Finanza & Mercati

Orange rilancia sulle nozze italo-francesi con Telecom

  • Abbonati
  • Accedi
TLC

Orange rilancia sulle nozze italo-francesi con Telecom

Orange torna a proporsi come potenziale partner di Telecom Italia. «Se Bollorè ce lo chiedesse, valuteremmo una fusione», ha detto il ceo dell’incumbent transalpino Stéphane Richard, a margine del lancio del brand Orange in Egitto, aggiungendo però di non credere che le intenzioni del presidente di Vivendi siano queste. I disegni di Bolloré sul futuro dell’incumbent tricolore e sul suo assetto di vertice continuano peraltro a essere imperscrutabili, mentre si infittiscono i colloqui tra la media company transalpina e il gruppo Berlusconi per un’alleanza nei contenuti che potrebbe coinvolgere anche Telefonica, già azionista all’11% di Mediaset Premium, la pay-tv del Biscione. È probabilmente un ritorno in campo del gruppo iberico che preoccupa maggiormente l’incumbent transalpino, da un anno spettatore attento a quello che succede in Italia.

Ieri Orange, che ha lo Stato come azionista di riferimento, ha però incassato l’endorsement dell’inquilino dell’Eliseo. Da Venezia, al 33-esimo vertice Italia-Francia, il presidente francese, François Hollande, rispondendo a una domanda sull’ipotesi di fusione Orange-Telecom, si è detto favorevole a «concentrazioni tra aziende italiane e francesi, anche nelle tlc se si vuole avere un peso» nel settore. «Abbiamo parlato di quello che potremmo fare sul piano industriale - ha spiegato Hollande - L’idea è quella di avere campioni europei in alcuni settori del futuro, come le energie rinnovabili, l’industria navale, probabilmente anche nella difesa e nelle tlc».

Più sfumata la posizione del premier italiano, Matteo Renzi, che pur dicendosi «felice se si creerà un polo che potrà valorizzare la cultura latina, franco-italiana, europea», ha anche detto: «Lasciamo che sia il mercato a fare la propria parte». Aggiungendo che in Italia «è finito il tempo in cui si investiva a parole e non con i soldi», «è finito il capitalismo di relazione, il tempo dei salotti buoni della finanza e degli amici degli amici» e si è invece «aperta una pagina nuova, dove la libertà di un imprenditore di investire è fatta salva». «Siamo lieti di accogliere tutti gli imprenditori che hanno voglia di investire nel futuro e nel nostro Paese. Per chi ha i soldi, idee intriganti e vuole creare posti di lavoro, l’Italia è il Paese adatto», ha concluso Renzi.

Orange, dunque, si inserisce di nuovo, con la benedizione del suo Paese, nella partita per Telecom Italia. Mentre Vivendi sta prendendo le redini dell’incumbent tricolore, di cui è arrivato a detenere il 23,8%, con l’obiettivo di salire fino a ridosso della soglia d’Opa del 25%. Dopo aver fatto naufragare la conversione delle azioni di risparmio, proposta all’assemblea dal management, ed essere entrata in forze nel board Telecom, Vivendi non vorrebbe creare altri strappi. Ma che ora abbia messo sul tavolo il capitolo governance è chiaro a tutti, tanto più che nell’ultimo cda Telecom, che si è tenuto a metà febbraio, anche il comitato nomine è stato rimpastato con l’innesto di due consiglieri transalpini di peso: il ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine e il chief operating officer della società, nonchè ex ceo dell’operatore mobile Sfr, Stéphane Roussel.

E che nei mesi scorsi il nuovo azionista di riferimento abbia sondato potenziali candidati per un ricambio al vertice di Telecom è cronaca: a partire da Mario Greco, quando ancora era alla guida di Generali, per arrivare all’ex ad di Sky Italia Tom Mockridge, all’ex ad Rai Luigi Gubitosi, all’ex ad Terna Flavio Cattaneo, all’attuale ad di Wind Max Ibarra. Alla lista dei manager contattati si aggiunge anche l’ex cfo ed ex responsabile delle attività sudamericane Andrea Mangoni - che da ultimo ha ricoperto il ruolo di dg a Fincantieri - che, a quanto risulta, era stato effettivamente sondato dai francesi intorno a metà gennaio, ma ha declinato l’invito. Tant’è che da fine mese sarà il nuovo responsabile per l’Italia delle attività negli Npl del gruppo Fortress, che ha rilevato l’Italfondiario e Uccmb, l’unità dei non performing loans di UniCredit ribattezzata doBank, e ha già un portafoglio di crediti deteriorati da gestire per un valore nominale di 90 miliardi.

Sul vertice Telecom nessuna decisione risulta essere stata presa, ma le intenzioni di Vivendi non sono chiare. Possibile, se si individuasse una soluzione non conflittuale, un rinnovo anticipato dell’intero board in occasione dell’assemblea di bilancio del 25 maggio. Ma possibile anche che si vada alla scadenza naturale del consiglio tra un anno. Non sono chiare neppure le strategie del nuovo socio di riferimento riguardo al futuro di Telecom. Tant’è che che anche la connazionale Orange non è sicura di quali siano le reali intenzioni del finanziere bretone. Il ceo dell’incumbent transalpino, Stéphane Richard, in giornata aveva infatti detto: «Se un giorno Bolloré mi dicesse: la cosa migliore sarebbe fare un accordo tra di noi e fare in modo che Orange acquisti Telecom Italia, vedremo», aggiungendo però che il presidente di Vivendi non sembra orientato a farlo. Bolloré gioca in proprio.

L’incertezza non è il contesto ideale per portare avanti un programma di investimenti impegnativo come quello appena varato da Telecom. Marco Patuano - che non pare in procinto di dimettersi da ad - ha presentato in settimana il piano industriale ai sindacati, ricevendo un buon riscontro. «Finalmente si è deciso di investire sulla banda larga e sulla banda ultralarga, aprendo prospettive nuove e dando uno slancio alla modernizzazione del Paese», ha sottolineato Michele Azzola, segretario nazionale della Slc-Cgil. In questo quadro riveste «un ruolo importante la trattativa con Metroweb perché un esito positivo permetterebbe un cablaggio molto più ampio e di molte più città». Per il sindacalista il Governo deve fare chiarezza anche sul ruolo di Enel, a suo giudizio « molto indefinito», perchè non si capisce se il gigante elettrico interverrebbe solo nelle aree a fallimento di mercato o anche in quelle concorrenziali.

Telecom intanto dà definitivamente addio all’Argentina. Ieri il closing: dal board di Telecom Argentina sono usciti i consiglieri in quota Telecom per fare spazio agli amministratori espressi dal nuovo azionista di controllo Fintech.

© RIPRODUZIONE RISERVATA