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Weidmann: non si possono ignorare i rischi degli allentamenti monetari

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politiche monetarie

Weidmann: non si possono ignorare i rischi degli allentamenti monetari

Il presidente della Bundesbank e consigliere della Bce, Jens Weidmann, ha chiesto di considerare rischi ed effetti collaterali di una politica monetaria ultra-accomodante. Durante la presentazione del bilancio 2015 della Bundesbank Weidmann, parlando di un possibile ulteriore rafforzamento delle misure messe finora in campo dalla Banca Centrale Europea a causa dell'inflazione troppo bassa, ha sottolineato come questi rischi collaterali «non possono essere semplicemente ignorati».

«Non voglio parlare nel dettaglio - ha detto Weidmann - dei possibili strumenti a disposizione della Bce anche perché prima bisogna decidere che è necessario agire. È chiaro, tuttavia, che la struttura degli strumenti che andremo a scegliere, se decideremo di agire, ha conseguenze sulla loro efficacia: quindi è prevedibile che non discuteremo soltanto degli strumenti che già esistono, ma anche di possibili alternative che ne aumentino l’efficacia».

Il Consiglio direttivo della Bce ha in programma una riunione per il prossimo 10 marzo a Francoforte e, secondo quanto stimato dagli analisti, dovrà nuovamente correggere in senso espansivo le politiche finora dottate, visto che appare ormai scontata una revisione al ribasso delle stime per l’inflazione nell’area euro. Sempre il 10 marzo, infatti, verranno diffuse le nuove stime su Pil e inflazione dell’eurozona per gli anni dal 2016 al 2018. Sulla base delle nuove stime, ha detto Weidmann, il Consiglio «esaminerà l’orientamento delle sue politiche».

Nell’area dell’euro, ha poi sottolineato Weidmann, «continuerà la fase di graduale ripresa. Nel complesso le prospettive dell’eurozona non sono poi così male come a volte vengono dipinte». Il calo del greggio, ha spiegato il numero uno della Bundesbank, pur con effetti negativi sull’andamento dell’inflazione, «è sicuramente positivo dal punto di vista congiunturale». Anche la Germania, ha aggiunto, «dovrebbe confermare la fase di crescita nel 2016 e questo malgrado le recenti turbolenze sui mercati finanziari».

Sul possibile stop all’emissione di banconote da 500 euro, una mossa in discussione nell’area euro come strumento di contrasto alla criminalità e al riciclaggio, «un’argomentazione importante è che non possiamo, in alcun modo, danneggiare la fiducia dei cittadini europei nella valuta comune e questa, delle banconote da 500 euro, ha il potenziale per farlo».

La perdita di fiducia, ha poi spiegato Weidmann, potrebbe diventare concreta «se diciamo ai cittadini europei che una qualsiasi banconota, che hanno in portafoglio, perderà validità in un qualche momento nel tempo. Ed è per questa ragione che la Bundesbank, al momento del passaggio all’euro, ha deciso di permettere la conversione di marchi in euro senza alcun limite di tempo».

Weidmann ha detto di non essere a conoscenza di una dichiarazione di intenti, già concordata nel Consiglio della Bce, sullo stop all’emissione delle banconote da 500 euro: «Non ci sono decisioni, ma c’è un comitato tecnico che sta discutendo delle questioni operative. Non bisogna sottovalutare i problemi operativi collegati a una tale, eventuale decisione; si tratta di un terzo in valore del contante in circolazione e, anche se i cittadini non ne hanno molte in portafoglio, nondimeno questo taglio è stato utile in passato per superare situazioni di impasse, ad esempio in scenari di elevata incertezza come durante il picco della crisi finanziaria, per garantire la circolazione in contanti».

Il presidente della Banca centrale si è poi soffermato sul tema caldo della deviazione dal percorso di riduzione del deficit nei Paesi dell’area euro, e in particolare sull’Italia, impegnata in un confronto non facile con Bruxelles sui margini di flessibilità: «Bisogna vedere - ha osservato Weidmann - come la Commissione europea affronterà il caso Italia sulle regole di bilancio e di quanto l'Italia si senta vincolata a queste regole vista la sua percentuale di debito sul Pil che non è marginale». La risposta, in ogni caso, «non può essere che noi non accettiamo la giusta valutazione del rischio sui titoli di Stato e le giuste modifiche regolamentari proposte dalla Bundesbank che non sono altro che la correzione di una distorsione, la risposta può essere solo avere conti pubblici così solidi nei singoli Paesi da poter sopportare il livello dei tassi».

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