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La banda larga americana parte dalla Puglia

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La banda larga americana parte dalla Puglia

NEW YORK

L’avanscoperta degli americani è sbarcata in Puglia: è da lì che è partita la prima offensiva «banda larga» di Linkem per conquistare quote di mercato, lanciare una campagna per la distribuzione, organizzare squadre di manutenzione e installazione. Risultato, l'araba fenice della telecomunicazioni italiane, appunto la banda larga, di cui oggi governo, esperti e grandi aziende discutono fra mille titubanze a alternative che non portano a nulla, in Puglia c’è già, in forma “wireless”. La banda larga - la comunicazione “pesante” via Internet ad alta velocità - è lo strumento chiave per lo sviluppo Questo per dire che quello di Linkem non è stato uno sbarco improvvisato.

Guidata da investitori americani che fanno capo a Peter Cohen (ex Ceo Lehman dei tempi d'oro, vedi intervista a fianco), da un amministratore delegato italiano, Davide Rota, e da un gruppo di manager italiani tutti con esperienza nel settore telecom, Likem ha cominciato a investire e a pianificare nel 2008, con l'acquisto di licenze per uno spettro radio da 42 Mhz nella banda GHz 3,5, in grado di coprire il 77% della popolazione italiana. Oggi la copertura è del 100% a un costo complessivo che si aggira fra gli 80 e i 100 milioni di dollari. Per qualche anno Linkem ha operato abbastanza al di sotto dei radar, ha costruito in tre anni 1000 stazioni base, per coprire di ripetitori e antenne il territorio, nazionale, ha messo insieme una rete di installatori e distributori, ha cominciato a distribuire banda larga wireless WiMAX nel 2012 con una procedura molto semplice, un'antenna esterna o un ricevitore interno di piccole dimensioni captano la banda dal ripetitore piu' vicino e trasmettono una banda larga che puo' arrivare a 20-25 megabits (Mbps) medi decodificata, in wireless nell'ambiente di casa o aziendale: basta cavi o DSL. Per il 2012, dopo quattro anni, Linkem aveva un portafoglio di oltre 100.000 clienti e un Ebidta negativo per 33,8 milioni di euro, nel 2013 l'Ebitda era migliorato a -27 milioni e nel 2014 a -6,7 millioni con un primo Ebidta positivo nel quarto trimestre del 2014. Il 2015 sara' il primo anno con Ebitda positivo per l'intero anno, con una stima di circa 4 milioni di dollari. Otto anni dopo i primi investimenti, le proiezioni stimano la copertura di circa 313.000 utenti per la fine del 2015 e per fine 2016, grazie all'illuminazione gia' in primavera di centri chiave come Napoli, Roma e Firenze, l'obiettivo di copertura è stimato in quasi 440.000 utenti. La differenza con i piani per la banda larga nazionale? Un investimento complessivo per ora pari a circa 400 milioni di euro contro i 20 miliardi previsti dal governo.

È ovvio che la banda larga consegnata in fibra ottica consente di avere più flessibilità e una maggiore potenzialità di espansione al di là dei 100 Mbps se necessario: «Ma oggi siamo ben lontani da quell'obiettivo, abbiamo necessità di introdurre la banda larga visto che in molte località il massimo di accesso è al di sotto dei 5 Mbps e non mi sembra che realisticamente parlando si possa arrivare a una nuova rete prima del 2021 e forse del 2022» mi dice un esperto del settore che lavora vicino ai grandi della telecomunicazione in Italia. C’è anche da dire che l'investimento Linkem sembra essere costruito apposta per fare pubblicità a uno degli obiettivi strategici del governo Renzi: attirare investimenti stranieri nel nostro paese possibilmente ad alto valore aggiunto e in grado di creare occupazione. Linkem finora ha investito 400 milioni di dollari, ha creato una squadra di management interamente italiana e 300 nuovi posti di lavoro senza contare l'indotto attraverso installatori e distributori autonomi che porta il numero a oltre un migliaio di persone.

Aggiungiamo a questo che la necessità di accelerare i tempi per la diffusione della banda larga è una priorità strategica del governo. È anche, nella nostra economia, uno degli architravi sui cui far decollare gli investimenti infrastrutturali auspicati al G20 di Antalya: non solo ponti e strade, ma anche autostrade elettroniche. «Sfruttate i tassi di interesse negativi per finanziare lo sviluppo infrastrutturale di lungo periodo» mi ha detto a Washington Caroline Atkinson, la sherpa di Obama per l'organizzazione di G20 e G7. Ma da noi siamo fermi, si discute, il governo ha promesso stanziamenti ma ha rimandato una soluzione. Telecom vorrebbe ancora sfruttare il suo ultimo miglio in rame in grado di portare una banda sufficiente per il nostro fabbisogno. Rinunciare al rame significherebbe rinuciare a un importante attivo di bilancio e metterebbe a rischio forse 50.000 posti di lavoro.

Per questo il governo riflette: nell'attuale economia debole i posti di lavoro dobbiamo aggiungerli non toglierli. E ascolta Enel che invece rilancia offrendo i suoi contatori su cui costruire l'ultimo miglio in fibra ottica. Peccato che in America ci avesse già provato John Malone, uno dei pioneri del cavo e dele telecomunicazioni avanzate in America, ne uscì con le ossa rotte e una perdita di 500 milioni di dollari.

In America inoltre si stanno sperimentando ipotesi di disseminazione di banda larga attravero sistemi cellulari, la Nokia ad esempio ha annunciato che renderà disponibile una banda con uno spettro di 3,5 GHz con tecnologia LTE-U, la stessa usata in Italia da Linkem, il destinatario un player non tradizionale fuori dal cavo come Google.

Non è chiaro se l’operazione andrà in porto, ma intanto se ne parla. E la Att ha avviato poche settimane fa in 65 case a Walker County, remota zona rurale in Alabama un esperimento di tre mesi per collegamenti a banda larga wireless fra i 25 e i 30 Mbps. I partecipanti all'esperimento, che fa parte di una strategia di mercato per espandersi anche in Georgia, Kansas e Virginia, riceveranno anche 100 dollari di compenso per dare feedbck sull'utenza. Chissà che gli americani di Linkem in Italia non siano anche più avanti dei concorrenti in America.

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