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«Bper, Spa in autunno poi le alleanze»

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«Bper, Spa in autunno poi le alleanze»

  • –Marco Ferrando

A metà settembre, per un attimo, sembrava che le nozze con Banca Popolare di Milano fossero a un passo. Poi l’intesa non si è trovata, e Piazza Meda si è concentrata sul Banco Popolare e su Ubi. Da allora Bper guarda con un certo distacco a quest’insolito triangolo da cui, a breve, potrebbe emergere un’aggregazione, la prima di una lunga serie tra gli istituti coinvolti nella riforma delle Popolari voluta quasi un anno fa dal Governo Renzi. «Noi confermiamo un grande interesse a valutare possibili aggregazioni, senza tuttavia doverlo fare a tutti i costi entro la primavera di quest’anno», spiega in questa intervista a Il Sole 24 Ore il consigliere delegato di Bper Alessandro Vandelli. «Intanto nel corso del quarto trimestre, probabilmente nella prima parte, convocheremo i soci per decidere la trasformazione in società per azioni».

Il dossier alleanze, dunque, resta sul tavolo.

Sì, ma solo nella misura in cui dal consolidamento si potrà generare valore per i soci.

Voi a chi state guardando?

La Lombardia rimane un’area da considerare, per ragioni economiche ma anche geografiche, visto che un’aggregazione non genererebbe sovrapposizioni significative a livello di rete: tramontata l’ipotesi della Milano, guardiamo con interesse alla Valtellina. Anche se la premessa, ripeto, è che non abbiamo alcuna fretta; e poi questa è una fase in cui tutti continuano a parlare con tutti, per valutare tutte le possibili combinazioni.

In Valtellina ci sono due popolari: CreVal e Sondrio. Avete preferenze?

I rapporti sono buoni con tutte e due. Se dovesse esserci qualche interesse ne parleremo, comunque, dopo le assemblee di primavera.

Voi, intanto, come tutte le altre maggiori popolari vi state trasformando in Spa. Bper ha un livello di investitori istituzionali nel capitale superiore al 40% e state lavorando alla costituzione di un nucleo stabili di azionisti che vi possa mettere al riparo da potenziali Opa ostili. A che punto siete?

Percepiamo una grande attenzione da parte di diversi componenti delle famiglie storiche e imprenditoriali dell’Emilia Romagna. Ma anche da parte delle Fondazioni locali con cui siamo già in contatto. Speriamo si creino le condizioni perché si costituisca un nucleo stabile che possa raggiungere il 20 per cento. Il progetto Spa non ci spaventa, insomma. Stiamo anche adeguando il sistema di governance interna agli standard di settore. I correttivi allo statuto che saranno posti all’attenzione dell’assemblea di aprile serviranno a rendere il sistema di elezione del board più coerente con le richieste degli investitori istituzionali.

A giorni si metterà in moto la vendita delle good bank nate dal salvataggio di Banca Marche e delle altre del Centro Italia. Vi interessano?

Quando si aprirà il processo di dismissione, le prenderemo in considerazione e faremo le nostre verifiche. Per ora lasciamo lavorare Roberto Nicastro: senza numeri aggiornati e dettagliati sugli asset in vendita è difficile esprimersi.

Un anno fa, proprio di questi tempi, stavate esaminando Popolare Etruria e CariFerrara: potenzialmente, sono quelle che potrebbero attirarvi di più?

Non lo so, per ora ci mancano troppi elementi sugli attivi, sulla clientela, sul portafoglio crediti. Ci sono questioni come quella occupazionale, ad esempio, che vanno ponderate con particolare attenzione.

Sul mercato si rumoreggia anche di un vostro possile interessamento a Veneto Banca, istituto che oggi è alle prese con un aumento di capitale da un miliardo. Potrebbe essere ragionevole un vostro ingresso nel capitale?

Dobbiamo attendere di capire esattamente l’evoluzione del processo relativo all’aumento e alla quotazione. Qualunque manifestazione di interesse in questo senso, oggi, non avrebbe senso, perché sarebbe prematura.

Altro dossier caldo è quello relativo ad Arca Sgr, che sta attirando l’interesse da parte di diversi fondi di investimento. Voi oggi siete i primi azionisti, ma per decidere dovete raccordarvi anche con gli altri azionisti, tra cui Pop.Sondrio e le due banche venete non quotate. Quali sono le vostre intenzioni: meglio un’Ipo o far entrare un investitore nel capitale?

Diciamo una cosa: abbiamo appena investito oltre 60 milioni di euro per poter incidere sul futuro della società. Vogliamo agevolare un processo che la valorizzi al meglio, nell’interesse di tutti i soci. Per questo dovremo attentamente ponderare le ipotesi, in particolare private equity o partner industriale, individuando la soluzione migliore sia per chi è interessato alla dismissione, sia per chi come noi è intenzionato a rimanere nel capitale della società. L’uscita passerà comunque attraverso la sottoscrizione di accordi di distribuzione di medio-lungo termine.

Qual è la road map che seguirete?

A breve assegneremo l’incarico agli advisor che ci aiuteranno nell’analisi delle opzioni strategiche. Nel giro di un paio di mesi tireremo le somme. Entro il primo semestre vogliamo arrivare alla definizione del possibile partner.

Un’altra partita “di sistema” di rilievo è quella relativa alla bad bank, su cui il Governo sembrerebbe ancora al lavoro. Voi come vi muoverete?

Ci siamo già mossi. Dal primo gennaio abbiamo costituito una unità interna, chiamata Bper Credit Management, che gestirà tutte le nostre sofferenze. Ci lavorano 160 persone, che hanno il compito di agire sui crediti in una logica proattiva, curandoli internamente o assegnandone il recupero in outsourcing.

Bper ha presentato lo scorso anno un piano industriale al 2017. A che punto siete con i lavori?

Stiamo rispettando obiettivi e scadenze prefissate. Entro il primo semestre completeremo l’accentramento di tutte le filiali della Sardegna in Banco di Sardegna e trasformeremo la Banca di Sassari in società specializzata nel consumer credit per l’intero gruppo.

Quali sono le vostre stime sul fronte del costo del credito?

Nel corso di quest’anno, pur mantenendo un approccio prudenziale giustificato dalla congiuntura macroeconomica, registreremo un primo, significativo calo degli accantonamenti rispetto al 2014. Nel 2016 ci aspettiamo un’ulteriore flessione delle coperture. Riteniamo raggiungibile, con spazi di miglioramento, un obiettivo di 80 punti base nel 2017, come previsto dal piano industriale.

Dividendo sul 2015: sì o no?

Confermo che l’obiettivo è distribuire dividendi crescenti nel tempo, in linea con il piano industriale, con un pay out pari o superiore al 30%.

Però va detto che proprio la forza patrimoniale inevitabilmente influenzerà la capacità di rivestire un ruolo da protagonisti nel risiko bancario che sta per scattare.

Il margine è importante: Bper ha superato gli esami relativi al secondo pilastro, i cosiddetti Srep, evidenziando un Cet1 transitorio superiore al 12%, contro una richiesta del 9,25%. Senza contare i potenziali benefici derivanti dall’approvazione dei modelli interni.

Gli analisti stimano un impatto significativo, compreso tra i 100 e i 150 punti base: a che punto siete con il processo?

Noi abbiamo già presentato richiesta formale di validazione formale dei modelli all’autorità di Vigilanza. Ci aspettiamo di avere riscontri entro il primo semestre dell’anno.

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