
Il potere di seduzione delle cifre tonde è irresistibile. Ma 50 dollari al barile, un traguardo ormai vicinissimo per il petrolio, potrebbe davvero essere una soglia significativa. Non solo dal punto di vista psicologico, perché molte compagnie lo vedono come un prezzo decisivo per bilanci e strategie.
Una breve puntata sopra 50 dollari al barile non cambierebbe nulla. Ma se il petrolio dovesse stabilizzarsi su questi livelli, o addirittura oltre, allora le sorti del mercato forse potrebbero davvero cambiare. Dopo tagli feroci ai costi operativi, al personale e ai piani di investimento diverse compagnie petrolifere oggi affermano che 50 dollari sarebbero sufficienti per arrivare a finanziare operazioni e dividendi con risorse interne: Bp è una di queste, mentre per altre come Total il numero magico è 60 dollari.
Più in generale WoodMackenzie, autorevole società di consulenza specializzata, stima che le cinquanta maggiori compagnie quotate riuscirebbero ad arrestare l’emorragia di cassa con un prezzo medio di 53 dollari al barile. A questi livelli probabilmente gli investimenti non riuscirebbero a ripartire in quarta: per sanzionare un nuovo progetto estrattivo bisogna avere aspettative più ambiziose, in molti casi una previsione di 70-80 dollari al barile per il periodo di entrata in produzione dei pozzi. Ma nello shale oil - che ha cicli di investimento molto più brevi del petrolio convenzionale - molti operatori sono già tentati di tornare a premere l’acceleratore, a rischio di uccidere in culla la ripresa dei prezzi: se la produzione Usa tornerà presto a salire, si interromperà il processo di riequilibrio tra domanda e offerta, che è appena iniziato.
Pioneer, società che opera nel bacino shale di Permian in Texas, uno dei più redditizi, questa settimana ha promesso di rimettere in funzione 10 trivelle se il greggio torna in modo stabile sui 50 dollari. Il ceo Scott Sheffield ha comunque aggiunto che la maggior parte dei concorrenti potrebbe fare altrettanto solo col barile a 60$ e a patto di aver fortemente ridotto i debiti: «Occorre una riduzione della leva di almeno 50-100 miliardi di dollari prima che si possa assistere a una risalita significativa del numero di impianti di perforazione».Oggi gli Usa hanno solo 332 trivelle alla ricerca di greggio, meno di un quarto rispetto al record del 2014.
Anche Whiting Petroleum, che ha fermato tutte le sue trivelle a Bakken, ha detto che cambierà idea col petrolio a 50 dollari, ma solo se questo prezzo si manterrà «per almeno 90 giorni seguito». Eog Resources, che un tempo si fregiava del soprannome di «Apple dello shale oil», vuole invece aspettare 60 dollari: «Vogliamo essere sicuri che il mercato sia in buona forma». Molti piccoli operatori prima di allora potrebbero essere stati spazzati via. O essere rimasti senza uomini e mezzi sufficienti per tornare a produrre.
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