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Vivendi punta al 24,9% di Telecom Italia

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Vivendi punta al 24,9% di Telecom Italia

  • –Carlo Festa

Vivendi sale nel capitale di Telecom Italia e potrebbe ora puntare al 24,9% del gruppo telefonico, fermandosi cioè poco sotto la soglia del 25% che farebbe scattare l’opa obbligatoria .

La mossa francese, come è già capitato con Mediaset qualche giorno fa sulla scia del presunto interesse per Premium, ha fatto alzare le antenne del mercato: così il titolo Telecom Italia è tornato ad essere un osservato speciale di Piazza Affari e ha terminato la seduta in crescita del 5,55 per cento.

Il gruppo guidato da Vincent Bolloré, tra il 16 e il 19 febbraio, ha infatti acquistato circa 190,2 milioni di azioni ordinarie di Telecom Italia, pari a circa l’1,4% del capitale, per 161,4 milioni di euro. Con queste operazioni, comunicate attraverso l’internal dealing, il gruppo francese è salito dal 21,39% al 22,79% circa in Telecom. Da rilevare che l’operazione è anche servita a ridurre leggermente il prezzo di carico dei titoli Telecom in mano a Vivendi che, per accumulare il 21,39%, aveva rilevato le azioni a un prezzo medio di 1,14 euro.

Con questo successivo shopping l’azienda francese ha approfittato delle quotazioni contenute raggiunte dalle azioni di Telecom Italia, che ieri malgrado il rialzo dei prezzi scambiava a 0,9035 euro. Tuttavia l’operazione potrebbe essere anche stata studiata per evitare una diluizione eccessiva di Vivendi a fine anno, quando ci sarà la conversione del bond convertendo di Telecom Italia.

L’operazione è comunque un’ulteriore conferma della strategia dell’azionista di riferimento. A spiegarlo è stato anche l’amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, che ha commentato a margine del World Mobile Congress di Barcellona la salita della società guidata da Arnaud de Puyfontaine nel capitale del gruppo italiano. «Non cambia la situazione di azionista di riferimento - ha sottolineato l’Ad - e conferma la strategia che l’azionista ha sempre detto di avere».

Ma sono anche altri i fattori che stanno sostenendo il titolo Telecom Italia. Da molti osservatori viene fatto infatti notare che il presunto interesse di Vivendi per Mediaset Premium alimenta l’accattivante progetto di alleanza a tre in Italia: appunto tra il colosso multimediale transalpino leader nei paesi dell’Europa mediterranea, la controllata Telecom Italia (come autostrada per veicolare i contenuti) e Mediaset, che i contenuti li produce e che avrebbe bisogno di un socio per rivitalizzare la sua piattaforma digitale sotto pressione per l’ingente investimento (circa 650 milioni secondo gli ultimi rumors) effettuato sui diritti della Champions League.

La Borsa è così stata affascinata dal progetto di integrazione tra Tlc e media,a dir la verità non nuovissimo, e a poco è servito che una fonte vicina al gruppo francese abbia negato a Reuters un’offerta imminente per Premium, anche a causa dell’impegno profuso su altri fronti italiani: Vivendi starebbe infatti acquistando una quota della società di produzione Cattleya.

Ma, come detto, sono almeno ancora altri due i fattori che stanno catalizzando gli acquisti sul titolo Telecom Italia. Si scommette infatti su una vendita a multipli interessanti di Inwit, la società delle torri di trasmissione che l’ex-monopolista telefonico ha messo in vendita conferendo un incarico a Deutsche Bank.

Le proposte finali per Inwit verranno presentate a marzo e in gara ci sono tre soggetti: una cordata tra Cellnex e F2i, Ei Towers e, infine, American Tower. Ma hanno fatto un certo clamore, per la decisione dei toni, le parole dell’intervista rilasciata dall’Ad di Cellnex, Tobias Martinez Gimeno, che si è detto convinto che il gruppo iberico riuscirà a spuntarla sulle offerte dei concorrenti e conquisterà Inwit.

Ultimo fattore che fa di Telecom Italia un osservato speciale è il fronte sudamericano, dove sembra riaprirsi la vendita di Telecom Argentina a Fintech, dopo che l’authority per le comunicazioni di Buenos Aires ha dichiarato di essere disponibile a rivedere la sua opinione circa la proposta, dopo averla bocciata lo scorso 26 ottobre.

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