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Credit Suisse, maxi perdita

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Credit Suisse, maxi perdita

  • –Lino Terlizzi

LUGANO

Il nuovo ceo spinge sull’acceleratore per quel che riguarda la pulizia dei conti e il rosso si fa profondo per Credit Suisse. Il gruppo bancario elvetico ha chiuso il 2015 con una perdita netta di 2,94 miliardi di franchi, contro l'utile netto di 1,87 miliardi di franchi dell'anno prima.

Nel solo quarto trimestre 2015 la perdita netta è stata di 5,83 miliardi di franchi.

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Alle difficoltà legate al contesto economico e alla ristrutturazione in atto, e ad alcune battute d'arresto sul piano operativo, si sono sommati soprattutto ingenti oneri straordinari. Gli azionisti avranno comunque un dividendo. Ma questa buona notizia non è bastata a compensare l'impatto di una perdita annuale che è superiore alle attese di buona parte degli analisti e degli operatori. Alla Borsa di Zurigo il titolo Credit Suisse ieri ha perso il 10,89%, a 14,73 franchi.

Il ceo Tidjane Thiam, top manager franco-ivoriano che nel luglio scorso ha sostituito l’americano Brady Dougan, in ottobre ha varato una ulteriore riorganizzazione e ha poi deciso anche per una ripulitura concentrata dei conti. Sul quarto trimestre 2015, in particolare, hanno pesato oneri per 3,8 miliardi di franchi legati alla ormai lontana acquisizione (nel 2000) della americana Donaldson, Lufkin & Jenrett. Il capitolo non è finito, perché altri oneri supplementari collegati all’operazione dovranno in seguito probabilmente essere inseriti. I costi legati alla ristrutturazione annunciata in ottobre hanno pesato in ragione di 355 milioni di franchi. Il programma di risparmi ora sarà ampliato, ci sarà un'accelerazione nella prevista soppressione di 4 mila impieghi. Gli accantonamenti per contenziosi e vertenze sono pari a 564 milioni di franchi. Una rivalutazione del debito ha originato una perdita di 697 milioni di franchi.

Come la connazionale e concorrente Ubs, Credit Suisse ha tre rami principali di attività: gestione di patrimoni e investment banking a livello globale, retail banking a livello di mercato svizzero. Dopo la crisi finanziaria degli anni passati, entrambe le grandi banche elvetiche hanno ridotto in parte la presenza nell’investment banking (soprattutto nelle attività a maggior grado di rischio), rilanciando la centralità della gestione di patrimoni. Ubs ha peraltro chiuso il 2015 con un utile netto considerevole, frutto sia del buon andamento operativo che di fattori fiscali. Per Cs il fine 2015 si è trasformato invece in un altro passaggio molto delicato. Il gruppo prevede un proseguimento della volatilità sui mercati finanziari in questo primo trimestre 2016. Il ceo Thiam ha comunque confermato gli obiettivi di rilancio del gruppo. Il nuovo Ceo del Credit Suisse ha anche definito “infondate” le voci su una cessione del ramo investment banking.

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