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Bpm-Banco, vertice in Bce per la fusione

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Bpm-Banco, vertice in Bce per la fusione

Se sarà fumata bianca o nera forse non lo si capirà subito, perchè nè le banche, nè Francoforte daranno indicazioni ufficiali. Certo è che l’incontro previsto oggi in Banca Centrale Europea ce tra vertici di Banca Popolare di Milano e Banco e la Vigilanza Bce potrebbe rivelarsi decisivo.

Il dossier, quello della fusione tra le due banche, da tempo è scandagliato minuziosamente dagli ispettori Bce. Dopo settimane di rimpalli, di richieste di correzioni e di controproposte, oggi gli amministratori delegati di Bpm, Giuseppe Castagna, e del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti, incontreranno i vertici della Vigilanza bancaria europea, rappresentati dalla francese Danièle Nouy. A cercare la mediazione tra banche italiane e Francoforte sarà il vicedirettore di Banca d’Italia e membro del Supervisory board dell’Ssm, Fabio Panetta, che da tempo sta seguendo il dossier italiano.

A un mese di distanza dall’ultimo vertice, le banche italiane tornano così nella sede della Bce per ricevere comunicazioni da parte degli uomini dell’Ssm. In particolare per capire se gli aggiustamenti inviati la scorsa settimana, a seguito di precedenti contestazioni della Bce, hanno ricevuto o meno il via libera. Certo è che, secondo diverse fonti vicine al dossier, il piano di fusione presentato nei giorni scorsi dalle banche italiane rappresenta il frutto dello sforzo massimo da parte degli istituti. Le banche, dopo essersi confrontate internamente e tra loro, ritengono insomma di avere fatto tutto il possibile per trovare la quadra con le richieste degli ispettori. Difficile dunque che ci siano margini per ulteriori e rilevanti correzioni. Con il rischio realistico che, a fronte della necessità di nuovi ritocchi, il deal possa essere rimandato a data da destinarsi o a impantanarsi definitivamente.

D’altra parte Francoforte non vuole lasciare nulla di intentato. Consapevole del fatto che si stanno gettando le basi per la creazione del terzo soggetto bancario italiano dopo Intesa Sanpaolo e UniCredit, la struttura guidata da Nouy vuole che l’architettura della superpopolare sia progettata secondo criteri di massima solidità, in linea con i top player italiani.

Non solo. La fusione rappresenterebbe la prima registrata dall’avvio della Vigilanza unica europea, datato novembre 2014. Si creerebbe quindi il primo precedente, a cui potrebbero ispirarsi altre banche europee in futuro per ipotetiche aggregazioni. Per questo l’attenzione sul fascicolo da parte della Banca centrale europea, il cui obiettivo ultimo è di garantire la stabilità del sistema bancario, è massima. E si concentra su temi di rilievo come i requisiti patrimoniali, le coperture su crediti, fino ad arrivare a quello, più sensibile, della struttura della governance. In questo contesto, la Vigilanza non sembra disposta ad accettare una fusione che non rispetti tutti i “crismi”.

Tutto questo si scontra con la realtà di due strutture bancarie storicamente radicate su territori di appartenenza. Territori che chiedono adeguata rappresentanza nel futuro gruppo. Da parte loro, Popolare Milano e Banco Popolare hanno accettato di ridurre il numero dei membri del futuro Cda dagli attuali 48 consiglieri prima a 19, con l’ipotesi di scendere ulteriormente, a fronte di una Bce che chiede un taglio secco a 15.

Altro tema su cui i due istituti hanno mostrato una piena volontà di collaborazione è quella dello smaltimento dei crediti in sofferenza. Il punto di sintesi sarebbe stato trovato nella cessione nel giro di tre anni di circa 8 miliardi di non performing loans derivanti dalla fusione, così da portare al 21% il ratio sugli impieghi. Il vero nodo riguarderebbe i margini di autonomia della futura Bpm Spa. Le banche chiedono che per un periodo limitato, pari a 3 anni, venga preservata l’entità legale che verrebbe a crearsi post-fusione, peraltro con un consiglio ridotto a 5-7 membri. La Bce fa invece muro e chiede che venga azzerato tutto.

Il clima intanto si fa caldo anche sul fronte sindacale interno. Ieri c’è stato un incontro a Milano tra le componenti sindacali interne di Piazza Meda, le associazioni dei Pensionati Bpm e il leader storico dei soci non dipendenti, Piero Lonardi. Tema dell’appuntamento, coordinato da Pierluigi Ramponi, ex braccio destro di Piero Giarda, è la definizione di un accordo unitario tra le varie anime interne alla banca in vista del rinnovo del Consiglio di Sorveglianza. Ieri è stata letta una bozza di una lettera in cui si chiedono garanzie ai vertici in vista della fusione, tra cui il mantenimento dell’«autonoma vita di Bpm per un adeguato numero di esercizi» e il limite al 5% al possesso azionario. Venerdì è previsto un nuovo incontro tra le diverse associazioni.

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