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Laura Cioli: «Target del piano già superati, ora nuovi…

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L’INTERVISTA

Laura Cioli: «Target del piano già superati, ora nuovi tagli»

L’assemblea Rcs è appena finita, ma non è business as usual. L’amministratore delegato Laura Cioli ha avuto solo tre mesi per lavorare al piano approvato a fine dicembre e l’offerta di scambio annunciata da Cairo già impone di valutare i risultati.

Cairo ha ribadito che la moratoria sul debito a cui è condizionata l'Ops non impedisce a Rcs di negoziare con le banche. A che punto è la trattativa per il rifinanziamento?

Il negoziato sta avanzando e ci sono segnali che mi fanno essere ottimista. Mi auguro che da parte di tutti ci sia la volontà di dare chiarezza al mercato e che si riesca a chiudere in tempi brevi. Sappiamo che due delle banche del consorzio hanno deliberato positivamente e che una ha già pianificato un comitato crediti. Spero non ci siano interferenze.

Rcs ha posto due condizioni: che l'aumento di capitale fino a 200 milioni non sia legato automaticamente al debito e che non tutto il ricavato della vendita della Libri sia girato a rimborso dei finanziamenti. Le vostre richieste sono state accettate?

Per quanto riguarda l'azienda i due punti sono stati mantenuti.

La delega per l'aumento di capitale è un “paracadute” nel caso in cui il piano non raggiunga i risultati attesi o è un'opzione che avete comunque intenzione di spendere?

Il piano, che non include operazioni straordinarie, non richiede un aumento di capitale. Che resta un'opzione per sostenere iniziative di sviluppo. Ma si tratta eventualmente di una fase 2 e non è legato al debito.

E il debito come pensate di rimborsarlo?

Con la vendita della Libri l'indebitamento scende a 411 milioni, pari a circa 4 volte l'Ebitda stimato per il 2016. Ricordo poi che il piano prevede di ridurre il debito di circa 200 milioni portando il rapporto net debt/Ebitda intorno a 2, che è un livello più che accettabile.

Urbano Cairo ha ricordato di avere conseguito l'80% dei tagli dei costi a La 7 nei primi sei mesi. A che punto siete sui target del piano?

Per i 45 milioni di riduzione netta dei costi prevista per il 2016 sono già state implementate tutte le azioni. Questo, proiettato sull'anno, dovrebbe consentirci di andare oltre i target del piano. Adesso stiamo lavorando su ulteriori azioni per gli anni successivi che non sono incluse nei numeri del piano. Io controllo tutti gli ordini e credo che le efficienze sui costi operativi debbano diventare una cultura aziendale, a maggior ragione in una realtà con più di 3600 dipendenti. Qui vedo che la cultura è già cambiata e che tutti si stanno dimostrando più attenti e responsabili. Vorrei sottolineare che il rischio di esecuzione del piano è molto basso. Credo che un piano debba essere uno strumento del fare, un punto di riferimento per l'azienda e per il mercato, che serve anche a essere misurati sugli impegni presi. Ho molta fiducia nel rilancio del nostro grande patrimonio editoriale e i risultati del primo trimestre di implementazione del piano ci stanno dando ragione.

Per risolvere alla radice il problema del debito si potrebbe cedere la Spagna. Ci avete pensato?

L'integrazione tra le attività in Italia e Spagna è uno degli assi portanti del piano: ci sono molte sinergie. La Spagna è un'opportunità di creazione di valore, non ha senso oggi ragionare in termini differenti.

L'operazione Repubblica-Stampa ha smosso le acque. Pensa che in futuro anche Rcs seguirà l'esempio?

Prenderemo in considerazione tutte le opportunità. Ma adesso è il momento di mettere in sicurezza l'azienda. Il consolidamento dell'industria è un processo sano e un trend in atto anche a livello internazionale. C'è l'esigenza di ricercare sinergie, ad esempio in stampa e distribuzione che non sono più fattori competitivi per nessuno: nel settore c'è un 50% di capacità in eccesso. Noi stiamo già lavorando su questo fronte.

In che termini?

Per esempio col recente accordo per la stampa del Manifesto. Ma si può ragionare in termini più ampi. Ci sono 3-4 grandi gruppi con cui discutere e con qualcuno abbiamo già avviato contatti. C'è bisogno di fare investimenti e duplicarli è inutile.

La passivity rule però vi pone limitazioni.

Come management della società ci siamo imposti di non farci distrarre. Continuiamo a lavorare sul piano, la passivity rule ci impone solo un processo diverso. Se ci sono opportunità da cogliere le porteremo in assemblea, poi saranno gli azionisti a decidere.

Il consiglio Rcs, pur con un linguaggio formale, in sostanza ha detto che l'Ops di Cairo Communication non è stata concordata e che il prezzo non è congruo. Quindi se ne deduce che è ritenuta “ostile”.

Il consiglio ha rappresentato fatti. L'operazione non ci è stata preannunciata e siamo stati informati nel momento stesso in cui abbiamo letto il comunicato dell'Ops. Il valore proposto è inferiore al consensus degli analisti ed è a sconto rispetto all'andamento del titolo negli ultimi tre, sei, 12 mesi. Normalmente per un cambio di controllo è offerto un premio dell'ordine del 30%. Il cda esprimerà poi una valutazione più completa quando sarà pubblicato il prospetto.

Un partner estero nell'azionariato potrebbe aver senso?

Industrialmente può aver senso. Per esempio negli Usa e nell'America Latina dove stiamo studiando come sviluppare i contenuti in lingua spagnola. Ma non necessariamente nell'azionariato.

L'esito dell'Ops è ancora incerto. Cosa si augura come ad di Rcs?

Il mio auspicio, e il mio unico obiettivo, è la corretta valorizzazione dell'azienda a vantaggio di tutti gli azionisti, i dipendenti e i giornalisti del gruppo. Rcs, con Corriere, Gazzetta e tutti i suoi brand, è un patrimonio che va tutelato e sviluppato.

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