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Cambio al vertice di Rio Tinto. Il big delle miniere di ferro ora guarda…

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Cambio al vertice di Rio Tinto. Il big delle miniere di ferro ora guarda al rame

Rio Tinto ha annunciato a sorpresa un cambio al vertice, che secondo alcuni analisti potrebbe preludere a un ritorno alle acquisizioni, con un’attenzione particolare al rame, piuttosto che al minerale di ferro, materia prima da cui il gruppo tuttora deriva l’80% dei profitti ma che rischia di avere prospettive meno rosee di altre.

Il ceo Sam Walsh, 66 anni, che era stato nominato nel 2013 alla guida del gruppo dopo il licenziamento di Tom Albanese, andrà in pensione a luglio e sarà sostituito dal 44enne Jean-Sébastien Jacques. Il francese, oggi responsabile della divisione rame e carbone di Rio, ha concluso con successo le difficili trattative per la seconda fase di sviluppo di Oyu Tolgoi, ricca miniera di rame e oro in Mongolia.

Anche la principale concorrente di Rio, Bhp Billiton, ha segnalato la volontà di diversificare dal minerale di ferro. Il ceo Andrew Mackenzie ha dichiarato al Wall Street Journal di voler perseguire acquisizioni nel rame e nel petrolio, mentre per il minerale di ferro si è detto «più ribassista che per ogni altra commodity che abbiamo in portafoglio». «L’eccesso di offerta - ha spiegato Mackenzie - finirà per portera i prezzi ancora più in basso di dove sono ora».

L’exploit della settimana scorsa, quando il prezzo del minerale di ferro era salito del 19% in solo giorno è stato cancellato da una luna serie di ribassi, che si è interrotta solo ieri. Sul mercato spot cinese la materia prima vale ora 56,09 $/tonn secondo il Metal Bulletin.

Al di là dei progetti futuri delle minerarie, la corsa a produrre tra i big australiani sembra più viva che mai. Bhp ha tuttora un target di 290 milioni di tonnellate a Pilbara, anche se non ha fissato una data entro cui questo obiettivo verrà raggiunto. Samarco, la joint venture con la brasiliana Vale, ha annunciato che riprenderà a produrre al 60% della capacità entro fine anno, mentre molti osservatori si aspettavano un fermo di almeno 2 o 3 anni, se non addirittura la chiusura della miniera. Gli ultimi dati da Port Hedland, in Australia, indicano che la miniera di Roy Hill, appartenente alla miliardaria Gina Rinehart, potrebbe accelerare le spedizioni prima del previsto, a soli tre mesi da quando ha cominciato a inviare materiale in Asia.

Dal canto suo Rio Tinto ha reso noto che limiterà la produzione a 350 milioni di tonnellate a Pilbara nel 2017, anche se avrebbe una capacità di almeno 360 milioni. Alcuni analisti, tuttavia, ritengono che il vero target sia proprio 360 milioni di tonnellate:  «Le indicazioni di Rio Tinto - spiega Paul Young, di Deutsche Bank - riteniamo siano il frutto di tre fattori: il desiderio di non promettere troppo, la messa in conto di possibili problemi derivanti dal progetto ferroviario automatizzato AutoHaul e la consapevolezza che se il vero target fosse reso pubblico, ciò danneggerebbe il mercato».

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