Con l’approvazione del bilancio 2015 scade il consiglio di amministrazione di Cattolica e l’assemblea per il via libera dei conti sarà l’occasione per definire il nuovo assetto di vertice della compagnia. Gruppo che, complice l’avventura finanziaria nelle banche del Nord Est (Popolare Vicenza e veneto Banca in primis), ha archiviato un esercizio in utile ma fortemente influenzato dalle svalutazioni. Poste, tuttavia, straordinarie e che, nonostante l’impatto sull’ultima riga del bilancio, non hanno intaccato il recupero di redditività al quale la società sta lavorando dopo l’aumento di capitale da 500 milioni lanciato nell’autunno del 2014. E proprio in virtù di tutto ciò, è assai probabile che alla guida di Cattolica verrà confermato il tandem oggi operativo, ossia il presidente Paolo Bedoni e l’amministratore delegato Giovan Battista Mazzucchelli. Il condizionale è evidentemente d’obbligo perchè l’ultima parola sulla prima linea dell’azienda spetta ai soci. Tuttavia, la sensazione, è che si voglia garantire una certa continuità in una fase in cui il settore assicurativo è chiamato a sfide assai rilevanti: la Solvency II, il contesto macroeconomico, la turbolenza delle Borse e la necessaria migrazione al digitale.
Tutti temi già cari all’attuale vertice e, forse anche per questo, di fatto candidato a mantenere saldo il timone. Sulle dinamiche del rinnovo, invece, è lo statuto a dettare legge. La procedura, va ricordato che Cattolica è una società cooperativa, è assai complessa e prevede che sia lo stesso consiglio di amministrazione a presentare una lista di diciotto candidati, ordinati in numero progressivo, che assicuri il rispetto delle rappresentanze territoriali. In particolare, ciò significa che dei 18 consiglieri fino a sei devono essere residenti nella Provincia di Verona e due residenti nella Provincia di Vicenza. Questi ultimi due, peraltro, saranno di fatto indicati dalla Popolare di Vicenza, primo socio con il 15% del capitale e uno dei due dovrà avere la carica di vice presidente.
Oltre a questa lista ne potranno essere presentate altre da soci che rappresentano almeno lo 0,5% del capitale o che siano complessivamente 500. E sarà all’interno di questa dinamica che verrà definita la composizione del nuovo consiglio di amministrazione. Board che, come detto, dovrà affrontare un contesto particolarmente sfidante per il comparto. E lo farà sulla scia dei conti del 2015 archiviati con una raccolta premi complessiva di 5.611 milioni (-1,2%), erano stati 5.677 milioni nel 2014 e profitti in calo del 23,8% a 82 milioni. Complice il contributo negativo di oneri non ricorrenti per 114 milioni(di cui circa 84 milioni contabilizzati nel quarto trimestre). Il tutto, come detto, è da ricondurre, principalmente, alle svalutazioni effettuate sulle partecipazioni bancarie (Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Cassa di Risparmio di San Miniato). Altri 18 milioni sono legati all’impatto derivante dall’adeguamento della fiscalità anticipata e differita per effetto della diminuzione dell’aliquota dell’Ires dal 27,5% al 24%, a partire dal primo gennaio 2017. «Al netto di queste partite straordinarie negative, ma anche di plusvalenze straordinarie (53 milioni) realizzate con la vendita di alcuni titoli in portafoglio - ha spiegato Mazzucchelli - l’utile netto consolidato sarebbe stato di 161 milioni».
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