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GIOVEDì LA RIUNIONE DELLA BNS

Svizzera, imprese contro la Banca centrale: «Franco sopravvalutato»

È di nuovo polemica tra una parte dell'industria elvetica e la Banca nazionale svizzera (Bns). Una fetta dei gruppi e delle imprese che vivono soprattutto di export ritiene che l'istituto centrale elvetico non faccia abbastanza per frenare il franco. La polemica è riemersa in questi giorni, anche perché la Bns deve pronunciarsi giovedì 17 marzo sulla sua politica. Dopo le nuove misure di maxi liquidità varate dalla Bce, il timore di una parte delle imprese rossocrociate è che il franco, che è già molto forte, si apprezzi ulteriormente sull'euro. L'Eurozona è uno degli sbocchi principali dell'export elvetico.

Capofila delle critiche alla Bns è ancora una volta Nick Hayek, ceo del gruppo orologero Swatch, che non ha usato mezzi termini. «Ormai la Bns non fa quasi nulla, o proprio nulla», ha detto Hayek parlando della forza eccessiva del franco. È il franco forte a costituire la minaccia più seria per l'industria svizzera degli orologi, non l'avanzata degli orologi intelligenti, ha aggiunto il ceo di Swatch Group. Hayek ha anche invitato la Bns a seguire l'esempio della Danimarca, che non ha l'euro e che ha però una banca centrale che si impegna a legare la corona danese alla moneta unica europea. Swatch Group si difende ancora bene, ha affermato Hayek, ma è l'economia svizzera nel suo complesso che non può sopportare un franco così forte.

Meno marcati i toni di Peter Dietrich, direttore di Swissmem, l'associazione delle imprese elvetiche del settore meccanico, che però ha indicato le difficoltà derivanti dalla forza del franco. Nel 2015 il settore ha registrato un calo del 7% del giro d'affari e una diminuzione del 4,6% dell'export. Si tratta di riduzioni non drammatiche, e in effetti l'economia elvetica nel suo complesso ha chiuso il 2015 con una seppur contenuta crescita (+0,9%), ma ciò che allarma molte imprese esportatrici è l'eventualità ora di un ulteriore rafforzamento del franco.

La Bns dal canto suo è tra l'incudine e il martello. Da un lato una parte delle imprese la critica, dall'altra ha un bilancio già gonfio di valute estere, soprattutto di euro, dopo gli acquisti effettuati in questi anni per frenare il franco. A questi acquisti la Bns ha aggiunto poi i tassi negativi sul franco. La Bns ha mantenuto sino al gennaio del 2015 la soglia di cambio minimo con l'euro (1,20 franchi per 1 euro), e l'ha poi abbandonata di fronte alle ulteriori forti spinte al rialzo per la moneta elvetica. Subito dopo il franco è arrivato al rapporto di 1 a 1 con l'euro, poi c'è stata una lenta, graduale risalita dell'euro sino agli attuali 1,09-1,10 franchi. Nonostante questo parziale riequilibrio, il franco (spesso moneta rifugio per gli investitori) resta sopravvalutato, come dice la stessa Bns. Per le imprese che criticano l'istituto centrale, questo non avrebbe dovuto abbandonare la soglia di cambio. D'altro canto le risorse già impegnate dalla Bns sono ingenti e i tassi negativi (che non piacciono al settore bancario e finanziario) sono vigenti da tempo. Il rebus del superfranco continua.

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