Ai grandi soci il controllo del Consiglio di sorveglianza, ai fondi la minoranza. Salvo improbabili colpi di scena dell’ultima ora, nella prima assemblea da Spa di Ubi Banca, in calendario il 2 aprile, non si prevedono sorprese di rilievo. Da capire resta solo quale sarà il peso effettivo dei rappresentanti degli investitori istituzionali in Cds: in base allo statuto della banca, se la lista di minoranza prenderà fino al 15% dei voti assembleari avrà un consigliere, se raccoglierà tra il 15% e il 30% ne avrà due e se supererà il 30% farà il pieno portandosi a casa tutti e tre i posti disponibili. Gli altri, da 12 a 14 a seconda del risultato, andranno al “listone” di maggioranza nato dall'accordo tra l'anima bresciana e quella bergamasca dell’istituto (con l'appoggio di Cuneo): la compagine, sostenuta dal 17,04% del capitale (quota che include l'11,95% del Sindacato azionisti Ubi Banca, il 2,86% del Patto dei Mille e il 2,23% della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo) è guidata da Andrea Moltrasio e Mario Cera, che saranno confermati rispettivamente presidente e vice. Tra le new entry si segnala invece, in decima posizione, Francesca Bazoli, figlia del presidente del consiglio di sorveglianza (e futuro presidente emerito) di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli. A poche ore dalla scadenza dei termini, alla mezzanotte di ieri, l'unica altra lista presentata era appunto quella di investitori istituzionali e Sgr, annunciata dal comitato dei gestori coordinato da Marco Vicinanza e composta da tre nomi: Giovanni Fiori, Paola Giannotti e Patrizia Michela Giangualano. Ieri, intanto, il Cds di Ubi ha approvato formalmente il bilancio 2015, chiuso con un utile netto di 116,8 milioni, che consentirà di proporre la distribuzione di un dividendo da 0,11 euro, in crescita del 37,5% rispetto a quello del 2014.
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