Il «salotto buono» di Prysmian potrebbe essere nelle fabbriche e negli uffici che la multinazionale dei cavi ha in giro per il mondo. In una Borsa che vede in crisi il capitalismo di relazione e i patti che hanno governato per decenni le sorti dei grandi gruppi, bisogna inventarsi qualcosa di nuovo. L'ex Pirelli Cavi – comprata una decina di anni fa da Goldman Sachs e poi diventata public company sul parterre di Piazza Affari – ci prova partendo non dal cuore della finanza milanese, ma dalla periferia del suo impero. Il gruppo, infatti, ha lanciato nel 2013 un piano di partecipazione azionaria dedicato ai 16.000 lavoratori che l’azienda ha in 50 paesi. L'obiettivo dichiarato di Prysmian – che ieri ha annunciato anche la nomina dell'ex GE Cristiano Tortelli alla guida della nuova business area oil & gas in cui confluiscono le attività del gruppo per questo settore - è quello di aumentare il senso di appartenenza dei dipendenti. Dopo 3 anni, però, il risultato non è trascurabile nemmeno dal punto di vista finanziario: il piano chiamto Yes (Your Employee Shares) e sviluppato in tre tranche annuali con uno sconto disponibile fino al 25% del prezzo di mercato, ha messo complessivamente a disposizione dei dipendenti 500.000 azioni proprie con l'obiettivo di raggiungere l'1% dell'azionariato. Di per sé la percentuale non sembra molto rilevante, ma va confrontata con gli altri investitori di un gruppo che capitalizza più di 4 miliardi di euro e per quasi il 70% è in mano al mercato, cui di fatto risponde la maggioranza del cda: i big della finanza internazionale (nomi come Ubs, Norges Bank, Blackrock) hanno infatti quote fra il 2 e il 5%.
In futuro anche l'1% potrebbe essere una soglia superabile dai lavoratori visto che il cda di Prysmian ha proposto all'assemblea (che si celebrerà il 13 aprile) di rinnovare l'iniziativa per un triennio, mettendo a disposizione altre 600.000 azioni proprie. A convincere i manager è stata l'adesione: in un triennio circa il 40% dei dipendenti aventi diritto (7.200 persone) hanno fatto richiesta di aderire al piano di partecipazione azionaria, con un investimento totale di 17,5 milioni di euro.
“Non abbiamo voluto un piano di stock option riservato a pochi, ma un programma che coinvolgesse la pressoché totalità dei dipendenti a tutti i livelli – spiega Fabrizio Rutschmann, senior vicepresident con responsabilità delle risorse umane - In tutte le edizioni abbiamo registrato un ampio numero di nuovi partecipanti, anche in Paesi con un reddito inferiore a quello italiano. In Estonia, ad esempio, dove siamo presenti grazie alla fusione con Draka, il 40% dei dipendenti è azionista, un livello medio che sale al 60-70% in Turchia e che comunque si mantiene al 23% in Malesia”.
E anche in Italia i dati dimostrano l'adesione al piano della base dei lavoratori Prysmian, visto che l'80% dei dipendenti-azionisti ha redditi inferiori ai 40.000 euro lordi. “Il piano di azionariato diffuso è un modo per avvicinare gli obiettivi di lungo periodo di chi fa le performance dell'azienda, e cioè i suoi dipendenti, con gli interessi di chi investe della società – aggiunge Rutschmann – Non è un caso che questa iniziativa sia guardata con molto interesse e approvazione dai tanti fondi internazionali che sono presenti nel nostro capitale”.
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