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Sprofonda il petrolio, sfuma il rimbalzo delle Borse. A picco Mps e…

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LA GIORNATA DEI MERCATI

Sprofonda il petrolio, sfuma il rimbalzo delle Borse. A picco Mps e Carige

Andamento titoli
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Dopo una drammatica prima settimana dell’anno (-7% in media la performance dei listini europei) le Borse europee cercano la via dell’assestamento nella prima seduta della settimana, ma il lunedì nero del petrolio rovina tutto. Nonostante il nuovo crollo della Borsa di Shanghai, ancora pesantemente penalizzata dalla volatilità, le piazze azionarie hanno viaggiato tutte in rialzo per buona parte della giornata per poi azzerare i guadagni nel finale (qui l’andamento dei principali indici) frenate dall’andamento incerto di Wall Street (che ha chiuso praticamente invariata) e dall’ennesimo crollo del petrolio, che ha lasciato sul terreno un altro 6 per cento.

Petrolio sotto i 32 dollari
Positivi fino al pomeriggio, i titoli del comparto minerario e petrolifero (qui l’andamento dei principali indici settoriali) hanno invertito la rotta nel finale dopo la nuova ondata di ribassi che ha colpito il petrolio, con il Wti (-6%) sceso sotto i 32 dollari per la prima volta dal 2003 (qui le quotazioni di Brent e Wti). Analisti e addetti ai lavori si interrogano su quanto ancora potrà durare il crollo. La stima di Morgan Stanley è che il greggio possa scendere addirittura a quota 20 dollari. Questo per via della forte correlazione che c’è con l’andamento della valuta in cui il greggio è quotato, il dollaro, che si è apprezzato molto, e probabilmente continuerà a farlo, per via della stretta sui tassi Usa. Secondo gli esperti della banca d’affari Usa un apprezzamento del dollaro del 5% corrisponde a un deprezzamento tra il 10 e il 25% del petrolio. Insomma oltre al contesto di fondamentali macroeconomici che non aiuta (l’eccesso di offerta dettato dalla spregiudicata strategia dell’Arabia Saudita) ci sono altre variabili che influiscono pesantemente sulle quotazioni del greggio.

Il crollo di Mps e Carige
Il tracollo del petrolio ha repentinamente peggiorato l’umore degli investitori. Ma la notizia del giorno è l’ennesimo crollo di Banca Mps, scesa sotto la soglia di un euro per azione su nuovi minimi storici (ha chiuso in calo dell’11% a 0,925) dopo l'asta di volatilità che l'aveva fermata per la prima volta sotto la soglia psicologica di un euro. La bufera di Borsa ha indotto la Consob ha vietare le vendite allo scoperto sul titolo Mps nella giornata di martedì fino alle 24. Sempre fortissime vendite anche su Carige, che è entrata ed uscita dall'asta di volatilità e ha chiuso in calo del 13% a 0,89 euro. Da inizio anno Carige ha perso in Borsa il 28 per cento. Nel listino milanese si segnala anche la frenata di Generali, che sconta le nuove indiscrezioni di stampa del possibile addio dell'Ad Mario Greco. Ultima in ordine di tempo quella del quotidiano svizzero SontagsZeitung, secondo il quale il manager dovrebbe ritornare nel gruppo Zurich.

Mps, già bruciato l’aumento di capitale
Oggi sono passate di mano oltre 121 milioni di azioni della banca senese, più del doppio della media scambiata ogni giorno nell'ultimo mese. Si tratta del 4,1% del capitale.
Con la performance di oggi la capitalizzazione di Banca Mps si è portata a 2,7 miliardi di euro, il che significa che in soli sei mesi è stato bruciato tutto l'impatto positivo dell'aumento di capitale da 3 miliardi lanciato solamente lo scorso giugno 2015. In un anno i titoli Mps hanno perso oltre il 50%, passando a 1,93 euro a 0,92 euro di oggi.
Secondo i trader, le azioni della banca senese, così come quelle di Banca Carige, stanno soffrendo una riserva che numerosi investitori stanno ponendo sui titoli bancari italiani, soprattutto quelli appartenenti a istituti che vengono da anni di difficoltà. «Dopo il fallimento delle 4 banche italiane avvenuto a fine 2015, si è creato un sentiment più critico nei confronti delle banche e in particolare di quelle con una storia difficile negli ultimi anni», ha spiegato un analista. Lo scorso giugno sia Mps, sia Carige hanno effettuato operazioni di rafforzamento sul capitale su sollecitazione della Banca centrale europea.
A Piazza Affari, comunque, c'è anche chi non esclude che qualche investitore stia azzerando le posizioni sull'istituto senese. «Potrebbe essere anche Btg Pactual a cedere le ultime azioni, alla luce delle proprie difficoltà» afferma un operatore. L'istituto brasiliano era entrato nel capitale della banca senese con una quota del 3,1% nel 2013, a fianco di Fintech, rilevando i titoli messi in vendita da Fondazione Mps. Btg ha poi ridotto la quota sotto il 2% nei mesi scorsi. A dicembre è stato arrestato Andrè Esteves, il finanziere a capo di Btg Pactual, a seguito dell'inchiesta brasiliana sulla corruzione nel colosso petrolifero Petrobras.
Mps è ora in cerca di un partner per un matrimonio. Tra i soci di riferimento c'è anche il ministero dell'Economia con il 4,024% del capitale. Via XX settembre dall'inizio di questo mese può vendere liberamente l'interessenza nella banca di Rocca Salimbeni. È infatti scaduto il lock up dopo sei mesi dal conferimento delle azioni ottenute come corrispettivo del pagamento degli interessi sul prestito Monti bond, interamente rimborsato all'azionista pubblico.

