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Come scegliere la «carta» più adatta
di Gaia Giorgio Fedi
Avrei due questioni che riguardano i pagamenti digitali. La prima riguarda un episodio che mi è capitato qualche mese fa: al tabaccaio per pagare il bollo della macchina con carta di credito mi è stato chiesto 1 euro in più come commissione aggiuntiva. È legale? Altro episodio riguarda un recente week-end che ho trascorso a Venezia. A eccezione dell'albergo, in bar e ristoranti non ho mai potuto pagare con carta, perché sprovvisti di Pos. Ma non è obbligatorio?
La convenienza dei diversi tipi di carte di pagamento dipende molto dalle operazioni e dalle esigenze del cliente. Per chi per esempio compra spesso online, oggi è bene comunque avere una carta di credito o almeno una ricaricabile: il Consorzio Bancomat qualche tempo fa ha lanciato un progetto pilota per l'utilizzo del bancomat per il commercio elettronico, ma per il momento la maggior parte delle piattaforme di pagamento online non accetta questo genere di carte. La carta di credito è inoltre indispensabile per prenotare alcuni alberghi, o per noleggiare delle auto. Tuttavia, «in Italia la carta di debito viene utilizzata di più della carta di credito, sulla quale resta qualche diffidenza», osserva Manfredi Urciuoli di Confrontaconti.it. «In generale, la carta di debito è più conveniente perché ha costi di emissione e di mantenimento più bassi rispetto alla carta di credito», aggiunge. Di solito sui pagamenti non c'è differenza di costo tra l'una e l'altra, ma il prelievo di contanti è il tipico caso «in cui è invece più conveniente usare la carta di debito anziché quella di credito, perché quest'ultima applica costi (commissioni che possono arrivare anche a 4 euro, ndr) che per il bancomat sono potenzialmente nulli, e non è quindi conveniente, soprattutto per importi bassi», spiega Urciuoli. È vero che anche alcune carte di debito applicano una commissione, solitamente di due euro, per i prelievi fatti dagli Atm di altre banche, ma ormai la maggior parte dei bancomat consentono di prelevare gratuitamente da tutti gli sportelli. «Poi ovviamente resta da verificare se il proprio bancomat sia abilitato al prelievo di contante anche all'estero», aggiunge Urciuoli.
Ulteriori considerazioni riguardano la natura dei diversi tipi di denaro elettronico. Con le carte di credito, c'è un'uscita di cassa differita, perché si paga subito e i soldi vengono presi dal conto il mese successivo. «Questo è un vantaggio rispetto ad altri tipi di carte – commenta Urciuoli – perché con il bancomat l'uscita di cassa è immediata, mentre con la ricaricabile è addirittura anticipata: si mettono i soldi sulla carta ancora prima di usarli. Le revolving, invece, sono le più insidiose e meno convenienti: l'uscita di cassa è differita e rateizzata, ma si pagano interessi molto elevati, fino al 15%. Quindi è uno strumento consigliabile solo per affrontare esigenze di liquidità impreviste», sottolinea Urciuoli. Per chi voglia comunque avere uno strumento da usare di tanto in tanto per acquisti a rate esistono le cosiddette carte opzione, con cui al momento del pagamento si può scegliere tra un utilizzo come carta di credito a saldo o come carta revolving. Ma secondo Urciuoli i costi dovrebbero comunque sconsigliarne l'utilizzo in modalità revolving: «Se proprio si ha bisogno di rateizzare alcune spese, è più conveniente chiedere un fido alla propria banca».
Per quanto riguarda la sicurezza, in generale le carte si equivalgono. È vero che il bancomat impone l'inserimento di un Pin, ma è bene considerare che oggi esistono delle tecnologie che, in caso di furto, consentono ai malviventi di prelevare anche senza conoscere il codice. Quindi quando ci si rende conto di non avere più la carta – sia di debito o di credito – è necessario bloccarla subito. E per stare tranquilli è consigliabile attivare il servizio di sms alert, in modo da essere avvisati ogni volta che la carta viene utilizzata.
Per completare il panorama, va menzionata la nuova generazione di carte di credito che funzionano in modalità contactless. «Le carte contactless hanno un innegabile vantaggio, cioè comodità e velocità: basta avvicinarle al terminale, si sente un bip e il pagamento è istantaneo. Un beneficio sia per il consumatore sia per l'esercente. Inoltre, sotto un importo di 25 euro non è necessario inserire il pin», commenta Valeria Portale, direttore dell'Osservatorio mobile payment & commerce del Politecnico di Milano. «Quanto al tema della sicurezza, su queste carte c'è un po' di disinformazione, perché è stata diffusa l'idea che un malitenzionato che giri con un mobile Pos contactless possa sottrarre denaro ai passanti. Ma si tratta di una cosa tecnicamente difficile da fare», spiega Portale. Va considerato che per importi sopra i 25 euro occorre inserire il Pin, «e che in ogni caso i pagamenti viaggiano sui circuiti di pagamento del mondo bancario, sui quali c'è massima sicurezza. Questo non vuol dire che non esista in teoria il pericolo di frodi, ma che comunque le contactless non sono più pericolose delle altre carte», conclude Portale.
