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Carige, soci al voto sul nuovo Cda. Malacalza valuta un piano…

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Carige, soci al voto sul nuovo Cda. Malacalza valuta un piano alternativo all’offerta di Apollo

Dopo la sorpresa per l’offerta di Apollo management international, che punta a rilevare i crediti in sofferenza di Banca Carige con 695 milioni e a diventare il socio di maggioranza dell’istituto, con un aumento di capitale riservato di 500 milioni (e altri 50 in opzione agli attuali azionisti), Vittorio Malacalza, attuale socio di riferimento di Carige (col 17,58%), studia le contromosse.

L’imprenditore ligure sta pensando a un piano B. Anche perché è opinione condivisa tra gli azionisti di rilievo dell’istituto, che la proposta avanzata dal fondo statunitense sia tutt’altro che generosa . L’offerta su 3,5 miliardi di non performing loans (npl), infatti, ne prevede una svalutazione superiore all’80%, concedendo solo il 17,6% del valore nominale.

Oggi, peraltro, si svolge la prima assemblea dell’era Malacalza in Carige, che segna subito un record assoluto: quello degli azionisti presenti. Perché già ieri gli iscritti erano più di mille e altri ne sono attesi. All’ordine del giorno, oltre all’approvazione del bilancio 2015 (che ha registrato una perdita netta di 101,7 milioni), c’è la nomina dei 15 membri del nuovo cda.

Ieri il titolo Carige, dopo un’apertura in piazza Affari a +2,7%, ha totalizzato, in chiusura, -1%, attestandosi a 0,594 euro. Segno che l’incertezza sul futuro assetto della banca si fa sentire. Incertezza che Malacalza vuole certamente superare una volta consumata, in assemblea, l’uscita di scena degli attuali vertici dell’istituto: il presidente Cesare Castelbarco e l’ad Piero Luigi Montani. I quali faranno posto agli uomini dell’azionista di maggioranza che, in virtù del patto di sindacato con Fondazione Carige, controlla il 19,5% di Carige. La lista di Malacalza propone 14 nomi con, al primo posto, Giuseppe Tesauro (presidente in pectore) e poi lo stesso Malacalza (vicepresidente), Luciano Pasquale (espresso dalla Fondazione) e Guido Bastianini (futuro ad). Vi sono poi altre quattro liste: la numero 2 rappresenta il patto di sindacato stretto tra Gabriele Volpi (con il 6,0009%) e l’imprenditore Aldo Spinelli (con l’1,57%). Insieme controllano il 7,57% di Carige e hanno presentato 5 nomi. La lista 3 è quella di Assogestioni con il 2,15% e 3 nomi. La lista 4, con il 4,2%, è del patto di sindacato tra Coop Liguria e le fondazioni De Mari-Cr Savona e Cr Carrara: i nomi sono due. La quinta e ultima lista è quella dei francesi di Bpce, che controllano l’1,81% della banca genovese, e presentano un solo nome. Da monitorare anche come voterà Toscafund asset management, che non ha presentato liste ma controlla il 5,12% circa della banca genovese. Al nuovo vertice della banca, che entrerà in carica dopo l'assemblea di oggi, spetta il compito di accogliere o meno la proposta di Apollo. Ma, come si è accennato, Malacalza, che oggi sarà in assemblea, sembra intenzionato a cercare una strada diversa da quella del fondo, che invece piace molto alla Bce. L’imprenditore, infatti, ha dichiarato più volte di volere una Carige capace di mantiene il suo ruolo di banca «con forti legami col territorio» e per questo puntava sull’apporto di nuovi soci con vocazione imprenditoriale. Un progetto che l’arrivo del fondo Usa farebbe sfumare. Su quale sia un eventuale piano B dell’imprenditore il riserbo è strettissimo. Ma un’opzione percorribile potrebbe essere di vendere gli npl a un prezzo più congruo di quello offerto da Apollo, utilizzando le opportunità offerte dalla garanzia sulla cartolarizzazione della sofferenze (Gacs) messa sul piatto dal ministero delle Finanze e accettata dalla Commissione Ue. Poi si potrebbe puntare, in tempi rapidi, a un’aggregazione con un’altra banca. Anche altri azionisti appaiono contrari all’offerta di Apollo. In primis la coppia Volpi-Spinelli, gli interessi dei quali, trapela, non coincidono con quelli della proposta del fondo. Ma anche da altri fra i soci maggiori dell’istituto genovese arrivano forti perplessità. C’è chi commenta che «anche se non si può ignorare la proposta di Apollo, bisogna stare attenti a non vendere qualcosa che ha valore a un prezzo troppo basso. Prima di cedere un istituto legato al territorio come è Carige, bisogna riflettere attentamente. Perché si rischia anche di ledere gli interessi dell’imprenditoria locale». E riguardo agli npl si ricorda che Carige ha «sofferenze garantite ipotecariamente; quindi il valore del 17,6% non è congruo. Una simile percentuale va bene per una banca sull’orlo del fallimento e Carige non è in quella situazione». Diversi soci, dunque, sono sulla stessa linea. Al momento, però, non risulta aperto un dialogo tra gli azionisti in campo. Tutti, infatti, sono concentrati sull’assemblea di oggi. E solo dopo la nomina del nuovo cda potrà arrivare il momento delle decisioni prese insieme. Ieri, comunque, il governatore ligure, Giovanni Toti, ha ricordato che «Carige è un patrimonio della Liguria, è un bene che dobbiamo tenerci stretto. Se la compra Apollo il giorno dopo li chiamerò per chiedergli cosa vogliono fare con la nostra banca, come avevo fatto con Malacalza».

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