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Cannabis legale e medica, quanto vale il business in Borsa

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un mercato da speculatori

Cannabis legale e medica, quanto vale il business in Borsa

La decisione di diversi Paesi di ridurre le restrizioni legali all’utilizzo della marijuana a scopi terapeuti e ricreativi ha fatto nascere in questi anni una fiorente industria. Secondo un recente studio di ArcView, una delle più influenti e riconosciute associazioni di investitori del settore, il fatturato dell’industria della cannabis legale negli Usa quest’anno sarà di 6,7 miliardi di dollari (+25% rispetto al 2015). Le prospettive di crescita per i prossimi anni poi fanno scommettere che ci sarà un vero e proprio boom. Almeno a dar retta alle previsioni della stessa società che stima per il 2020 vendite complessive per 21,8 miliardi di dollari.

Sul tema resta ancora molta anarchia a livello legislativo. Sia negli Stati Uniti (dove a livello federale l’uso di cannabis resta illegale) che nel resto del mondo. Domani inizia ufficialmente la discussione al Parlamento italiano del ddl presentato dall’intergruppo parlamentare per la legalizzazione della Cannabis. Una discussione che si annuncia infuocata vista la presentazione di ben ben 1700 gli emendamenti. In mancanza di una legislazione nazionale la normativa sull’impiego a scopo terapeurico (l’unico ad oggi consentito legalmente) poi varia molto da regione a regione.

Sull’opportunità di legalizzare l’uso ricreativo della marijuana il dibattito resta acceso. A livello politico, di opinione pubblica, e sul piano scientifico dove favorevoli e contrari si confrontano a colpi di ricerche sugli effetti della sostanza. Resta comunque un fatto che le novità legislative di questi anni (in particolare la decisione dello stato del Colorado all’inizio del 2014 di legalizzare anche l’utilizzo ricreativo della cannabis) hanno fatto emergere un settore fino ad oggi appannaggio della criminalità (organizzata e non). Una novità da cui la Borsa non è rimasta immune.

In questi anni c’è stato un fiorire di quotazioni azionarie di società che operano nel business della cannabis (sia terapeutica che non). Negli Stati Uniti ma non solo. Da uno screening per parole chiave sulla banca dati S&P Capital IQ si può stimare che attualmente sul mercato ci siano poco meno di 200 società quotate (per lo più negli Stati Uniti e in Canada) per un valore di mercato complessivo nell’ordine di 4,8 miliardi di dollari. Il grosso dei quali fa riferimento ad aziende farmaceutiche.

Il valore di mercato delle società del settore farmaceutico che vendono o sviluppano farmaci a base di derivati della cannabis è pari a 3,3 miliardi di dollari. Un numero che è viziato dalla presenza della maggior società al mondo che opera nel business della cannabis medica: la GW Pharmaceuticals. La società britannica con base a Cambridge produce il Sativex (primo farmaco a base di cannabis ad essere stato autorizzato in Italia) impiegato per la cura dei disturbi spastici legati alla sclerosi multipla. Le azioni della società, quotata al Nasdaq, a Londra e Francoforte, negli ultimi 10 anni hanno registrato un rialzo del 581 per cento. Ad oggi la capitalizzazione del gruppo è pari a 2,3 miliardi di dollari.

GW Pharmaceuticals è l’unica società del settore che capitalizza più di un miliardo di dollari. Seguono a larga distanza altre farmaceutiche quotate in genere al Nasdaq o alla Borsa di Toronto. Poi una giungla di piccole e piccolissime società quotate su mercati non regolamentati «over the counter». Qui si trovano soprattutto le aziende, spuntate come funghi in questi anni, che si dedicano al nuovo mercato della cannabis ludica come la Pineapple Express. Azienda che capitalizza 150 milioni di dollari che opera in diversi capi del cosiddetto «cannabusiness»: dai siti web al leasing di proprietà immobiliari per i commercianti.

I mercati azionari non regolamentati sono spesso l’unico canale di finanziamento per queste aziende dato che le banche difficilmente danno credito a chi opera in un campo considerato ancora ai confini della legalità. Chi ci scommette insomma sono gli investitori speculativi non gli istituzionali.

Il boom in Borsa c’è stato tra il 2013 e il 2014 in vista dell’entrata in vigore della legislazione che liberalizza la vendita a scopi ludici in Colorado all’inizio del 2014. A marzo di quell’anno il valore complessivo delle «cannastocks» ha superato gli 11 miliardi di dollari secondo la banca dati S&P Capital IQ. Poi la bolla è scoppiata. Da allora le quotazioni medie sono sprofondate del 74 per cento.

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