Nessun varco per le maggiorazioni sugli importi dovuti
di Gabriele Petrucciani
Negli ultimi anni in Italia sono entrate in vigore diverse leggi volte a favorire un maggiore utilizzo degli strumenti di pagamento digitali (fa eccezione l'innalzamento della soglia di utilizzo contante a 3mila euro) e a tutelare maggiormente il consumatore. Purtroppo, però, non tutti si sono adeguati. E il peggio è che in alcuni casi è la stessa legge a non prevedere delle sanzioni, lasciando quindi ampia discrezionalità di scelta.
Commissioni zero
Negli acquisti di un bene o di un servizio, sia nel fisico sia nel virtuale, gli esercenti non possono più applicare commissioni aggiuntive in caso di pagamento effettuato con carta di credito, di debito o prepagata. A sancirlo sono state le nuove norme inserite il 13 giugno 2014 nel Codice del Consumo. «Dunque, se ci si reca in un tabaccaio a saldare, per esempio, una bolletta, un bollettino o il bollo si può pagare tranquillamente con carta di credito, senza l'applicazione di alcuna commissione aggiuntiva», conferma Maurizio Pimpinella, presidente dell'Associazione italiana istituti di pagamento e moneta elettronica (Aiip). Insomma, le maggiorazioni sono state eliminate del tutto. Ma è lo stesso Pimpinella a far notare come non tutti si siano adeguati, a partire da alcuni sportelli Aci: «È allucinante che tanti cittadini lamentino ancora il fatto che in alcuni sportelli Aci sul pagamento del bollo e delle pratiche auto vige il cartello dell'applicazione di una commissione aggiuntiva per il saldo con le carte di pagamento». Come comportarsi allora se un esercente pretende di applicare spese aggiuntive? In primis bisogna cercare di far valere le proprie ragioni, facendo notare che la maggiorazione di costi è stata proibita per legge. E se l'esercente proprio non ci vuole sentire, allora «è bene rinunciare al servizio, cambiando esercente o tabaccaio e segnalare subito l'accaduto all'emittente della carta di credito e alle autorità competenti», aggiunge Pimpinella.
Anche se il pagamento è già stato effettuato si può correre ai ripari. Secondo il Codice del Consumo, infatti, è possibile chiedere, tramite reclamo scritto, un rimborso all'emittente della carta di tutte le somme addebitate superiori al prezzo pattuito. Se l'emittente si rifiuta, o non risponde entro 30 giorni dal ricevimento del reclamo, si può sempre fare ricorso all'Arbitro bancario e finanziario; ricorso che ha un costo di 20 euro (la somma verrà restituita in caso di vittoria).
Pos obbligatorio ma non per tutti
La prima legge a sancire l'obbligatorietà del Pos per gli esercenti è entrata in vigore il 30 giugno 2014 e riguardava solo i pagamenti superiori ai 30 euro. La legge di Stabilità 2016 ha poi eliminato la soglia dei 30 euro e reso obbligatorio il Pos anche per i micro pagamenti. Di fatto, però, al momento mancano indicazioni relativamente alle sanzioni. A inizio febbraio era atteso un decreto del ministero dell'Economia e delle Finanza che avrebbe dovuto definire le multe per chi non si dota di Pos. Ma il decreto ancora non è arrivato, lasciando libero spazio agli esercenti. Quindi, non c'è da meravigliarsi se un ristorante, anche a Venezia, non accetti la carta di credito o di debito. «Senza sanzioni tutto diventa più difficile – sottolinea il presidente di Aiip –. Servono leggi ad hoc che facilitino l'accettazione delle carte di pagamento. Come Associazione avevamo avanzato una proposta in tal senso: portare in deduzione, e non in detrazione come oggi, i costi del pos, in modo da scaricarli al 100 per cento. Stesso dicasi per la merchant fee. Il Pos infatti dovrebbe essere acquistato o preso a noleggio e poi pagato dal commerciante come un qualsiasi bene strumentale, al pari del riscaldamento, dell'aria condizionata o della luce».
E se fino all'anno scorso la reticenza degli esercenti poteva essere in parte giustificata dalle elevate commissioni pagate alle banche sulle transazioni, le cosiddette interchange fee, oggi non è più così. «Il 9 dicembre 2015, infatti, è entrato in vigore in Italia il regolamento comunitario sulle interchange fee, che ha imposto dei tetti massimi sulle commissioni: 0,20% sulle transazioni con carta di debito e 0,30% sulle commissioni con carta di credito», osserva Andrea Giannelli, docente di banking law all'Università Bocconi di Milano. Prima dell'introduzione del regolamento comunitario le fee arrivavano anche allo 0,7% per le carte di debito e fino al 4% per quelle di credito. Insomma, non ci sono più scuse. Il consumatore deve essere messo nelle condizioni di poter pagare anche con carta. E se chi è sprovvisto di Pos se ne assumerà le colpe.
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