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Banca Etruria, indagati per truffa tre dirigenti

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Banca Etruria, indagati per truffa tre dirigenti

  • –Sara Monaci

Vendevano obbligazioni subordinate approfittando dell’inconsapevolezza e della buona fede dei clienti, a cui in alcuni casi hanno fatto perdere tutti i risparmi. È questa l’accusa che la procura di Arezzo muove nei confronti di tre dirigenti di Banca Etruria, alla guida di tre diverse filiali nella provincia aretina.

Sono dunque questi i primi indagati per truffa (aggravata) all’interno dell’inchiesta, con più dossier, sul dissesto finanziario di Banca Etruria. Ma secondo indiscrezioni potrebbero arrivare nei prossimi giorni altri 4 o 5 avvisi di garanzia.

In base alla ricostruzione degli inquirenti i tre dirigenti avrebbero pesantemente alterato i profili Mifid di tre clienti, modificandone il titolo di studio: chi aveva solo la licenza elementare o media sarebbe stato valutato come un laureato, così da poterlo mettere formalmente nelle condizioni di acquistare prodotti rischiosi facendolo sembrare competente. Inoltre qualcuno sarebbe stato indotto a investire i risparmi di una vita nelle obbligazioni subordinate emesse nel 2013, perdendo quindi tutto lo scorso anno, mentre invece nel database ufficiale c’era scritto che la quota dei prodotti non superava il 20% del conto corrente.

Al momento si parla di truffa aggravata in concorso con ignoti, perché la procura di Arezzo sta ancora valutando l’ipotesi che le decisioni prese nelle filiali siano state imposte dall’alto. In questo caso la ricostruzione cambierebbe, e anche i vertici della banca si potrebbero ritrovare dentro il dossier sulla truffa. Le indagini proseguono intanto: in procura sono arrivati oltre 400 esposti di obbligazionisti. Verranno studiate anche le situazioni degli azionisti, anche se in questo caso si presuppone una maggiore competenza.

Infine, per quanto riguarda la bancarotta fraudolenta, sotto la lente ci sono gli ultimi due cda. Gli ex componenti dell’ultimo consiglio (presieduto da Lorenzo Rosi) risulterebbero iscritti nel registro degli indagati. Però, con l’andare avanti dell’inchiesta, sarebbe il penultimo cda (quello presieduto da Giuseppe Fornasari) a trovarsi in una situazione più critica.

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