Finanza & Mercati

Draghi pronto a battezzare il super-Qe

  • Abbonati
  • Accedi
MERCATI GLOBALI

Draghi pronto a battezzare il super-Qe

(Reuters)
(Reuters)

FRANCOFORTE - Per Mario Draghi, gli esami non finiscono mai. A dicembre, il consiglio della Banca centrale europea ha ritoccato («ricalibrato», dice lui) il piano di stimolo monetario varato meno di un anno prima. Ai mercati, l'intervento non è piaciuto, con l'effetto controproducente che hanno spinto nella direzione opposta a quella voluta. A gennaio, le condizioni erano cambiate, per effetto soprattutto del crollo del prezzo del petrolio, ma anche delle turbolenze di mercato e dello sgretolarsi delle aspettative di un'inflazione in risalita verso l'obiettivo di avvicinarsi al 2 per cento. Il presidente della Bce ha convinto il consiglio, per una volta unanime, che a marzo sarebbe stato il caso di «rivedere» la politica monetaria.

Quel momento è arrivato. Come sempre, quando la Bce si avvicina a una decisione importante, in Germania si scatena un barrage preventivo di critiche. Le casse di risparmio, con tutte le loro connessioni con la politica, sono state le più aspre. Ma hanno fatti sentire la propria voce anche le banche private, Deutsche Bank in testa, e il colosso assicurativo Allianz, che ha mobilitato non solo il suo capo economista, ma anche un consigliere d'amministrazione, che ha sostenuto che sarebbe ora di cominciare a pensare ad alzare i tassi (!). Da Basilea, è risuonata l'eco della Banca regolamenti internazionali, a mettere l'accento sugli effetti collaterali dei bassi tassi d'interesse.

Oggetto della controversia la misura che più probabilmente la Bce adotterà oggi, cioè un nuovo taglio dei tassi sui depositi delle banche presso l'istituto di Francoforte. Oggi a -0,30%, potrebbe essere abbassato di almeno altri 10 punti base. Le più penalizzate sono appunto le banche tedesche, le più ricche di liquidità, che lasciano parcheggiata alla Bce. Attraverso il consigliere Benoit Coeuré, la Bce ha fatto trapelare che intende «mitigare» questo effetto: altre banche centrali hanno già sperimentato uno schema a due livelli, nel quale una parte dei depositi è esentata dalla “tassa” o comunque è soggetta a una meno punitiva. Il che aprirebbe la strada a ulteriori tagli del tasso sui depositi. Un'altra strada potrebbe essere quella di finanziare le banche, attraverso le operazioni normali, a zero, e non più a 5 punti base come ora. O ancora, si potrebbe battere la strada di un'altra Tltro, il rifinanziamento alle banche mirato alla concessione di prestiti all'economia reale, visto che quelle già previste finiscono a giugno.

L'altra modifica del programma di stimolo dovrebbe riguardare gli acquisti dei titoli, il cosiddetto quantitative easing, o Qe. La Bce può aumentare l'importo mensile (oggi 60 miliardi di euro), allungarne la durata (uno strumento meno efficace), o ampliare la gamma dei titoli acquistabili (anche se qui i margini di manovra non sono ampi). Potrebbe anche decidersi a comprare titoli sotto il tasso dei depositi, il limite che si è autoimposto finora, esponendosi però al rischio di perdite.
A Draghi non dispiace sorprendere e spesso riesce a farlo positivamente: una ripetizione del fiasco di dicembre sarebbe rovinosa.

Ma stavolta i mercati sono su posizioni meno sbilanciate e pronti a “comprare” il verbo di Francoforte. Inoltre, le carte sono state tenute coperte in questa occasione, tanto che la gamma di possibili interventi ventilata dagli osservatori di mercato è amplissima.
Le nuove previsioni dello staff che la Bce divulgherà oggi mostrano che l'inflazione, invece di avvicinarsi all'obiettivo, si allontana. È vero che il target della Bce non è l'inflazione del momento, ma parla di «medio periodo». C'è da chiedersi quanto sia lungo il medio periodo, visto che il 2% è ormai una lontana memoria nell'Eurozona. Davanti a questi numeri, la parte più ragionevole dell'opposizione a un nuovo stimolo monetario dovrebbe ammorbidirsi. Gli altri, ancora una volta, se ne dovranno fare una ragione.
Il dubbio, semmai, è sull'impatto decrescente della politica monetaria, che da troppo tempo opera nel vuoto della politica europea.

© Riproduzione riservata