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Due settimane per chiudere Metroweb-Enel

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Due settimane per chiudere Metroweb-Enel

  • –Antonella Olivieri

Le trattative tra Metroweb ed Enel Open Fiber avanzano spedite, al punto che la previsione è di chiudere in due-tre settimane al massimo. Ieri si è tenuto a Milano un incontro tecnico-operativo tra l’ad di Open Fiber, Tommaso Pompei, il cfo dell’Enel l’ad di Metroweb Alberto Trondoli, l’ad di F2i, Renato Ravanelli e Mauro Maia, senior partner di F2i responsabile degli investimenti nelle tlc nonchè vice-presidente di Metroweb, con i rispettivi advisor (Vitale & associati e Banca Imi per Metroweb, JP Morgan per l’Enel) dove si è delineato il percorso per la volata finale.

Si parte dalla valutazione di Metroweb, che è la base per definire la ripartizione delle quote di partecipazione alla newco comune che verrà costituita aggregando le due società infrastrutturali. Fermo restando che la maggioranza resterà in mano a F2i e Cdp - i due attuali azionisti di Metroweb -, la quota in capo a Enel dovrebbe risultare molto più alta rispetto alle ipotesi circolate finora. Dunque, non il 30%, ma qualcosa molto più vicino al 48-49 per cento.

Non è chiaro se sotto la newco confluirà anche Metroweb Milano, la società che detiene la rete in fibra ottica meneghina già completata nella quale è azionista anche Fastweb/Swisscom che, fino al marzo dell’anno prossimo, detiene un diritto di veto/gradimento a fronte di modifiche dell’azionariato anche a monte, anche se l’ad di Fastweb Alberto Calcagno, pochi giorni fa, ha detto che non c’è nessuna intenzione di bloccare operazioni in cantiere. Al tavolo ieri non c’era nessun esponente di Cdp, azionista al 46,2% - tramite quella che diventerà Cdp equity - della holding Metroweb.

Con il presidente Cdp, Claudio Costamagna, Telecom ha cercato nei giorni scorsi di fissare un appuntamento - che finora non risulta però ancora calendarizzato - per ribadire la volontà dell’incumbent di portare a termine i negoziati con Metroweb anche col nuovo ad Flavio Cattaneo. È chiaro però che il contesto è cambiato rispetto alla trattativa che stava conducendo il precedente ad, Marco Patuano, e che prevedeva di firmare l’accordo definitivo entro aprile sulla base delle condizioni dettate dall’incumbent e cioè 67% della joint-venture subito e opzione per salire a termine al 100% della società dela rete: restava ancora da discutere la parte relativa alla governance. Possibile che Telecom faccia pervenire un’offerta formale per Metroweb prima che si chiuda con l’Enel, ma bisognerà vedere se il contesto politico lo consentirà.

Più difficile un negoziato a tre o un percorso a tappe, con Metroweb e Enel Open Fiber che, raggiunto l’accordo, tratterebbero poi, insieme, con Telecom. Non sarebbe una soluzione, ma servirebbe semmai a limitare i danni, un accordo tra due blocchi per le aree da cablare, in modo da evitare sovrapposizioni, perchè, se c’è il dubbio che i tempi siano maturi per una rete tutta in fibra, è certo invece che per due reti in concorrenza non c’è spazio.

D’altra parte non si può pensare che l’iniziativa dell’Enel - di portare la fibra nelle abitazioni degli italiani in coincidenza della sostituzione dei contatori elettrici - possa essere fermata, dopo che è stata presentata e “benedetta” a Palazzo Chigi in presenza del premier Matteo Renzi. Con la “concorrenza” infrastrutturale del gruppo guidato da Francesco Starace, insomma, Telecom dovrà fare i conti. Situazione non semplice per l’incumbent, dal momento che chiudere i negoziati con la sola Metroweb non risolverebbe il problema e in una compartecipazione a tre, con l’Enel, difficilmente Telecom potrebbe guidare le danze, pilotando gradatamente la trasmigrazione delle linee dal rame alla fibra. Ne soffrirebbe comunque il valore della rete, ancora contabilizzata per 15 miliardi.

Una nota di ieri di Kepler-Cheuvreux stima, conservativamente, in almeno 500 milioni la perdita di ricavi potenziale per Telecom in presenza di concorrenza infrastrutturale. Ciononostante gli analisti della casa francese manifestano qualche dubbio sulla sostenibilità del progetto Enel, evidenziando il rischio di un possibile scrutinio da parte della Ue e la possibile concorrenza low-cost dell’incumbent sull’offerta all’ingrosso. D’altra parte Enel sta per firmare un accordo commerciale con Vodafone e Wind, per assicurare all’offerta di fibra uno sbocco di mercato.

La nota di Kepler-Cheuvreux rileva anche che il contesto regolatorio negli ultimi tempi si è irrigidito nei confronti dell’incumbent, sollevando dubbi sull’effettivo livello di supporto politico di cui può godere Telecom, se percepita come una società in mani straniere. Qualche dubbio c’è anche relativamente ai rapporti con il mercato, per le recenti decisioni prese dall’azionista di riferimento per esempio sulla conversione delle risparmio. In compenso, secondo la nota, in Telecom c’è ampio spazio per ridimensionare lo staff, secondo le stime di 24mila unità con risparmi dell’ordine di 1,3 miliardi. Ipotesi quest’ultima che è stata seccamente smentita da Vivendi e, in un’intervista a «Il Sole-24Ore», dal suo ceo Arnaud de Puyfontaine che citava appunto speculazioni tratte da stime di analisti. Da parte sua la società parigina ha cercato di rassicurare che il suo impegno in Italia vuole essere amichevole, che non c’è nessuna volontà di ridimensionare gli organici e di contrapporsi al Governo. Tuttavia la situazione è così complessa che ancora non si vede la possibilità di trovare una quadra .

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