Carige: operazioni speculative sul titolo
Oggi sono precipitate anche le quotazioni di Banca Carige, che per altro, come nel caso di Mps, hanno inanellato un calo dietro l'altro da inizio anno, perdendo complessivamente il 25% del proprio valore. Anche per la banca genovese la capitalizzazione è scivolata sotto il valore dell'aumento di capitale realizzato a giugno, da 850 milioni. In Borsa Banca Carige oggi vale solamente 740 milioni. Nell'ultimo anno le azioni hanno accusato una flessione del 53 per cento. In una nota, la banca genovese definisce l’«andamento odierno del titolo ingiustificato, influenzato da operazioni speculative non correlate all’andamento operativo del gruppo».

Cina, Banca centrale in campo
È stata un’altra giornata pesante per le Borse cinesi: l’indice Shanghai Composite ha perso il 5,3% mentre lo Shenzhen index ha ceduto un più pesante 6,21 per cento. Questo tonfo delle Borse però non si è accompagnato a nessuna nuova svalutazione dello yuan, come invece è avvenuto in maniera assai frequente la scorsa settimana.

La novità da registrare sul fronte cinese riguarda la decisione della Banca centrale di intervenire sul cambio acquistando lo yuan offshore, la valuta parallela soggetta alle fluttuazioni di mercato e quotata alla Borsa di Hong Kong. Sullo yuan offshore è in atto da tempo una fiorente speculazione al ribasso. Gli investitori in sostanza prendono a prestito questa valuta, la investono in divise più forti (come il dollaro) e guadagnano sui movimenti del tasso di cambio perché si trovano a rimborsare meno di quanto preso in prestito (nel frattempo lo yuan offshore si è svalutato).

Questo giochetto (in gergo “carry trade”) finisce per amplificare le pressioni al ribasso anche sulla valuta ufficiale. Ora però la Pboc ha deciso di intervenire sul mercato di Hong Kong acquistando yuan offshore attraverso un pool di banche controllate dallo Stato. Acquisti che hanno permesso di sostenere la valuta e al contempo, rendendo illiquido il mercato, di provocare un balzo dei tassi interbancari (Hibor) balzati ai massimi da quando la valuta parallela è stata creata (2013). Ciò ha spezzato le gambe alla speculazione spiegata sopra che, per via dell’alto costo del denaro sul mercato interbancario, ora risulta meno conveniente.

Per quanto la crisi cinese resti il principale elemento di preoccupazione e benchè la nuova tornata di dati macroeconomici usciti nel fine settimana non abbia dato segnali di svolta (l’indice dei prezzi al consumo ha registrato un nuovo indebolimento all’1,6% su base annua) per gli investitori oggi l’orientamento prevalente sui mercati azionari è stato per gran parte della giornata quello di comprare, salvo la frenata finale.

La riprova la si ha dal fatto che il settore che oggi guadagna di più (quello automobilistico) è quello che la scorsa settimana aveva la seconda peggior performance in assoluto: l’indice Stoxx Europa auto e componenti ha archiviato le prime cinque sedute dell’anno con un calo dell’11,63 per cento. Ciò si riflette anche a Piazza Affari con la performance positiva di Fiat Chrysler Automobiles (sfumtata però nel finale) e Cnh Industrial. Tra i settori più esposti sul mercato cinese e che hanno sofferto il flusso di notizie c’è poi quello del lusso. E non è un caso che, in una giornata orientata al “rimbalzo” tra i titoli più premiati ci sia quello di Salvatore Ferragamo.

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