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Mps, chiusura delle indagini: «Conti truccati per 4 …

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nota della procura di milano

Mps, chiusura delle indagini: «Conti truccati per 4 anni». Nel 2011 nascosti 1,5 miliardi di perdite

Nel bilancio consolidato di Mps relativo all'esercizio 2011 sono state occultate perdite per circa 1,5 miliardi di euro. Ed è solo una delle comunicazioni «difformi dal vero» rese al mercato dall'istituto di credito senese tra la fine di dicembre 2008 e il settembre 2012, stando a quanto emerge dalla nota diffusa dal procuratore facente funzione di Milano, Pietro Forno, per annunciare la chiusura del secondo filone di inchiesta sulla banca di Rocca Salimbeni.

«Le indagini - si legge nel comunicato - hanno permesso di evidenziare che nei bilanci e nelle situazioni contabili di banca Mps comunicati al mercato, comprese tra il bilancio al 31 dicembre 2008 e la relazione trimestrale al 30 settembre 2012, sono stati esposti un risultato d'esercizio di gruppo difforme dal vero in misura compresa tra il 15,98% e l'87,62%, un patrimonio netto di gruppo difforme dal vero in misura compresa tra il 2,35% e il 6,20%».

Capitalizzazione «difforme dal vero»
E ancora, Mps ha contabilizzato a bilancio un «patrimonio di vigilanza difforme dal vero in misura rilevante in relazione all'esercizio 31 dicembre 2008, in misura tale da celare che il coefficiente di solvibilità di banca Mps era inferiore al limite minimo regolamentare». Stesso discorso sul fronte della capitalizzazione di mercato «difforme dal vero in misura compresa tra il 4,14% e il 24,52%».

Secondo i pm milanesi Mauro Clerici, Giordano Baggio e Stefano Civardi, gli ex vertici di Mps avrebbero sistematicamente occultato perdite tra il 2008 e il 2011. Quest'ultimo esercizio rappresenta forse il caso piu' eclatante di comunicazione «difforme al vero»: la perdita lorda indicata era pari a 4,521 mld di euro «in luogo della perdita effettivamente realizzata di 6,035 mld di euro». Le perdite occultate dall'istituto di credito senese nel 2011 ammonterebbero dunque a circa 1,5 miliardi di euro.

In tutto 13 indagati
Sono in tutto 13 le persone iscritte sul registro degli indagati: 5 ex top manager di Mps (l'ex presidente Giuseppe Mussari, l'ex direttore generale Antonio Vigni, l'ex responsabile area finanza Gianluca Baldassarri, l'ex direttore finanziario Daniele Pirondini e l'ex responsabile Alm Marco Di Santo), 6 ex dirigenti della filiale londinese di Deutsche Bank (Ivor Dunbar, Michele Faissola, Michele Foresti, Dario Schiraldi, Matteo Vaghi e Marco Veroni) e due di Nomura (l'ex ceo Sadeq Sayeed e l'ex responsabile vendite per l'Europa e il medio oriente Raffaele Ricci).


«Soci ingannati per ottenere ingiusto profitto»
L'ex presidente Giuseppe Mussari e l'ex direttore finanziario Antonio Vigni, insieme alle altre 11 persone finite sotto indagine a Milano nel secondo filone di inchiesta sull'istituto di credito senese «cagionavano a Mps un danno patrimoniale di rilevante entità». Secondo i magistrati milanesi lo hanno fatto attraverso diverse operazioni finanziarie realizzate tra il 2008 e il 2012 per far cassa prima e dopo l'acquisto di Antoveneta, rilevata nel 2008 dagli spagnoli di Santander a più di 10 milardi di euro.

I magistrati milanesi, che ipotizzano i reati di falso in bilancio, aggiotaggio, ostacolo all'autorità di vigilanza di Consob e Bankitalia e falso in prospetto, nell'avviso di chiusura indagini citano le operazioni denominate «Fresh», «Santorini», «Alexandria» e «Chianti Classico». Si tratta di un prestito ibrido (Fresh), due derivati (Santorini e Alexandria, sottoscritti rispettivamente con Nomura e Deutsche) e una cartolarizzazione immobiliare (Chianti Classico) che secondo gli inquirenti testimoniano «l'intenzione di ingannare i soci e il pubblico» da parte del top management della banca toscana. L'obiettivo era quello di «conseguire per sé e per altri un ingiusto profitto».

Nei bilanci, nelle relazioni e nelle altre comunicazioni sociali previste dalla legge sarebbero stati indicati «fatti materiali non rispondenti al vero» e nascoste «informazioni, la cui comunicazione è imposta dalla legge, sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria di Banca Mps» con l'obiettivo «indurre in errore i destinatari».

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