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Il rally dell’oro prende in contropiede il guru John Paulson

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Il rally dell’oro prende in contropiede il guru John Paulson

  • –di Sissi Bellomo

Anche gli investitori più affezionati all’oro sono stati presi in contropiede dal risveglio delle quotazioni del metallo nel 2016. Nell’ultimo trimestre dell’anno scorso la Paulson & Co, società di hedge funds del celebre John Paulson, ha liquidato il 37% delle quote dell’Etf Spdr Gold Trust che aveva in portafoglio: una mossa incauta col senno di poi, perché da gennaio il lingotto si è apprezzato di quasi il 15%, qualificandosi come uno dei migliori investimenti in assoluto.

Dopo quattro giorni di ribassi, probabile conseguenza della ripresa dei listini azionari, l’oro ieri è risalito sopra 1.200 dollari l’oncia in attesa delle minute della Federal Reserve. La settimana scorsa si era spinto fino a 1.263,48 dollari a Londra, un record da un anno, ma in dicembre - quando la Fed ha rialzato i tassi di interesse per la prima volta dal 2006 - era affondato a 1.045,85 $, il minimo da 6 anni. Sulla sostenibilità dell’attuale rally dell’oro gli analisti sono divisi: Goldman Sachs lo dà per finito, invitando a posizionarsi “corti” in vista di una caduta a 1.100 $ entro 3 mesi e 1.000 $ entro 12 mesi, mentre altri stanno rivedendo le previsioni al rialzo.

Paulson in ogni caso non ha del tutto rinnegato il metallo prezioso, di cui è stato per anni uno dei “fans” più accaniti: dalle comunicazioni alla Sec risulta che al 31 dicembre possedeva ancora 5,8 milioni di quote del maggior Etf sull’oro fisico, per un valore di 586 milioni di $. Ma la sua posizione si è ridotta molto nel tempo: Paulson in passato era arrivato a possedere 31,5 milioni di quote dell’Spdr Gold Fund, una scommessa che nel 2010 gli era fruttata ben 5 miliardi di $, un colpo ancora più grande di quello da 4 miliardi che aveva messo a segno nel 2007 puntando contro la bolla immobiliare Usa.

Il più famoso dei “gold bulls” potrebbe forse essere tornato ad aumentare la sua esposizione all’oro. Di certo, di fronte alla volatilità dei mercati e alla rinnovata cautela della Fed sui tassi, sono in molti ad averlo fatto: i flussi di investimento negli Etf quest’anno sono saliti tanto da cancellare l’effetto dei riscatti nel 2015. All’11 febbraio, stima Ubs, il patrimonio globale era aumentato di 3,86 milioni di once, con investimenti che per il 66% si sono diretti sull’Spdr Gold Trust, quotato negli Usa: lo strumento più amato dai fondi, in quanto è di gran lunga il più liquido degli Etf.

Almeno nell’ambito degli Etf, l’oro non è comunque il bene rifugio preferito di quest’anno. Al primo posto, rileva Bloomberg, c’è l’iShares 20+ Year Treasury, che investe nelle scadenze più lunghe dei titoli di Stato americani: negli Usa ha attirato 2,9 miliardi di $ (+30%), più del triplo rispetto agli Etf sull’oro.

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