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Fca frena sul piano fusioni. Utili 2015 al top delle attese

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Fca frena sul piano fusioni. Utili 2015 al top delle attese

DETROIT - «Fiat Chrysler ha chiuso bene il 2015, siamo nella fascia alta della forchetta che avevamo dato. La strada per arrivare agli obiettivi 2018 non è lunghissima, anche se non sarà facile arrivarci». Sergio Marchionne atterra a Detroit e riprende il discorso da dove lo aveva terminato la settimana scorsa a Milano: dal consolidamento e dai target finanziari. I risultati 2015 verranno annunciati il prossimo 27 gennaio, e saranno buoni. «Parte alta della forchetta» potrebbe significare, per l'utile operativo, una cifra superiore ai 4,5 miliardi di euro.

«Siamo l'unico produttore generalista - ha aggiunto il manager - che guadagna in tutte le aree in cui opera». Perfino in America Latina, dunque, dove il crollo del mercato brasiliano ha portato in passivo i bilanci dei maggiori concorrenti; o in Europa, dove General Motors cercherà quest'anno di cancellare il rosso dai conti. Il buon 2015 è un trampolino importante verso quegli obiettivi 2018 che molti analisti considerano irrealizzabili ma che Marchionne ha confermato anche ieri, sottolineando in particolare l'azzeramento del debito industriale netto e i 9 miliardi di utili operativi.

Quello che potrebbe essere rivisto al ribasso sono gli obiettivi di vendita (7 milioni di vetture nel 2018). Ma i nuovi obiettivi potrebbero non essere neppure comunicati, e le due cose non sono collegate - afferma Marchionne: «Se raggiungo i target sugli utili facendo due milioni di vetture in meno, a voi cosa interessa?». Il segreto è quello di vendere auto a margini più elevati, come per esempio la Jeep che «ha avuto un risultato eccezionale nel 2015 e può aumentare ancora il ritmo di crescita di qui al 2018». In ogni caso «non avremo bisogno di vendere Magneti Marelli per centrare gli obiettivi sui profitti; la tecnologia elettronica Marelli ci serve per affrontare le prossime sfide». Il focus sul piano 2018 è legato all'accantonamento temporaneo del dossier consolidamento.

L'esigenza di consolidare rimane è ben viva, secondo Marchionne, anche se «non c'è nulla» né con Gm né con altri. Uno dei motivi per cui il settore tenderà a consolidarsi è l'esigenza di investire somme sempre più elevate nelle tecnologie del futuro, dai nuovi motori all'automazione alla connettività. Per restare a galla in un mondo che cambierà rapidamente e in direzioni imprevedibili bisognerà allearsi anche con la Silicon Valley: «Schierarsi contro di loro sarebbe unidiozia» ha detto Marchionne.
Ieri mattina a Detroit Fca ha fatto un primo passo verso il futuro presentando anche in versione ibrida la Chrysler Pacifica, nuova edizione del minivan che punta a riconfermare la leadership del gruppo in questo segmento.

La Pacifica ibrida sarà in grado di fare 50 chilometri in modalità elettrica. «L'ibrido sarà inevitabile in futuro per far quadrare i conti: quella è la direzione in cui va il mercato, anche se non bisogna fissarsi su una tecnologia» spiega Marchionne, mostrando un certo scetticismo sugli annunci che si sono susseguiti in queste settimane e sull'entusisasmo (hype, per gli americani) con cui si guarda alle nuove frontiere. «Io non vado a Las Vegas a fare discorsi alla Tom Cruise, noi siamo più umili» ha scherzato. Tra i concorrenti che sono andati al Ces di Las Vegas (il Consumer Electronics Show) a discettare del futuro dell'auto c'è la Ford, il cui numero uno Mark Fields ha presentato ieri un nuovo progetto di fornitura di servizi di mobilità (Ford Pass) basato sulla connettività e dedicato anche a chi non possiede auto del gruppo.

Due visioni nettamente diverse, dunque, che divergono su un punto fondamentale: per offrire servizi o prodotti innovativi bisogna aspettare che ci sia domanda sul mercato o è meglio cercare di crearla? Ford si immagina come una Apple del settore auto; Marchionne ricorda per esempio che «nessuno è ancora in grado di guadagnare vendendo vetture elettriche». Fca ha venduto in California 6mila Cinquecento a batterie, ma lo ha fatto «solo per rispettare gli obiettivi di emissioni». La tecnologia ibrida (con un motore a scoppio associato a uno elettrico) arriverà comuque a medio termine «in più del 50% della gamma», a cominciare da Maserati e Alfa Romeo.

In una giornata negativa per Ferrari in Borsa, con il titolo che ha perso il 3% scivolando sotto quota 40 euro (a 39,32) Marchionne ha ipotizzato qualche realizzo dopo l'arrivo sul mercato delle azioni Ferrari derivanti dallo scorporo da Fca e dopo che Fca «è stato il gruppo automobilistico che ha guadagnato di più negli ultimi dodici mesi». Ha quindi bollato come «cretini» quelli che parlano della reazione della Borsa sulle azioni del Cavallino. A Milano l'azienda di Maranello ha poi chiuso a 39,32 con un calo del 3%; per gli investitori americani che hanno comprato le azioni al collocamento di ottobre a 52 dollari (circa 47,7 euro), la perdita è ormai arrivata al 17,5 per cento. John Elkann, presidente della Fiat, ha detto che Exor (azionista di controllo con il 23,5% del capitale del Cavallino) «non ha mai detto che avrebbe aumentato la quota in Ferrari». «A questi prezzi sarebbe un affare» ha scherzato Marchionne.

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