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Christine Lagarde verso la riconferma alla guida del Fmi

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mandato di altri cinque anni

Christine Lagarde verso la riconferma alla guida del Fmi

FRANCOFORTE – Il direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, si avvia verso la riconferma nell'incarico per un altro mandato quinquennale, potendo contare sull'appoggio dei maggiori Paesi.

L'Fmi ha lanciato ieri sera a tarda ora il bando per le elezioni del direttore in vista della scadenza dell'attuale mandato, nel prossimo luglio. Nel giro di pochi minuti, il cancelliere dello Scacchiere britannico, Geroge Osborne, ha proposto ufficialmente la candidatura della signora Lagarde. In mattinata, il ministero delle Finanze tedesco ha prontamente dichiarato il suo appoggio. La decisione verrà presa entro i primi di marzo, ha comunicato l'Fmi, che punta a raggiungere un consenso.

Gli altri Paesi europei sono allineati sulla posizione di Regno Unito e Germania e anche gli Stati Uniti sono favorevoli. La Cina dovrebbe a sua volta schierarsi con l'attuale direttore, dopo che questi si è battuta con successo negli ultimi mesi per l'inclusione della valuta cinese nel paniere di riferimento dell'Fmi, i diritti speciali di prelievo, di fatto assegnando al renminbi lo status di valuta di riserva, cui Pechino teneva in modo particolare. L'ex ministro dell'Economia francese ha anche ottenuto dal Congresso degli Stati Uniti l'approvazione, dopo cinque anni di stallo, della riforma del Fondo che assegna maggior peso nelle quote dell'istituzione ai Paesi emergenti, Cina in primis, in riconoscimento del loro accresciuto peso nell'economia mondiale.

All'assemblea annuale dell'Fmi, nell'ottobre scorso a Lima, la signora Lagarde aveva detto esplicitamente di essere disponibile per un altro mandato. L'unica vera incognita sulla sua riconferma è a questo punto un'inchiesta giudiziaria in Francia, che riguarda la vicenda di un arbitrato, ordinato nella sua qualità di ministro, che avrebbe favorito Bernard Tapie, il controverso uomo d'affari marsigliese, a scapito dello Stato. Difficilmente però la causa, nella quale Christine Lagarde è ufficialmente indagata, arriverà a conclusione prima della rielezione al Fondo. Nei mesi scorsi, a ogni tappa del procedimento, il consiglio, che rappresenta i Paesi azionisti, aveva sempre sostenuto il direttore.

Fin dalla sua fondazione, il Fondo monetario è sempre stato diretto da un europeo, mentre la Banca mondiale è presieduta da un americano. In occasione della prima nomina della signora Lagarde, nel 2011, in sostituzione di Dominique Strauss-Kahn, travolto da uno scandalo a sfondo sessuale, gli emergenti si erano impegnati a evitare questa spartizione di poltrone a partire da questa tornata. L'assenso della Cina e le difficoltà economiche degli altri Paesi emergenti tolgono però peso alle possibilità di successo di una candidatura alternativa a quella della signora Lagarde.

Inoltre, l'attuale direttore del Fondo è riuscita a mostrare una certa indipendenza nei confronti dell'Europa, schierando l'istituzione su una posizione diversa dagli altri due componenti della “troika”, la Commissione europea e la Banca centrale europea, oltre che molti Governi dell'eurozona, sul caso Grecia, sul quale aveva assunto inizialmente una posizione subalterna. L'Fmi si è espresso in favore di una ristrutturazione del debito di Atene da parte dei creditori europei ed è finora rimasto fuori dal terzo salvataggio a favore della Grecia. Una delle critiche più forti al Fondo in passato da parte dei rappresentanti dei Paesi emergenti era che l'istituzione di Washington aveva adottato un atteggiamento più favorevole nei confronti degli Stati europei in difficoltà rispetto a quanto imposto ad altri Paesi nelle crisi precedenti.

In caso di riconferma, la signora Lagarde si troverà alle prese con un'economia mondiale che procede nell'incertezza e nella quale la “nuova normalità” rischia di essere rappresentata dalla mediocrità della crescita, come ha affermato lei stessa. E il caso Grecia continuerà a restare all'ordine del giorno, con la conclusione nei prossimi mesi della revisione del programma economico, che dovrebbe portare al via libera a una ristrutturazione del debito e a un nuovo coinvolgimento dell'Fmi ad Atene.

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