
La fusione tra Itedi e l’Espresso, che per ora, considerando la tiratura dei quotidiani editi dai due gruppi, supera il tetto previsto dalla legge del 20%, rientrerà nei limiti entro la chiusura definitiva dell'accordo, cioè entro il primo trimestre del 2017. A buttare acqua sul fuoco, dopo le critiche sull’operazione provenienti dalla galassia Mediaset (in particolare da parte di Fedele Confalonieri e Marina Berlusconi), è stato il presidente del gruppo l’Espresso, Carlo De Benedetti, in occasione dell’assemblea degli azionisti chiamata, tra l’altro, ad approvare il bilancio targato 2015.
Intanto il cda del gruppo editoriale ha dato il via libera ai conti del primo trimestre che si è chiuso con un utile netto dimezzato a 6,1 milioni. Sui profitti ha inciso la vendita a fine gennaio 2015 di Deejay Tv a Discovery Italia che diede luogo nel primo trimestre dell'anno scorso a una plusvalenza di 6,3 milioni, classificata oggi tra le attività cessate. I ricavi consolidati sono risultati in calo del 3,5% a 140,8 milioni con un'attenuazione della flessione rispetto agli esercizi precedenti. In deciso miglioramento la posizione finanziaria netta che a fine marzo scorso è risultata positiva per 15,5 milioni rispetto all'indebitamento di 10,7milioni di fine 2015.
Quanto alla fusione tra l'Espresso, che edita tra gli altri quotidiani La Repubblica, e Itedi che edita La Stampa e Il Secolo XIX, De Benedetti ha sottolineato che si tratta «di un'operazione molto importante, un salto in avanti per un giornale che diventa gruppo aggregatore, la dimostrazione di un gruppo ben gestito, indipendente, modello di riferimento». Tra le due realtà editoriali al momento c'è solo un memorandum of understanding, cioè un'intesa preliminare che prevede la conclusione dell'accordo entro il primo trimestre del 2017. «Stiamo lavorando - ha spiegato De Benedetti confermando, come denunciato da Confalonieri, che a bocce ferme i due gruppi avrebbero il 23% della tiratura - per arrivare a fine 2016 con una situazione coerente con i limiti di legge. Si può lavorare sulla razionalizzazione del numero delle copie». Secondo la legge sull'editoria è infatti considerata posizione dominante la posizione di chi arrivi a editare, o controllare società che editano testate quotidiane, la cui tiratura , nell'anno solare precedente, superi il 20% della tiratura complessiva dei giornali quotidiani in Italia. Per valutare eventuali concentrazioni nella stampa quotidiana, il dato rilevante per il calcolo sarà dunque la tiratura dei giornali quotidiani in Italia nel 2016.
In occasione dell'assemblea, l’amministratore delegato del gruppo l'Espresso Monica Mondardini, peraltro neopresidente di AdR, ha spiegato che guardando in generale al panorama dei primi mesi del 2016 «gli investimenti pubblicitari potrebbero ritrovare una leggera crescita, ma allo stato non ci sono segnali di ripresa per gli investimenti sulla stampa». Il futuro, dunque, si conferma “sfidante”. In questo scenario, alla domanda di un socio sulla possibilità di distribuire dei dividendi, De Benedetti, riferendosi al 2015, ha spiegato che «il cda ritiene che salvaguardare il conto patrimoniale abbia prevalenza rispetto agli interessi legittimi degli azionisti» e per queste ragioni per il 2015 non è stata dunque proposta la distribuzione di una cedola.
Infine De Benedetti ha preferito non entrare in polemica con Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e Mondadori, dopo le sue ultime dichiarazioni critiche sulla fusione Itedi-l'Espresso e, in genere sul ruolo di De Bendetti nel campo dell'editoria italiana. «Non rispondo – si è limitato a dire il presidente ai cronisti a margine dell'assemblea -, non vale la pena commentare».
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