio di soli quattro mesi, Intesa Sanpaolo si prepara a una doppia svolta.
La prima data, per ora segnata con un punto interrogativo accanto, è quella del 26 febbraio. Secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, quel giorno, nella sala congressi del grattacielo di Renzo Piano, potrebbe tenersi l'assemblea straordinaria durante la quale ai soci di Intesa verrà sottoposto il nuovo statuto in versione mono-consigliare. Per sciogliere le riserve manca però il via libera della Banca centrale europea: il confronto è stato proficuo e le sensazioni sono positive, ma soltanto quando da Francoforte tornerà la bozza del documento inviato in autunno, il consiglio di gestione potrà convocare gli azionisti.
Un passaggio formale, nei fatti. Che consacrerà il lavoro svolto nel corso di tutto il 2015 dalla Commissione statuto guidata da Giovanni Bazoli e poi dal Consiglio di Sorveglianza, in asse con quello di Gestione.

Prima l'analisi comparata dei principali sistemi di governance delle banche europee, le tre alternative, il ballottaggio tra duale modificato e monistico e la scelta finale - non senza una certa sorpresa - per quest'ultimo, con l'introduzione della carica ad personam di presidente emerito per il 2016/2019, che sarà Giovanni Bazoli.
Tra qualche settimana il nuovo statuto sarà “legge”, e ci sarà subito da applicarlo: se, come tradizione per Intesa, l'assemblea ordinaria per l'approvazione del bilancio e il rinnovo degli organi sarà convocata per la fine di aprile, le liste per l'elezione del consiglio d'amministrazione andranno depositate entro la fine di marzo. E qui il nuovo statuto spiegherà tutti i suoi effetti. Quantitativi ma soprattutto qualitativi: dai due consigli (per un totale di 30 componenti), si passerà a un solo board con 19 membri, di cui i due terzi dovranno avere i requisiti d'indipendenza e sette dovranno essere donne. In pratica: posti in meno e requisiti in più per gli aspiranti consiglieri e soprattutto per i soci chiamati a designarli e poi a sostenerli in assemblea.

Il passaggio non è da poco e il tempo a disposizione non è molto. Per questo, mentre si aspetta il verdetto della Bce, sta progressivamente entrando nel vivo il confronto per la possibile ripartizione dei posti e l'individuazione dei candidati ideali. Sul primo fronte, la lista di maggioranza avrà diritto a nominare 14 consiglieri: a meno di imprevisti, sarà quella depositata dalle Fondazioni, che puntano a raccogliere il sostegno anche di parte dei fondi attualmente presenti in massa nell'azionariato della banca. Tolti il presidente e il ceo, rimangono 12 consiglieri che - stando alle ipotesi in circolazione in questi giorni - potrebbero vedere la Compagnia di San Paolo, primo socio con il 9,3%, nominarne cinque, Cariplo altri tre (tra cui un vicepresidente), Cariparo uno (l'altro vicepresidente), così come Ente CrFirenze e Fondazione CrBologna; l'ultimo posto dovrebbe spettare alle Fondazioni più piccole. La lista comprenderà anche il nome del presidente e quello del ceo (Carlo Messina, di fatto l'unico veramente non in discussione) e, come accennato, gli enti puntano a raccogliere il sostegno anche di alcuni istituzionali: anche per questo motivo, i nomi dovranno essere di elevato standing.

In pratica, sembra profilarsi un approccio di tipo “qualitativo” che, si apprende, potrebbe essere seguito anche per l'individuazione del presidente. Formalmente, la proposta dovrebbe spettare al primo socio, dunque alla Compagnia. Il presidente, Luca Remmert, non si è ancora espresso sui nomi, e per ora sembra privilegiare un discorso di metodo, che passi attraverso la costruzione di una rosa ristretta (3, 5 nomi al massimo) all'interno della quale condividere la scelta con le altre Fondazioni socie e alcuni rappresentanti autorevoli degli istituzionali, come ad esempio BlackRock o Bank of China, da tempo presenze fisse e di peso nel capitale della banca. Chi farà parte della rosa? Sicuramente Gian Maria Gros-Pietro, presidente uscente e forte di un feeling consolidato con il ceo Carlo Messina; la Compagnia, come detto, non si è ancora espressa, ma Gros-Pietro sembra poter godere già oggi di ampio consenso tra le Fondazioni medie e tra i fondi, considerati anche i ripetuti incontri avuti in questi anni. Un altro nome in circolazione è quello di Fabrizio Saccomanni, apprezzato in ambienti milanesi e in particolare dal presidente Giovanni Bazoli; a questi due, nelle prossime settimane, potrebbero aggiungersene altri, tra cui ad esempio quello di un altro ex ministro, Domenico Siniscalco.

Fermento crescente anche intorno alla lista di minoranza a cura di Assogestioni. Soprattutto perché è da qui che verrà pescato il nome del presidente del comitato di controllo, l'organo (endoconsigliare) che di fatto andrà a prendere il posto del collegio sindacale e quindi a occupare un ruolo chiave. Da notare che nell'ultima formulazione dello statuto approvata a fine ottobre è stata introdotta una sorta di soglia di sbarramento per la lista di minoranza: se non otterrà almeno il 10% dei voti dovrà accontentarsi di due posti anziché di cinque.

@marcoferrando77

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