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Banche inglesi: boom dei costi delle cause

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Banche inglesi: boom dei costi delle cause

  • –Fabio Pavesi

Per la stampa e gli analisti della City il giudizio sulle banche italiane è spesso caustico, quasi sommario e senza appello: fragili, troppe sofferenze, redditività bassa. Sarà in grande parte vero, ma il giudizio cela spesso una sorta di autocompiacimento sulle sane virtù della finanza anglosassone, quella con il turbo, quella dei maxi-bonus. Se guardassero di più in casa loro scoprirebbero che quel primato di virtuosità delle banche inglesi è tutto da dimostrare. L’anno scorso, come documenta un rapporto di Moody’s, le prime 5 grandi banche (Hsbc; Lloyds; Barclays; Rbs e Santander Uk) hanno dovuto mettere a bilancio oneri (perdite) per le molteplici cause e contenziosi legali che le vedono coinvolte per ben 15 miliardi di sterline, il 40% in più di quanto spesato nel 2014. Un’indubbia accelerazione che dice che i guai della turbo-finanza anglosassone non sono mai finiti dalla crisi Lehman in poi. Anzi c’è una recrudescenza delle cause legali e delle multe comminate per le condotte illecite su prodotti, tassi e cambi che connotano così frequentemente la finanza londinese. Solo tra il 2011-2015 ammontano a 55 miliardi di sterline i costi spesati per le malefatte delle prime 5 banche inglesi. Ironia della sorte è una cifra più alta delle perdite cumulate dall’intero sistema bancario italiano negli ultimi anni. Per le banche italiane le perdite sono legate alle sofferenze sul credito, per le inglesi a politiche commerciali illecite. Cosa sia meglio difficile dirlo. Al lettore il giudizio. Tanta prosopopea sulle sorti magnifiche e progressive della turbo-finanza dai guadagni facili andrebbe messa da parte. Tra i 5 colossi inglesi ce n’è una che ha inanellato un primato. Rbs, nazionalizzata e salvata dai contribuenti con decine di miliardi, è pure riuscita a cumulare perdite per 45 miliardi dalla crisi Lehman.
Un inno alla turbo-finanza (malata).

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