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Mercati inquieti nel post G20. Appuntamento a maggio al G7

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Mercati inquieti nel post G20. Appuntamento a maggio al G7

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TOKYO – Meglio di niente, certo. Ma siamo lontani da concreti impegni collettivi per una manovra coordinata di stimoli pubblici finalizzata al rilancio dell'economia globale. Cosi' la prima reazione dei mercati asiatici al G20 di Shanghai appare cauta, mentre detta nuove inquietudini l'apertura di settimana dei mercati cinesi con una scivolata ai minimi da 15 mesi.

IL PROBLEMA DEL “COLLETTIVAMENTE”. Formalmente, il comunicato del G20 finanziario appare rassicurante per gli investitori. Anzitutto, si esclude che siamo di fronte ai prodromi di una nuova crisi finanziaria globale, pur ammettendo che i rischi “downside” sono aumentati. In secondo luogo, si riconosce che la politica monetaria da sola non basta: l'impegno e' a utilizzare anche gli strumenti fiscali e di riforma strutturale, individualmente e collettivamente, per stimolare crescita, investimenti e stabilita' finanziaria. Il problema sta nel “collettivamente”: di fatto, l'aspettativa del lancio coordinato di un pacchetto di stimoli pubblici – sul modello di quanto accaduto dopo la crisi finanziaria globale del 2008 – o di coordinamenti nelle politiche valutarie non ha trovato concreto riscontro. A Shanghai sono piuttosto balzate in evidenza le divisioni non solo sulle politiche dei tassi negativi ma anche sull'idea-base di “comprare crescita con piu' debito”. Su quest'ultimo punto la Germania e' parsa intrattabile, mentre il governatore della Bank of England ha esplicitato le sue forti critiche ai tassi negativi, sostenendo che servono solo a indebolire il cambio e per il resto posso avere chiari effetti controproducenti.

IL FATTORE VALUTARIO. Come al solito, il G20 dichiara l'impegno a evitare politiche valutarie finalizzate a svalutazione competitive. Si spinge anche a parlare di “strette consultazioni sui mercati valutari”. Al dunque, gli interessi divergenti e le esperienze del passato rendono scarsamente credibili queste dichiarazioni. Basti pensare che un Paese del G7 come il Giappone di recente ha minacciato il ritorno a interventi diretti sul mercato dei cambi dopo che l'introduzione di tassi negativi aveva fallito nel proposito implicito di invertire la risorta tendenza all'apprezzamento dello yen. Al dunque, vari analisti hanno apprezzato soprattutto quello che e' parso come un impegno cinese a non svalutare.

APPUNTAMENTO A MAGGIO PER IL G7 IN GIAPPONE.
Il ministro delle Finanze giapponese Taro Aso ha ovviamente finto di ignorare la diffusa sensazione che la recente introduzione di tassi negativi in Giappone abbia finito per accrescere l'instabilita' dei mercati finanziari internazionali. Ha piuttosto cercato di premere sulla Cina perche' presenti misure piu' precise, compresi specifici piani di riforme strutturali, e passi concreti per stabilizzare lo yuan. E ha persino accennato all'apportunita' di misure di controllo dei capitali nei Paesi emergenti. Tocchera' ad Aso ospitare il prossimo G7 finanziario che si terra' a Sendai il 20-21 maggio, in anticipazione del G7 dei leader di Ise-Shima il 26-27 maggio. Come ha sottolineato l'equity strategist del Clsa, Chris Wood, solo se nel frattempo i mercati finanziari entreranno in piu' gravi turbolenze sara' possibile delineare un piu' chiaro orientamento collettivo verso stimoli coordinati all'economia globale. Altrimenti, piu' o meno il comunicato finale sara' lo stesso di quello del G20 appena concluso. I fattori di instabilita' permangono tutti: dal rallentamento cinese all'opacita' delle politiche di Pechino, dal mercato petrolifero ai dubbi sulle mosse della Fed con annessi segnali di deflusso di capitali dai Paesi emergenti, dal rischio Brexit ai nuovi timori di recessione in Giappone.

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