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Intesa per un gasdotto transcontinentale dalla Russia all’Italia

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Intesa per un gasdotto transcontinentale dalla Russia all’Italia

Colpo di scena nell’eterno risiko dei gasdotti. La Russia ha rispolverato l’idea di costruire una pipeline che la colleghi direttamente all’Italia, come doveva fare secondo il tracciato originario l’ormai defunto South Stream. Stavolta la conduttura dovrebbe però arrivare in Puglia, attraverso la Grecia. E il partner locale non sarebbe più Eni ma Edison.

Il progetto è ancora in fase embrionale, ma è qualcosa di più di un’idea astratta: Gazprom ha siglato un Memorandum di intesa con la società di Foro Buonaparte e con la greca Depa, che impegna le parti a sviluppare un progetto di gasdotto «funzionale all’apertura di una nuova rotta di approvvigionamento di gas naturale». La cerimonia è avvenuta ieri a Roma, dopo un incontro tra il numero uno di Gazprom, Alexey Miller, e il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi.

«Lo sviluppo di capacità di trasporto intraeuropeo - ha sottolineato Miller - è un elemento importante per garantire forniture affidabili di gas, compreso il gas russo». Il progetto, ha aggiunto il ceo di Ediso Marc Benayoun, sarà perseguito «nel pieno accordo con le normative europee» e «favorirà la sicurezza del sistema di approvvigionamento italiano e il ruolo del Paese come principale hub sud-europeo del gas».

Non è chiaro se la nuova ipotesi di gasdotto mandi in pensione il progetto Turkish Stream, affossato dalle relazioni difficili tra Mosca e Ankara. I russi sembrano invece tuttora decisi a perseguire, in parallelo, anche il raddoppio di capacità del Nord Stream, che approda in Germania. L’obiettivo resta comunque aggirare l’Ucraina, attraverso la quale passa tuttora una buona parte delle esportazioni di gas russo (il 100% nel caso di quelle dirette in Italia), ma che dal 2019 potrebbe rappresentare un problema anche economico, oltre che politico, poiché scadranno i contratti di transito firmati con Kiev.

Gazprom non ha scelto a caso i suoi partner. Edison e Depa avevano infatti promosso il gasdotto Itgi Poseidon, in gara contro Tanap-Tap per trasportare in Europa il gas azero di Shah Deniz. Il progetto era poi risultato perdente, ma non era mai stato accantonato, anche perché alcune tratte erano già funzionanti, mentre quelle da realizzare - tra Grecia e Italia - avevano ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie, comprese quelle per l’approdo a Otranto. Anche gli accordi intergovernativi esistono già, firmati non solo da Roma e Atene ma pure dalla Turchia. Adesso è praticamente cosa fatta anche l’interconnessione Grecia-Bulgaria, che permetterebbe di servire i clienti balcanici:  dopo oltre 10 anni di rinvii, lo scorso dicembre l’investimento è stato finalmente autorizzato dai soci (Edison, Depa e la bulgara Beh).

Si tratta di una serie di vantaggi non indifferente per i russi, che ora potrebbero rilanciare con forza il progetto Itgi Poseidon, anche se paradossalmente era stato studiato e promosso proprio per alleggerire la dipendenza energetica da Mosca. Le società che hanno siglato il Memorandum affermano di voler «utilizzare nella massima misura possibile le attività già eseguite».

Quanto al tratto Russia-Grecia, Gazprom potrebbe resuscitare la tratta offshore del South Stream nel Mar Nero, che puntava verso la Bulgaria, la cui costruzione era stata interrotta bruscamente nel 2014, interrompendo il contratto con Saipem. In alternativa, se i rapporti con la Turchia diventassero più distesi, potrebbe rafforzare con minor spesa il gasdotto sottomarino Blue Stream.

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