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«Abbiamo evitato il peggio, ora l'aumento è partita…

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l’INTERVISTA

«Abbiamo evitato il peggio, ora l'aumento è partita aperta»

«Nonostante tutto, non appena riceveremo il nulla osta di Consob, potremo avviare l'operazione. E in queste condizioni di mercato non poteva certo considerarsi un risultato scontato». La forchetta è ampia, il prezzo sarà - comunque vada a finire - basso, ma il ceo di Popolare Vicenza Francesco Iorio, reduce da un cda notturno durato sei ore, ha ottenuto il risultato di aver scampato un pericolo fino a poche ore fa decisamente reale: il ritiro dell'aumento, la cancellazione dell'Ipo e l'intervento di Bce con la prospettiva, pressoché certa, della risoluzione dell'istituto.

«Da parte nostra, del management e di tutta la banca, c'è stato uno sforzo enorme, ma alla fine siamo riusciti grazie anche alla collaborazione dei global coordinators, a raggiungere le condizioni per andare sul mercato».

Dottor Iorio, crede che alla fine il prezzo dell'aumento e dell'Ipo sarà sui valori minimi della forchetta, peraltro molto ampia?
Ora c'è da aspettare che faccia la sua parte il mercato, un mercato attualmente non facile che però potrebbe vedere nella Popolare Vicenza una occasione molto interessante con una potenziale creazione di valore. Anche perché con il nuovo capitale la banca sarebbe di nuovo in condizione di svolgere a pieno regime il proprio ruolo dopo un periodo di forte pressione dal punto di vista mediatico, patrimoniale e della liquidità.

Però per i soci attuali le notizie, pur attese, non sono affatto buone.
Mi rendo perfettamente conto che a questi prezzi la perdita di valore e la potenziale diluizione siano elevate. Ma per lo stesso motivo con questi numeri si potrebbero anche prospettare possibilità di incremento di valore rispetto al valore di sottoscrizione.

Con la forchetta decisa dal consiglio di amministrazione il valore minimo della banca potrebbe essere di 1,51 miliardi. Dunque si è evitato il rischio, paventato da alcuni analisti, di una valorizzazione inferiore anche solo all'importo raccolto sul mercato.
Siamo riusciti a partire. E, mi lasci dire, non era scontato: l'anno scorso abbiamo fatto un lavoro di rinnovamento importante della banca, poi da gennaio è maturata una situazione di mercato totalmente avversa per il settore. Nonostante la tempesta perfetta noi siamo riusciti a mantenere la rotta.

A che punto è la trattativa con il fondo in vista di un probabile ingresso?
Finora non abbiamo ancora avuto alcun incontro nè con i rappresentanti di Atlante nè della sua Sgr (Quaestio, ndr): il nostro interlocutore era ed è UniCredit.

Secondo molti analisti avrà il controllo della banca.
Senz'altro Atlante rappresenta una novità positiva, ma al momento non siamo in grado di valutare quale effetto avrà sull'aumento: è interesse di tutti che l'investimento del fondo, alla fine, sia il più limitato possibile.

Quindi proverete a offrirvi realmente al mercato?
È il nostro primo dovere, una garanzia per definizione è un paracadute. Nei prossimi dieci giorni andremo a cercare compratori sul mercato sapendo che non sarà facile, ma abbiamo il dovere di provarci e confidiamo di trovarli.

Nelle settimane scorse si è parlato di un interessamento di Fortress, che poi sembra essersi tirato indietro.
L'interesse dei fondi rimane, e fino al 28 la partita sarà aperta.

Per quotarsi serve un flottante minimo del 25%: vede il rischio che non si superi questa soglia?
È una possibilità che, seppur remota, teniamo in considerazione.

Ma se Atlante supererà la soglia del 30% scatterà l'obbligo di Opa?
In questo momento in grande onestà non saprei cosa risponderle.

Uno dei rischi che il mercato valuterà con attenzione è quello del contenzioso legato alle vicende passate. Che cosa direte agli investitori nel corso del road show?
Questo rischio, come gli altri, sono ampiamente descritti nel prospetto informativo, pertanto ogni investitore potrà valutare compiutamente i possibili impatti e mi auguro soprattutto le potenziali opportunità.

Superata questa fase, aggredirete il capitolo Npl?
Nel piano industriale abbiamo previsto lo smaltimento di 1,5 miliardi attraverso cessioni, ma non escludiamo una politica di riduzione anche più netta.
@marcoferrando77

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