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Ma i francesi frenano sui tempi

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Ma i francesi frenano sui tempi

  • –Antonella Olivieri

Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, avrebbe voluto chiudere l’accordo con Vivendi entro per fine mese. Ma la media company presieduta da Vincent Bolloré frena sui tempi, anche perchè al momento è concentrata sul riassetto del vertice Telecom. Lo schema su cui si sta ragionando, ad ogni modo, prevederebbe uno scambio azionario tra Vivendi e Mediaset, paritetico nella quota, a cementare a monte l’alleanza che si concretizzerebbe a valle, con un posto nei due consigli riservato a un rappresentante dell’altro gruppo. Il punto però è che non c’è condivisione sui valori in gioco. Lo scambio azionario riguarderebbe una quota inferiore al 5%, ma probabilmente anche al 3%. Ipotizziamo che si parli del 3%: il 3% di Vivendi, ai prezzi di Borsa attuali, vale 800 milioni, mentre il 3% di Mediaset ne vale 130. Il resto dovrebbe essere compensato con azioni di Mediaset Premium che per il biscione ha un valore di equity di 800 milioni. Non il prezzo che sarebbe disposta a riconoscere Vivendi, a meno di ipotizzare un discorso più ampio che metta sul piatto prospetticamente il controllo dell’intero gruppo Mediaset.

Discorso che in questo momento la controparte italiana non è pronta a mettere sul tavolo, come ha chiarito recentemente lo stesso Silvio Berlusconi.

C’è poi il versante spagnolo ancora tutto da esplorare. Vivendi, quando ha ceduto la brasiliana Gvt a Telefonica, ha stretto anche un accordo di massima sui contenuti, che però deve ancora essere declinato. Un rapporto bilaterale che, al pari del fronte italiano, ha come comune interlocutore la media company presieduta da Vincent Bolloré, a fare da perno. Si parlava della possibilità di costituire una newco Telefonica-Vivendi. In Francia e Spagna Sky non è riuscita ad entrare. In Francia la pay-tv Canal+ è di Vivendi, in Spagna l’unica pay-tv, Digital Plus, è interamente controllata dalla compagnia telefonica presieduta da Cesar Alierta, che ha rilevato anche la quota di minoranza che era di Mediaset, entrando contestualmente nel capitale di Mediaset Premium con l’11% che non è in via di smobilizzo. In Spagna però Mediaset è ancora presente nella tv commerciale, con Telecinco che è il primo canale generalista del Paese, davanti ad Antena 3 del gruppo De Agostini e all’emittente pubblica.

Vivendi, che è entrata nel capitale di Telefonica con una quota di poco inferiore all’1% (quota che si sarebbe impegnata a non arrotondare), è molto interessata a concretizzare l’accordo di massima enunciato con gli spagnoli. Nessuno dei due però possiede i contenuti. I diritti del calcio sono attribuiti a livello nazionale, e al momento non si vede come poter sviluppare sinergie transnazionali, i film sono in mano alle grandi major americane. Vivendi ha però la musica di Universal e Mediaset produce contenuti che, nell’ambito di un’allenza internazionale, potrebbero essere indirizzati a ricalcare le orme di Netflix.

Cercare di estrarre benefici da un reticolo di alleanze incrociate vorrebbe dire anche riuscire a mettere a fattor comune i rispettivi clienti. Nessuno però pare ben disposto a farlo, tanto meno gli spagnoli di Telefonica. Il puzzle insomma pare ancora ben lontano dall’essere composto in un disegno complessivo.

Sullo sfondo resta Telecom Italia, ormai saldamente in mano a Vivendi che è l’azionista di riferimento col 24,9%, ma che per ora non è coinvolta nella partita dei contenuti. Telecom, da questo lato, ha scelto di essere una piattaforma distributiva aperta a tutti i fornitori - e per questo sono stati stretti accordi commerciali pressochè con tutti, da Sky, a Netflix, alla stessa Mediaset - in modo da incentivare l’utilizzo della fibra ottica, più performante per fruire dei contenuti video. Ma già è circolata la suggestione che, col cambio della guardia alla guida della compagnia telefonica, anche Telecom possa finire in qualche modo a essere coinvolta nel dossier Mediaset Premium, sebbene sia uscita solo da pochi anni dal settore televisivo, fonte di continue perdite, dismettendo La7. La domanda a cui rispondere, affatto banale, è se per vendere i cioccolatini occorra anche avere la proprietà dei supermercati.

Insomma, gli ingredienti sono tutti sul tavolo, ma è ancora presto per capire che pasto sarà servito, comunque in salsa francese.

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