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Telecom, Brasile in stand-by

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Telecom, Brasile in stand-by

  • –Antonella Olivieri

Il board Telecom, preparatorio per il piano industriale che sarà esaminato al prossimo appuntamento del 15 febbraio, è durato cinque ore per i consiglieri francesi: non solo i quattro espressi da Vivendi, ma anche Tarak Ben Ammar e Jean Paul Fitoussi sono usciti puntualmente alle 16 dalla riunione che è proseguita ancora per un po’ con gli altri partecipanti. Sul tavolo c’erano le linee guida del piano industriale, comprensivo di scenari alternativi su alcuni snodi strategici - in particolare il Brasile - che non è stato possibile sviscerare nel dettaglio nei tempi previsti. Ma, a quanto risulta, la riunione si è svolta in un clima sereno senza discussioni polemiche. Lo stesso ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, uscendo, ha parlato di «proficua discussione», precisando, anche se non è stato deciso nulla (come, del resto, da programma), «abbiamo lavorato molto».

Sul piano, che il 16 febbraio sarà illustrato alla comunità finanziaria a Londra, non sono in vista dunque “strappi”. L’impostazione generale resta quella di accelerare sulla banda ultralarga e di lavorare sulla convergenza tlc-contenuti, includendo non solo video, ma anche musica e giochi. Per metà febbraio però non saranno ancora maturi i tempi per decisioni strategiche - il posizionamento sul mercato domestico con Metroweb e all’estero in Brasile - perchè non saranno ancora disponibili tutti gli elementi necessari.

Sul versante Metroweb, infatti, solo la settimana prossima si avvieranno i contatti sul tema con le Authority. In calendario per ora c’è l’incontro con il presidente dell’Agcom Angelo Marcello Cardani, mentre non è ancora stato fissato un appuntamento con l’Antitrust sulla concentrazione. La disponibilità a collaborare con Metroweb per accelerare la copertura in fibra ottica - il piano passerebbe dalle 100 città già previste con la formula Ftth (Fiber to the home) a 240-250 Comuni - da parte del nuovo socio di riferimento francese c’è, purchè ce ne siano le condizioni: e cioè con un piano industriale che sia accrescitivo e con una governance che risulti accettabile. Sul primo punto, avendo le due parti aziendali fatto le loro valutazioni, è necessario un passaggio con le Authority, anche perchè in un’aggregazione con l’incumbent i prezzi dell’Ftth sono stabiliti in regime regolamentato. C’è inoltre il tema Metroweb Milano, la rete in fibra ottica meneghina già completata, da cui era ripartito l’interesse di Telecom nel settembre di due anni fa e poi momentaneamente accantonato per non complicare le discussioni. Capitolo che - se i nodi antitrust si scioglieranno - potrà essere riaperto, essendoci la disponibilità delle controparti a farlo.

Sul versante brasiliano (ieri era presente anche il ceo di Tim Brasil Rodrigo Abreu), il quadro dovrebbe essere più chiaro nel giro di tre-sei mesi. Esclusa l’eventualità di un’uscita dal mercato, anche perchè col real svalutato si tratterebbe di una svendita inaccettabile, sono due le opzioni strategiche, di portata differente. Una è il rafforzamento di Tim Brasil, in versione puro operatore mobile: nel qual caso l’opportunità di accrescere la quota di mercato si chiama Nextel. La seconda, che non necessariamente esclude la prima, è un’aggregazione con Oi che farebbe del nuovo polo il leader di mercato sia nel mobile che nel fisso. Un’ipotesi che offre il piatto ricco di 5-6 miliardi di euro (anche col cambio svalutato) di sinergie sprigionabili, ma che è anche la più complicata da dipanare. C’è un tema regolamentare forte, che non è solo il contenzioso fiscale e derivante dagli obblighi inevasi dell’incumbent, potenzialmente in grado di vanificare le sinergie. C’è anche la questione della concessione che scade nel 2025 e che, allo stato, pone per esempio obblighi onerosi sulla manutenzione della rete di cabine telefoniche. E, inoltre, in caso di fusione, la regole locali imporrebbero un percorso di rinegoziazione di tutte le frequenze.

D’altra parte Oi ha fretta di trovare una soluzione, considerato che - con tutta probabilità - questa primavera non sarà in grado di rispettare i convenants sul debito che, con una leva intorno alle 5 volte, è un’ipoteca pesante. Tant’è che recentemente l’incumbent brasiliano ha arricchito la schiera dei suoi advisor, affiancando alla banca d’affari locale Btg Pactual, anche due banche europee, Santander e Barclays, con mandato per la ristrutturazione finanziaria e le opzioni strategiche: due questioni di fatto collegate.

Anche il dossier Inwit non sarà completato per metà febbraio, dato che il giro delle offerte vincolanti è previsto per il mese successivo. Sul tavolo ci sono due alternative: o la cessione del 45% per la quale si è fatto avanti il tandem Cellnex-F2i o quella del 29,9% proposta da EiTowers. Tra le due offerte ballano più di 300 milioni, ma nel secondo schema Telecom manterrebbe, seppur di poco, la maggioranza della società delle torri mobili che resterebbe quotata.

Nella riunione di ieri oltre allo scenario-base - che potrebbe anche chiamarsi “budget” del piano con la previsione di investimenti, efficienze e obiettivi di ricavi/utili - sarebbero stati toccati anche altri argomenti quali l’ipotesi di riorganizzare l’area information technology con un parziale outsourcing e la valorizzazione di Sparkle con nuove rotte internazionali da coprire.

Da segnalare infine che ieri Beni Stabili ha perfezionato la cessione a Telecom di un complesso immobiliare nella periferia sud di Roma per 50,2 milioni.

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