Finanza & Mercati

Bpm, Nicola Rossi nuovo presidente del Cds. Castagna:…

  • Abbonati
  • Accedi
popolari al riassetto

Bpm, Nicola Rossi nuovo presidente del Cds. Castagna: «Bpm-Banco, potenziale polo aggregatore»

Nicola Rossi è il nuovo presidente del consiglio di Sorveglianza della Banca Popolare di Milano. È stato eletto in occasione dell'assemblea dei soci che si è svolta a Rho. La sua lista ha ottenuto 3356 preferenze, contro i 276 della lista numero 1 e i 1231 voti della lista di Piero Lonardi, l’altro contendente alla presidenza.

Entrano in consiglio per la lista di Rossi, Mauro Paoloni e Marcello Priori (vicepresidenti), Alberto Balestreri, Angelo Busani, Maria Luisa Mosconi, Carlo Bellavite Pellegrini, Paola Galbiati, Manuela Soffientini, Daniela Venanzi, Emanuele Cusa. Della lista n. 3 entrano Piero Lonardi, Roberto Fusilli, Mariella Piantoni e Mara Barbara Bergamaschi. Infine per la lista 3 del fondo Athena Capital, Massimo Catizone ed Ezio Simonelli.

Confermate dunque le attese della vigilia. In pole position per la conquista della maggioranza del board c’era proprio il listone dell’economista Rossi, appoggiato dai sindacati nazionali e dai pensionati.L’altro candidato al vertice era il commercialista Piero Lonardi, storico rappresentante dei soci non dipendenti, che alla vigilia del voto ha lanciato un appello al voto come «l'ultima occasione per conservare il prestigio e la posizione della banca e delle proprie persone».

Nel suo intervento di apertura, l'amministratore delegato Giuseppe Castagna ha sottolineato come la futura entity che nascerà dall'aggregazione con il Banco Popolare - il terzo polo bancario dietro Intesa e UniCredit - avrà una capitalizzazione di oltre 6 miliardi, staccandosi così dalle altre banche popolari, i cui valori complessivi in borsa sono inferiori ai 3 miliardi. Toccherà a queste banche, ragiona Castagna, «l'onore e l'onere» di valutare «come andare avanti nel futuro, se aggregarsi tra di loro o di considerare il terzo polo come potenziale aggregatore».

Il manager ha poi ricordato le linee guida che hanno ispirato l'accordo di fusione con la banca veronese, destinato a prendere forma in novembre. «Avevamo come obiettivo quello di fare un'operazione con una banca più grande di noi - ha detto il manager - perchè essendo noi in forte crescita, e volendo fare una fusione alla pari, dovevamo avere un partner più grande». Dopo aver ricordato che Bpm ha esplorato «tutte le possibilità» in vista di una fusione, la scelta è poi caduta sul Banco, con cui Bpm sarà presente «nell'80% nelle regioni più ricche di Italia e d'Europa». Con il nuovo aumento di capitale da un miliardo degli scaligeri (l'approvazione dei soci è prevista per sabato prossimo), condizione questa che è «fondamentale per la fusione», anche la «posizione patrimoniale arriverà in linea con le migliori banche italiane».

Critiche rispetto all’operazione di merger sono arrivate invece dal presidene uscente del Cds, Piero Giarda, secondo cui «la banca nascente non ha le caratteristiche per essere la coppia dell'anno». Anche se, ha riconosciuto l’ex ministro, «le alternative non sarebbero state molto meglio». Per Piero Lonardi l’operazione con il Banco, se fatta, deve essere «davvero paritaria» sotto il profilo della governance.

© Riproduzione riservata