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Renault, emissioni nel mirino. Il Governo francese: nessun…

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dopo il caso Volkswagen

Renault, emissioni nel mirino. Il Governo francese: nessun software truccato

Crollo in Borsa per Renault dopo la notizia di perquisizioni - per possibili frodi - in diverse sedi della casa automobilistica. Il titolo è arrivato a perdere il 20% (nel finale ha però dimezzato le perdite), trascinando al ribasso anche Peugeot, Fca (-9%), Daimler, Bmw e Volkswagen, seguite da Ferrari (-5%). L'Eurostoxx di settore è il peggiore in Europa con un calo superiore al 3 per cento.

La France Presse, citando il sindacato Cgt Renault del sito di Lardy, ha scritto che gli investigatori del servizio antifrodi francese hanno sequestrato i computer di alcune sedi Renault il 7 gennaio scorso. I settori coinvolti (“omologazione e messa a punto dei controlli motori”) fanno pensare che queste perquisizioni siano legate alle conseguenze dell'affaire “motori truccati” di Volkswagen, dicono i sindacati.

La risposta di Renault alle indiscrezioni non si è fatta attendere. La società ha confermato le ispezioni della settimana scorsa e spiegato che «gli investigatori hanno deciso di effettuare controlli aggiuntivi nelle fabbriche». I test in corso, ha precisato Renault, non hanno al momento «evidenziato meccanismi falsificati sulle emissioni» e comunque l’azienda sta «pienamente cooperando con le ulteriori indagini in corso». «La Direction Générale de l'Energie et du Climat (Dgec), interlocutore pilota della Commissione tecnica indipendente per conto del ministero francese dell'Ecologia, ritiene fin d'ora che la procedura in corso non evidenzierebbe la presenza di un software truccato sui veicoli Renault», ha concluso il costruttore francese.

Nel pomeriggio, il ministro responsabile dell'Ambiente e dei Trasporti, Ségolène Royal, ha precisato che nella vicenda Renault è stato osservato «una superamento dei limiti fissati dalle norme» sul Co2 e l'ossido di azoto, ma «nessuna frode». Per il ministro Royal, le analisi condotte sui motori Renault e di altri due costruttori stranieri non rivelano l'esistenza di un «software illegale» per truccare le emissioni.

Dopo lo scandalo Volkswagen (-5,10% a Francoforte), Renault aveva annunciato in dicembre un piano di investimenti di 50 milioni di euro per ridurre lo scarto tra le emissioni delle proprie vetture in condizioni di omologazione e in condizioni reali.

Il titolo sconta inoltre il calo delle vendite di auto in Russia nel 2015 (-46%), dove il gruppo è esposto con il marchio Autovaz.

Le ispezioni delle autorità francesi antifrode pare vertano sulle centraline di gestione del motore. Il sospetto, secondo indiscrezioni, potrebbe riguardare il motore turbodiesel Energy 1.6 dCi offerto in due livelli di potenza (130 e 160 cavalli ), che equipaggia numerosi modelli del gruppo Renault-Nissan (Renault Espace, Nissan Qashqai per esempio) ma anche vetture Daimler, come la Mercedes Classe C in virtù dell'alleanza industriale in corso tra la casa franco-nipponica e la stella a tre punte.

Da sottolineare che il 1.6 Dci monta centraline Bosch Edc17, della stessa famiglia di quelle usate sui motori Volkswagen EA 189 coinvolti nel dieselgate.

Nelle scorse settimane test effettuati da un’organizzazione ecologista tedesca avevano messo in dubbio la regolarità dei valori di emissione del turbodiesel 1600 cc, che equipaggia fra l'altro la nuova Renault Espace, ma non solo. Il test è stato, tuttavia, contestato dalla Casa francese in quanto condotto con procedure diverse da quelle previste in sede di omologazione.

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