Sul fatto che i tassi sottozero servano davvero a qualcosa i dubbi si moltiplicano. Come spiega Patrizia Bussoli, responsabile asset allocation obbligazionaria di Fideuram Investimenti, quella dei tassi negativi è una misura che è meglio adottare temporaneamente. Indebolendo i margini delle banche, infatti, finisce per rendere fragile l'unico vero canale di trasmissione del credito all'economia reale. Quello che gli analisti di Morgan Stanley definiscono il «pericoloso esperimento» dei tassi negativi potrebbe erodere il 5-10% dei profitti degli istituti di credito, ha calcolato la banca americana.
Poi bisogna interrogarsi sul futuro. Quanto è lontana la prossima recessione? Perché gli Stati Uniti, nonostante tutto, stanno cercando di rialzare i tassi? Forse perché il fatto di entrare in una futura e fisiologica recessione coi tassi sottozero significa non avere - come Banca centrale - più munizioni da sparare. «Probabilmente - spiega Patrizia Bussoli - è meglio che l'Eurotower lavori su modifiche del piano di acquisto», cioè il quantitative easing europeo.
Di più. Come nota Matthew Lynn sul “Telegraph”, l'Europa rischia di imboccare il sentiero già percorso dal Giappone, che ha mantenuto tassi bassissimi dal lontano 1999 (se si eccettua un piccolo rialzo nel 2000, subito rientrato). Dopo aver sparato tutte le sue munizioni - tassi bassi, anzi ora sottozero, e monumentali quantitative easing - Tokyo si ritrova esattamente alla casella di partenza: in recessione e deflazione. Ancora inesorabilmente prigioniera della sua ventennale “trappola della liquidità”. La speranza è che l'Europa non faccia la stessa fine.
Se poi passiamo dalla macroeconomia a quella “micro”, ossia alla vita di tutti i giorni, scopriamo che i tassi sottozero - se portati all'estremo, anche come durata - potrebbero rivoluzionare le nostre vite. Vediamo.