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Bpm-Banco, vertice fiume sulla fusione

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Bpm-Banco, vertice fiume sulla fusione

  • –Marco Ferrando

I nodi restano, e neanche un lungo vertice tra i manager e gli advisor è bastato a scioglierli. Morale: la trattativa tra Bpm e Banco Popolare per un’integrazione prosegue a oltranza, da diverse parti ieri sera traspariva una certa preoccupazione ma l’obiettivo resterebbe quello di chiudere nel giro di qualche giorno. Svelando i contorni dell’operazione il 14 febbraio, o al massimo il 21. Non prima, comunque, di aver ricevuto un avallo di massima da parte della Bce, che finora non è stata investita della partita nei dettagli.

La strada che potrebbe portare alla nascita del terzo gruppo bancario italiano, con 120 miliardi di crediti e 2.500 filiali, ieri è passata da Piazzetta Cuccia. Secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, nella sede di Mediobanca, infatti, alle 11 si sono date appuntamento due ampie delegazioni di Bpm e del Banco Popolare, con i due ceo Giuseppe Castagna e Pier Francesco Saviotti accompagnati dalle prime linee del management e dagli advisor (Lazard e Citi da un lato, Bofa, Mediobanca e Colombo dall’altro).

Al centro del confronto, serrato e durato diverse ore, i profili industriali e finanziari dell’operazione, ma anche la governance, e i concambi. In pratica, in una sorta di sessione plenaria si sono messi sul tavolo i singoli argomenti affrontati nei giorni scorsi, che in alcuni casi vedono le due parti ancora non allineate; è così sul tema della governance il fronte lombardo rivendica l’assegnazione delle deleghe strategiche al Ceo del futuro gruppo, carica che verrà ricoperta da Giuseppe Castagna. Verona chiede che le principali deleghe operative (Finanza, Pianificazione strategica) siano in mano al direttore generale, che dovrebbe essere Maurizio Faroni (Banco). Tra le opzioni possibili c’è anche quella di creare una co-direzione generale: a fianco di Faroni, si attribuirebbero a Salvatore Poloni (Bpm) le deleghe su Organizzazione e Operations. Altro tema, la suddivisione dei membri del Cda del nuovo gruppo. Se all’inizio si ragionava su una spartizione dei 19 membri del Cda con 7 in quota Bpm contro 9 in quota Banco, oggi le trattative vanno nella direzione di un riequilibrio a favore di Piazza Meda. L’ipotesi di massima prevede 8 consiglieri a Bpm (quota in cui dovrebbe essere considerato il Ceo Castagna), 8 al Banco mentre i rimanenti 3 sarebbero indipendenti. Resta invece assodato che il presidente del Cda sarà Carlo Fratta Pasini (Banco) mentre a Pier Francesco Saviotti andranno le redini del Comitato strategico.

Altro versante delicato è quello dei concambi. C’è da definire, infatti, quale sarà il periodo di riferimento che determinerà il prezzo medio dei due titoli su cui si calcoleranno i rapporti di cambio: più si va indietro, più si favorisce il Banco, che ieri ha guadagnato l’1,50% ma ormai da tempo capitalizza meno di Bpm (ieri +3,99%). L’indicazione di massima, comunque, è di un rapporto 12 azioni Bpm per una del Banco.

L’esito della trattativa non è scontato perché - nonostante la comune volontà di chiudere - nessuna delle due parti sembra disposta a fare ulteriori concessioni. Per diversi motivi, non ultimo quello delle assemblee che (ancora con il voto capitario) dovranno approvare l’operazione. Un passaggio tutt’altro che formale, soprattutto in Piazza Meda dove da sempre gli umori dei soci sono difficili da interpretare fino alla vigilia. E dove alcune sigle sindacali, Fabi in testa, hanno chiaramente fatto intendere di non essere disposte a un ruolo da comprimarie. Altro step, come accennato, sarà quella della Bce: finora la Vigilanza è stata informata delle trattative solo nell’ambito dei quotidiani scambi tra le banche e i team di supervisione, ma - qualora si approdi a un accordo - prima di renderlo pubblico andrà sottoposto ai funzionari di Francoforte. Nella migliore delle ipotesi, la settimana prossima.

Intanto, le trattative fervono anche in vista del rinnovo del Consiglio di Sorveglianza di Piazza Meda: accanto alle candidature di Mauro Paoloni e Marcello Priori (attuali vicepresidenti in quota Fabi e Uilca), crescono le quotazioni di Graziano Tarantini (oggi al vertice di A2A e Banca Akros) per la presidenza del Cds. Se eletto, Tarantini dovrà traghettare Bpm dal rinnovo di aprile fino all’assemblea di delibera della fusione, attesa tra settembre e ottobre.

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