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Fondo Atlante in partenza con 4 miliardi

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la questione bancaria

Fondo Atlante in partenza con 4 miliardi

Dopo UniCredit, che la settimana scorsa aveva pre-deliberato in cda una partecipazione fino a un miliardo, anche Intesa Sanpaolo ieri ha approvato la propria adesione ad Atlante con una cifra compresa tra gli 800 milioni e il miliardo. Con le quote di Cdp (mezzo miliardo), delle altre banche, delle Fondazioni (500 milioni), e probabilmente della Sga, la Società di gestione delle attività fondata per il recupero dei crediti deteriorati del Banco di Napoli e oggi ampiamente patrimonializzata, lo strumento di Quaestio Sgr può partire con una dotazione pari ad almeno 4 miliardi. Che è il minimo richiesto dai regolatori per avere coperte (con il 70% del totale) le ricapitalizzazioni di Popolare Vicenza e Veneto Banca anche nel caso - il worst scenario - in cui gli aumenti andassero completamente deserti.

Altre adesioni, però, sono attese nei prossimi giorni, e dunque tra i promotori, che l'altroieri avevano parlato in una nota di un «numero importante di preadesioni» si punta ad accrescere già nelle prossime ore le risorse a disposizione. Successivamente, ottenuta l'autorizzazione di Consob, è probabile che si avvii una fase di promozione del fondo sul mercato, presso altre categorie di investitori istituzionali: il closing del fondo sarebbe pertanto fissato a fine aprile.

La posizione di Intesa
Main contributors rimangono dunque le due prime banche italiane, che - secondo le stime elaborate da Equita - pagheranno l'esborso anche con 30 punti di Cet1: ognuna non potrà avere più del 20% del fondo, onde non rendere la partecipazione «qualificata», con relativi oneri aggiuntivi.
Per Ca' de Sass, in particolare, la priorità restano gli Npl e non a caso ieri sera il presidente Gian Maria Gros-Pietro ha ricordato che «Atlante è uno strumento di mercato che permetterà di assegnare ai crediti deteriorati il loro giusto valore: è un'iniziativa positiva per rimettere ordine nel credito bancario, in particolare per i crediti deteriorati». Intesa, in particolare, ha deciso di aderire al fondo «perché è un investimento redditizio e perché possiamo conferirvi anche i nostri crediti deteriorati, che però abbiamo già accantonato e che quindi cediamo già svalutati. Li cediamo ad un prezzo equo, che non è quello che si attendono i fondi speculativi», ha spiegato il presidente del Consiglio di Gestione.
In attesa che Quaestio alzi il velo sull'operazione in tutti i suoi aspetti, compreso il rendimento che nei documenti ufficiosi circolati in questi giorni è fissato al 6%, dalla nota di Intesa diffusa ieri emergono altri elementi di novità: come noto, il 30% delle risorse di Atlante verrà destinato alle cartolarizzazioni di crediti in sofferenza, ma – secondo quanto reso noto – a questa quota si aggiungerà «quanto non impiegato in interventi sul capitale di banche individuate entro il 30 giugno 2017». In pratica, si delinea una finestra temporale di 14 mesi, da ora fino al giugno 2017, per decidere in quali ricapitalizzazioni intervenire.

Le altre banche e le fondazioni
Nei giorni scorsi la pressione a chiudere in fretta è stata tanta, e così ieri si sono tenuti anche altri cda per deliberare su Atlante. Bper e Bpm hanno deciso di intervenire per 100 milioni a testa,il CreVal per 60, Mps per 50 e Carige per 20; a queste si dovrebbe aggiungere Banca Mediolanum con 50 e Ubi con 200: il ceo Victor Massiah ha il mandato a firmare, ma si attendono i provvedimenti del governo in materia di Npl. Tra le grandi banche all'appello manca ancora il Banco Popolare, che potrebbe riunire il cda nei prossimi giorni, mentre Mediobanca e ora anche il Credem si sono chiamate fuori. Ancora incerta la posizione dei tre grandi istituti a controllo estero: molto caute Bnl e Deutsche, che vedono le capogruppo già impegnate come collocatori dell'aumento della Vicenza, Cariparma starebbe esaminando il dossier.
Le prime due compagnie assicurative, cioè Generali e UnipolSai, per il momento non hanno ancora deliberato, mentre tra le Fondazioni è vicino il traguardo dei 500 milioni: dopo i 100 di Cariplo, ieri ha deliberato per un pari importo Compagnia di San Paolo, mentre CrTorino dovrebbe votare lunedì.

I sottoscrittori di Atlante

Il capitolo Sga
In queste ore, secondo quanto si apprende, si sarebbe anche sciolto il nodo della Sga, la Società per il recupero dei crediti incagliati del Banco di Napoli: dopo aver recuperato circa il 90% degli Npl trasferiti a suo tempo, oggi dispone di oltre mezzo miliardo che potrebbe essere conferito ad Atlante. E dal momento che Intesa Sanpaolo è formalmente unico intestatario del capitale sociale, pur ceduto in pegno al Tesoro, non si profilerebbe come intervento pubblico censurabile come aiuto di Stato.

Le agenzie di rating
Dopo Fitch e S&P, ieri su Atlante si sono espresse anche Moody's e Dbrs: nel primo caso l'operazione è stata definita «un importante precedente nella Ue», nel secondo «uno strumento utile per aiutare a riparare il sistema bancario italiano dal rischio di instabilità finanziaria nel breve termine».

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