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Imprese e credito, Mattioli (Confindustria): la situazione…

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La tavola rotonda

Imprese e credito, Mattioli (Confindustria): la situazione è migliore ma deve crescere

In tempi di economia “post bellica”, con una produzione industriale calata di oltre il 20%, il tema è il sostegno da parte del sistema bancario alle imprese dell'eccellenza. Quelle che tirano le esportazioni e che fanno innovazione. È questo il filo rosso che attraversa gli interventi della tavola rotonda che ha chiuso, al Lingotto di Torino, la due giorni di lavori di Assiom Forex, moderata dal direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano.

Si comincia dai fatti. Il rapporto tra imprese e credito. Con una attenzione però ai movimenti nel settore bancario in direzione di una nuova fase di aggregazione. A cominciare dal dossier Bpm Banco popolare. «Va da sé che il consoldiamento è fondamentale - sottolinea Giuseppe Castagna, consigliere delegato e direttore generale di Banca Popolare di Milano - Abbiamo percorso una strada in salita, non è stato facile trovare un partner e ora questa strada ci ha lasciato con pochi possibili partner. A questo punto stiamo stringendo per capire se effettivamente il matrimonio si può fare». Se la fusione si farà, aggiunge, «sarà bello sapere che non è stato solo un atto di coraggio, ma anche di consapevolezza e un atto importante per il sistema bancario italiano».

Il tema sul campo è il rapporto tra le imprese e le dinamiche del credito. È migliorato sottolinea Licia Mattioli, a capo degli industriali di Torino e responsabile, per la Confindustria nazionale, del capitolo internazionalizzazione. «Le imprese che non riescono a ottenere credito dalle banche erano oltre il 14% nel pieno della crisi. Oggi siamo al 9 per cento. La situazione è migliorata dunque, anche se prima della crisi la percentuale si fermava al 6 per cento, comunque un terzo in meno rispetto alla situazione attuale». Ed è migliorata anche la percezione presso gli imprenditori, «con un Delta positivo di 4 punti tra gli imprenditori che dichiarano di avere difficoltà a reperire fondi dal sistema bancario e quelli che invece indicano un andamento positivo». La percezione dunque è che l'accesso al credito oggi sia migliorato «ma deve comunque crescere». La collaborazione tra banche e imprese «va consolidata», ha proseguito Mattioli, «perché aiuta la banca a capire di più l'impresa. Le aziende non sono solo numeri di bilancio, ma asset e know-how. Oggi ci sono aziende eccellenti in difficoltà e non solo a causa dei mercati. Le banche devono anche aiutarle a trasformarsi in aziende di dimensione globale. La banca può fare molto per l'internazionalizzazione delle imprese, per aiutarle ad andare all’estero, per aiutarle nelle competenze economiche, finanziarie, assicurative, nella digitalizzazione e nell'e-commerce».

Alcuni nodi strutturali restano. Tocca a Gaetano Miccichè, direttore generale e responsabile della divisione Corporate e Investment banking di Intesa Sanpaolo, metterli sul tavolo. «Il tema dell'Italia - dice - è il problema delle dimensioni delle imprese. Abbiamo aziende troppo piccole e spesso sottocapitalizzate, con un livello di indebitamento con il sistema bancario che è il più alto d'Europa». In questo contesto, con un paese «che ha un patrimonio industriale unico», sintetizza Brunello Cucinelli, presidente e consigliere delegato della Brunello Cucinelli Spa, la partita si gioca anche sui crediti incagliati. Quelli che raccontano di una difficoltà, temporanea o di mercato, di un’azienda e su cui, insiste Miccichè, le banche devono poter fare la differenza. «La massa degli incagli è tale che il rischio che diventino sofferenze è alto e il sistema bancario non se lo può permettere», aggiunge Miccichè. E questo non significa giocare in difesa.

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