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Il mercato guarda alla Bce aspettando uno scudo sulle banche

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Il mercato guarda alla Bce aspettando uno scudo sulle banche

Lo sviluppo economico non prospera senza finanziamenti adeguati a imprese e famiglie. In Europa, l’economia bancocentrica si regge sul credito bancario. L’attacco alle banche di questa settimana, scaturito da un mix di fondamentali e speculazione, se ripetuto nel tempo rischia di incrinare il meccanismo di trasmissione della politica monetaria della Bce: serve un “whatever it takes” bancario?

Nei prossimi trenta giorni, fino alla conferenza stampa del presidente della Bce Mario Draghi, i mercati non si daranno pace. Nuovi interventi convenzionali e non da Francoforte sono considerati oramai decisivi per sostenere l’economia e combattere la bassa inflazione in Europa, in uno scenario internazionale divenuto più ostile. A trarre beneficio dalle prossime mosse di Draghi dovranno essere anche le banche europee, tracollate questa settimana in Borsa per un insieme di fattori negativi per i loro bilanci: il prezzo del petrolio e delle materie prime (che affossano le grandi imprese nel settore energetico e i Paesi emergenti), l’habitat dei rendimenti ai minimi storici e i tassi negativi sui depositi Bce; i postumi della lunga recessione sui crediti deteriorati (ammontano a 900 miliardi le sofferenze bancarie nell’Eurozona) e il timore rinnovato di un rallentamento economico globale ed europeo. Il flusso del credito bancario è essenziale per sostenere la crescita in Europa (un’economia bancocentrica che si finanzia per almeno il 90% dalle banche): gli istituti di credito vanno dunque protetti, tenuto conto che l’Unione bancaria è incompiuta e il Piano Juncker inadeguato, e che è in corso il deleveraging bancario, il bail-in e il rigore ferreo sui conti pubblici gravati da eccesso di debito. Nell’ultimo bollettino economico, la Bce sostiene che gli sviluppi recenti nel sistema europeo di vigilanza e risoluzione (fra cui le riserve di capitale anticicliche, i requisiti in materia di patrimonio totale disponibile per assorbire le perdite TLAC e la direttiva sul risanamento e la risoluzione delle banche BRRD) “contribuiscono a correggere gli incentivi distorti dall’aspettativa di un intervento di sostegno pubblico” ma anche che “è possibile che nel breve periodo la nuova regolamentazione vincoli il credito”.

I mercati rovisteranno questo mese nella cassetta degli attrezzi di Draghi, sperando di trovare l’ennesimo game changer e rimpiangendo i tempi andati del “whatever it takes” e delle OMTs (acquisti della Bce di titoli di Stato dei Paesi che chiedono aiuto) che fecero rientrare di colpo la crisi indomabile del debito sovrano europeo. Una sorta di “whatever it takes” in aiuto alle banche c’è stato, ha preso diverse forme, per ricordare le principali: le LTRO triennali che prestarono a tassi vigenti mille miliardi (ma sono scadute); l’estensione della potenzialità dell’ELA (le linee di liquidità d’emergenza che hanno contribuito enormemente al salvataggio della Grecia); le operazioni di rifinanziamento senza limite di importo; ora le TLTRO che potrebbero essere potenziate dal Board il 10 marzo.

I mercati non escludono che Draghi tagli nuovamente il tasso negativo delle deposit facilities (ora -0,30%) ma questo intervento danneggerebbe indirettamente le banche e quindi potrebbe essere bilanciato da altro. Cosa? I mercati speculano: un aumento dell’importo dagli attuali 60 ad almeno 70 miliardi degli acquisti mensili di titoli nel QE; un’ulteriore estensione dall’attuale Marzo 2017 che con il reinvestimento di cedole e rimborsi ha già aumentato di 680 miliardi la portata dagli iniziali 1.140 miliardi del QE. Si guarda anche a un allentamento di alcuni vincoli sulle modalità di acquisto titoli: togliere il 33% massimo per singola emissione (che restringe il bacino già scarso dei bond pubblici tedeschi) e la soglia del tasso delle deposit facilities tolta come tetto al rendimento minimo; revisione del meccanismo della capital key che prestabilisce le grandezze degli acquisti per Paese. Un paniere più ampio di titoli acquistabili (già esteso di recente dalla Bce accludendo le obbligazioni emesse da Regioni ed enti locali per rimpolpare i bond tedeschi) è quanto più gradirebbero i mercati che si spingono a proporre nuove categorie: le cartolarizzazioni delle sofferenze bancarie; le obbligazioni societarie (un pool da quasi 900 miliardi con rating sopra la “BBB”); i prestiti a famiglie e imprese (quasi 10mila miliardi di contratti).

Un whatever it takes bancario se necessario, per controbilanciare l’effetto destabilizzante dei tassi negativi e del bail-in e oliare i meccanismi di trasmissione della politica monetaria senza azzardo morale, vedrebbe bene la possibilità sotto circostanze speciali da parte della Bce di acquistare i senior bond emessi dalle banche con un rating e un flottante minimo, una forchetta sulle scadenze (ora il QE tocca bond tra i 2 e i 30 anni di vita residua). Ma la Bce controlla le banche con il Meccanismo di vigilanza unico ed entrerebbe in conflitto d’interessi. Tuttavia oltre agli asset quality review, gli stress test e nuove strette sui requisiti patrimoniali, le banche dovranno essere protette dagli attacchi della speculazione e messe nella condizione di erogare credito.

.@isa_bufacchi

isabella.bufacchi@ilsole24ore.com

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