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Perché dopo gli utili scivoleranno giù anche i dividendi (ai…

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STUDIO GOLDMAN SACHS

Perché dopo gli utili scivoleranno giù anche i dividendi (ai minimi da 70 anni)

Non è una sorpresa che le attese sugli utili di Wall Street, nel primo trimestre 2016, siano davvero grigie: si stima un calo dell’1% anno su anno, ai minimi dal terribile 2009 post Lehman. Il brutto è che - come rivela uno studio fresco di stampa di Goldman Sachs - anche la crescita dei dividendi è destinata a un colpo di freno storico, in grado addirittura di riportarci indietro agli anni Quaranta, quelli della seconda guerra mondiale.

Quanto a cedole, nel primo trimestre del 2016 non ci si può ancora lamentare. La crescita anno su anno dei dividenti delle 500 regine di Wall Street si è attestata al 4,6%. E nonostante il momentaneo crollo dei listini di inizio 2016, solo dodici aziende quotate nello S&P500 hanno ridotto o completamente sospeso lo stacco. Non è una sorpresa che i due terzi di queste ultime appartengano al flagellato settore energetico, dove in particolare ConocoPhillips, Anadarko Petroleum e Devon Energy hanno tagliato i dividendi di oltre il 50%.

Il problema è che - come spiega Goldman - cedole in aumento del 4,6% rappresentano non solo il minimo storico dal 2011, ma anche un’evidente frenata sia rispetto ai picchi degli anni precedenti che a una media decennale del 6,3% (media che peraltro include i terribili anni post Lehman). E se allarghiamo lo sguardo all’intera Borsa statunitense scopriamo che - stando ai dati diffusi venerdì scorso da S&P Global Market Intelligence e riportati da MarketWatch - negli ultimi quattro trimestri si è assistito a un calo del 15,3% delle aziende in grado di aumentre i dividendi.

Non è una bella notizia per tutti i grandi investitori istituzionali che, a caccia di uno straccio di rendimento nel mondo dei tassi striscianti o negativi, hanno puntato sui “campioni della cedola”, ossia sulle azioni che negli ultimi cinque anni hanno garantito dividendi stabili o in crescita (e che anche per questo sono state premiate dal mercato).«Le blue chip che hanno sovraperformato gli indici dai minimi di febbraio sono quelle in grado di unire qualità e alti dividendi», conferma Tim Anderson, managing director di Mnd Partners.

Ma più del presente, è il futuro che potrebbe rivelarsi particolarmente fosco. L'S&P500 dividend swap market - marketplace dove si “scommette” sulla crescita futura dei dividendi - stima per i prossimi dieci anni cedole in aumento di un insignificante 0,8% annuo, ben lontano dalla media storia del 6% messa a segno dal 1950 a oggi. E dal 1950 in poi non era mai accaduto che in un arco decennale la crescita dei dividendi scendesse sotto il 2% medio annuo, nota Goldman Sachs. Prendiamole assolutamente con le molle, come tutte le previsioni di lungo periodo: ma se le stime del dividend swap market e della banca d’affari americana si rivelassero esatte, la “velocità delle cedole” tornerebbe ai livelli degli anni Quaranta del secolo scorso, quelli della seconda guerra mondiale.

Del resto, da tempo gli esperti ripetono che un declino dei dividendi è inevitabile, citando per esempio il fatto che le cedole medie dello S&P500 (pari al 2% su un arco quinquennale) sono ben più alte dei rendimenti del titolo di Stato decennale americano (più o meno all’1,7-1,8%). Il fenomeno - definito da qualcuno “aberrante” - è assai raro. È accaduto solo quattro volte negli ultimi cinquant’anni: nel giugno 1962, nel novembre 2008, nell’agosto 2011 e dal gennaio 2015 . In teoria è un fenomeno destinato a rientrare. Ma le sorprese, nel mondo della finanza, non mancano mai.

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