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Generali, si tratta sulle deleghe. Greco verso l'uscita anticipata

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Generali, si tratta sulle deleghe. Greco verso l'uscita anticipata

Il consiglio di amministrazione delle Generali non è ancora stato convocato ma, con ogni probabilità, si terrà la prossima settimana. Entro quella data, è l'obiettivo, si cercherà di capire quale strada percorrere per sciogliere ogni legame con l'attuale amministratore delegato, Mario Greco. La presenza del ceo al vertice del Leone, stante gli ultimi sviluppi, è ritenuta evidentemente non più opportuna. Ora si tratta però di capire quale sia la soluzione migliore per l'azienda, la prima opzione è di concordare un'uscita “amichevole” con modalità e tempistiche da definire (l'approvazione del bilancio 2015 è in calendario per il 17 marzo), la seconda, ma solo come estrema ratio, quella di procedere alla revoca dei poteri.

Tutto questo, imporrà un confronto con il ceo. Greco, come noto, si è reso disponibile a reggere il timone fino all'assemblea del 28 aprile e, da contratto, ha piena facoltà di farlo. Ecco perché andranno ben calibrate le mosse future. E di questo, probabilmente, hanno discusso ieri durante un lungo summit in Mediobanca Alberto Nagel, ceo di Piazzetta Cuccia (primo socio della compagnia), il presidente Gabriele Galateri di Genola, e Lorenzo Pellicioli, che nel cda del Leone rappresenta l'azionista De Agostini.

Il consiglio di amministrazione delle Generali non è ancora stato convocato ma, con ogni probabilità, si terrà la prossima settimana. Entro quella data, è l'obiettivo, si cercherà di capire quale strada percorrere per sciogliere ogni legame con l'attuale amministratore delegato, Mario Greco. La presenza del ceo al vertice del Leone, stante gli ultimi sviluppi, è ritenuta evidentemente non più opportuna. Ora si tratta però di capire quale sia la soluzione migliore per l'azienda, la prima opzione è di concordare un'uscita “amichevole” con modalità e tempistiche da definire (l'approvazione del bilancio 2015 è in calendario per il 17 marzo), la seconda, ma solo come estrema ratio, quella di procedere alla revoca dei poteri. Tutto questo, imporrà un confronto con il ceo. Greco, come noto, si è reso disponibile a reggere il timone fino all'assemblea del 28 aprile e, da contratto, ha piena facoltà di farlo. Ecco perché andranno ben calibrate le mosse future. E di questo, probabilmente, hanno discusso ieri durante un lungo summit in Mediobanca Alberto Nagel, ceo di Piazzetta Cuccia (primo socio della compagnia), il presidente Gabriele Galateri di Genola, e Lorenzo Pellicioli, che nel cda del Leone rappresenta l'azionista De Agostini.

Sul tavolo anche l'attuale dibattito a distanza con Greco. Nella missiva inviata al presidente Galateri per chiarire il perché ha deciso di non proseguire la propria avventura alle Generali, l'ad ha spiegato che dopo «diversi incontri con alcuni azionisti la difficoltà ad arrivare a una visione condivisa del mio ruolo in azienda nei prossimi anni è emersa in modo molto chiaro». Concetto poi ribadito nel corso di una conference call con gli analisti tenuta nel pomeriggio di ieri. Conference dalla quale, come hanno commentato alcuni analisti, gli ascoltatori «sono usciti con più domande che risposte». Una, in primis, la ragione che ha spinto il manager ad abbandonare Trieste, stante che, come da lui stesso dichiarato la decisione «non è dipesa da nessun specifico contrasto, né conflitto con gli azionisti che, al contrario, in questi tre anni hanno sempre fornito pieno supporto alla strategia e alla sua esecuzione».

Plausibile immaginare, come segnala qualcuno, che il richiamo di Zurigo si sia fatto sempre più forte mentre si faceva più debole il legame con il Leone. Ma d'altra parte, non poteva essere altrimenti, la trattativa per il rinnovo del contratto è durata ben sette mesi. Troppo per non pensare, già a dicembre quando i rapporti si sono fatti più tesi e la quadra non era ancora stata trovata, che l'intesa non si sarebbe mai chiusa. Eppure nessuno, tra i soci, immaginava un simile esito. Tutti, complice l'offerta messa sul tavolo (una compensation totale di 29 milioni di euro in tre anni) erano certi che alla fine Greco sarebbe rimasto alle Generali. Così non è stato. Ma, come ha assicurato Nagel nella mattinata di ieri, questo, a suo dire, non è stato il frutto di «una rottura» con gli azionisti. Piuttosto, è la lettura che dà il manager, si sarebbe trattato «di una decisione di mercato legittimissima e normale». «Confermo che siamo contenti del lavoro fatto - ha aggiunto - e non cambio idea perché una persona ha deciso di andarsene. Anzi, abbiamo puntato fino in fondo al suo rinnovo». Gli stessi consiglieri indipendenti hanno avuto sempre l'impressione che si lavorasse solo in quella direzione, che il sostegno al manager non sia mai mancato e che, in certe occasioni, sia stato registrato piuttosto un appiattimento del board sulle posizioni dell'ad.

Detto questo, la linea impressa da Greco è sempre stata sposata in toto ed ecco perché ora, come ha aggiunto Nagel, per Mediobanca è «importante» che ci sia «continuità e accelerazione nell'implementazione del piano» e che la storica partecipata «continui nel solco di quanto fatto, anche più velocemente». Ieri, intanto, il titolo ha leggermente arrestato la propria discesa chiudendo in ribasso dell'1,34% a 13,96 euro. Una soglia, comunque, poco gradita agli azionisti che stanno vedendo andare in fumo i progressi fatti dalle quotazioni dopo la “cura” Greco. Ecco perché, in generale, l'auspicio è quello di uscire dall'impasse velocemente.

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