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«Audi miglior socio per Ducati»

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«Audi miglior socio per Ducati»

  • –Simone Filippetti

Doha (Qatar)

A Losail, periferia di Doha, centinaia di fari illuminano quasi a giorno il buio pesto del deserto di notte. Dieci minuti prima del via del MotoGP, ai box Ducati, sono tutti concentratissimi e l’ad Claudio Domenicali è visibilmente teso. Doha è considerata dagli amanti del MotoGP una tappa unica e particolare: il solo circuito di tutto il Mondiale dove si corre in notturna. Quest’anno, poi, Doha segna anche l’inizio della nuova stagione, e come ogni debutto i dubbi sono tanti. Alla fine, con il podio per l’Italia e, a rappresentarla proprio la casa di Borgo Panigale, il volto del manager si rilassa. Per la casa motociclistica nata nel 1926 a Bologna e oggi di un connubio Italia - Germania, il colosso Audi-Volkswagen il 2015, otto anni dopo l’addio a Piazza Affari (nel 2008 a opera del finanziere Andrea Bonomi col fondo Investindustrial) è stata un’ annata record, con più di 54mila “pezzi” venduti (ma così tante per una moto di nicchia) e un giro d’affari che per la prima volta ha superato la soglia dei 700 milioni (e una marginalità di 54 milioni). Il problema dei record non è tanto segnarli, quanto piuttosto ripeterli. Per ora Domenicali, una vita passata in Ducati dove è entrato nel 1991, è molto ottimista sul 2016 appena iniziato. «L’anno si sta svolgendo bene - risponde a fine gara - Uniamo la passione per il prodotto moto alla solidità finanziaria. I conti in salute, dopo anni turbolenti, ci permettono di reinvestire i flussi di cassa nelle moto, per migliorare qualità e fare prodotti sempre più di qualità. È un circolo virtuoso». Ducati è la classica multinazionale, ma l’Italia rimane un mercato strategico, non foss’altro per le origini e per la banale constatazione che non si può essere forti all’estero se non si è forti in casa. L’anno è partito bene «anche per il mercato domestico» tranquillizza Domenicali. Ma è anche vero che «i primi due mesi non sono mai molto significativi perché fanno storicamente numeri molto piccoli». Quello delle moto è un business che risente di una fortissima stagionalità. «È ancora presto per fare previsioni - precisa l’ad - ma si può stimare una crescita tra il 5 e il 10% dei ricavi in Italia».

A far accelerare i conti Ducati è stato il debutto della casa in una fascia di mercato più bassa, con la moto Scrambler che ha scandalizzato i più ortodossi e integralisti dei fan Ducati, ma che ha fatto molto bene all’azienda. «La Scrambler ha pesato molto - ammette Domenicali - Ne abbiamo vendute 15mila in tutto il mondo. Per noi è una sorta di famiglia dentro al mondo Ducati, un marchio che vive di vita propria perché è diversa dalla filosofia Ducati». Un prodotto meno tecnologico, ma più divertente, rivolto a chi non è un fanatico dei motori, ma ama lo stesso cavalcare le due ruote. C’è chi teme che questo successo porterà Ducati a scendere ancor più di livello e che un marchio sinonimo di esclusività diventi di massa. «Non ci abbasseremo ulteriormente - assicura il manager - La Sixty2 rimarrà il nostro gradino più basso, il modello di ingresso al mondo Ducati. Non faremo mai moto troppo commerciali».

La rivoluzione, a Borgo Panigale, ha coinciso con l’arrivo di Audi nel 2012 che ha rilevato la casa italiana dal fondo di Bonomi. I rapporti col “padrone tedesco” «sono molto buoni. Audi ci ha cambiato approccio al mercato, ma allo stesso tempo ci lascia autonomia decisionale e ci dà serenità finanziaria». Eppure questo non impedisce voci di una vendita di Ducati. Il Dieselgate è stata una tegola per tutta la galassia Volkswagen che potrebbe vedersi costretta a vendere la gioiellerie di famiglia per coprire eventuali buchi: «Le voci sono state smentite direttamente da Audi» taglia corto Domenicali. Dopo aver passato tutti i tipi di proprietà possibile (dall’imprenditore di stampo familiare, alla finanza dei mega fondi di private Equity, Tpg-Texas Pacific Group prima e Investindustrial poi, alla quotazione in Borsa e infine la multinazionale estera, Domenicali ha una certezza: «Il socio industriale è il migliore. Audi non ha come fine la vendita dell’azienda. Ragiona sul lungo termine».

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