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Nuova bufera sulle Borse asiatiche. Piazze cinesi ancora sospese per…

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Nuova bufera sulle Borse asiatiche

Crolla la Borsa cinese, Pechino sospende il «circuit breaker»

TOKYO - Si profila un'altra giornata di passione per le Borse europee dopo la pioggia di vendite innescata sulle piazze asiatiche dal nuovo crollo dei mercati cinesi.
Oggi è andata in scena una replica della prima sessione del 2016: un calo delle Borse cinesi di oltre il 7% che ha fatto scattare i “circuit breakers”, interrompendo le contrattazioni a Shanghai e Shenzen dopo meno di mezz'ora dall'avvio. Una sessione-lampo, dunque, la più breve della storia, che ha fatto accentuare i cali presso altri mercati asiatici, già messi su una traiettoria difficile dalla precedente chiusura negativa di Wall Street. A Tokyo l'indice Nikkei è scivolato sotto la soglia dei 18 mila punti, chiudendo con una contrazione del 2,33% a 17.767,34 punti. Intanto i prezzi petroliferi continuano la loro parabola discendente.

Dopo la chiusura dei mercati cinesi le autorità hanno annunciato la sospensione a partire da venerdì del meccanismo del «circuit breaker» per stabilizzare gli indici. Il circuit breaker cinese prevede una sospensione di mezz’ora delle contrattazioni quando l’indice di riferimento di Borsa sale o scende di più del 5% e la chiusura anticipata quando sale o scende di più del 7 per cento. Uno strumento pensato per ridurre gli sbalzi ma che in realtà ha prodotto effetti opposti, tanto che le stesse autorità hanno ammesso che «non ha funzionato come previsto».

Ad accentuare i timori degli investitori internazionali è l'accelerato deprezzamento del renminbi, che fa intravedere problemi più seri del previsto per l'economia cinese e anche lo spettro di nuove guerre valutarie. La Banca centrale cinese ha fissato la parità mediana di riferimento a 6,5646, un livello dello 0,5% inferiore a quello di ieri, corrispondente ai minimi da cinque anni: si tratta della maggiore escursione giornaliera al ribasso da quando lo scorso agosto Pechino sorprese i mercati con una improvvisa svalutazione del 2 per cento. Questa settimana le autorità cinesi stanno contribuendo a spingere al ribasso lo yuan anche nei confronti di altre valute, il che di riflesso pone sotto pressione varie divise asiatiche, anch'esse in via di cedimento nei confronti del dollaro, con la vistosa eccezione dello yen (che – in quanto considerato valuta-rifugio – ha guadagnato terreno sotto un cambio a 118 nei confronti del biglietto verde). Una dinamica che ha pesato sulla Borsa di Tokyo mettendo sotto pressione i titoli delle imprese esportatrici. Le autorità cinesi hanno annunciato oggi nuove regole che limitano le vendite di partecipazioni azionarie da parte dei grandi azionisti: dal 9 gennaio dovranno notificare con un anticipo di 15 giorni l'intenzione di vendere e non potranno cedere più dell'1% in tre mesi. Una regolamentazione che sostituisce quella più restrittiva varata in estate e in scadenza domani.

Sulla piazza di Tokyo, tra i singoli titoli spicca la sospensione di quello di Fast Retailing in attesa dell'annuncio sugli ultimi risultati e il cedimento di Sony, che paga la debolezza di Apple e le indiscrezioni secondo cui dovrebbe acquisire una partecipazione in Renesas.

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